Lettera a Paolo Pozzuoli

1 Luglio 2000

di Pasquale De Marco


Quando nel lontano 1980 la New Fisorchestra Liberina si esibisce per la prima volta nel salone del ristorante Monte Etna, in occasione del saggio annuale, nessuno avrebbe immaginato che, a Liberi piccolissimo paesino collinare della provincia di Caserta stava nascendo un fenomeno culturale nuovo straordinario, per la sua originalità e i suoi fini. Già', una piccola scuola di fisarmonica diretta da un modesto fisarmonicista che aveva intrapreso lo studio dello strumento a Kostanza, Germania dove la famiglia era emigrata per motivi di lavoro. 

 

I brani eseguiti: due esercizi facilissimi, N° 56 e N° 70° del Metodo Melocchi, Fugazza edizioni Berben, opportunamente elaborati alla buona. L'esperimento si prefiggeva di dare"il colpo d'occhio" e dimostrare che si potevano tenere insieme 16 ragazzini principianti ognuno dei quali sapeva si e no, destreggiarsi sulle cinque note: do-sol, che a stento riuscivano a sostenere lo strumento.  Nessuno avrebbe immaginato che, i due pezzettini musicali erano i presupposti di un repertorio musicale riservato a pochi bravi e coraggiosi fisarmonicisti: le difficoltà tecniche del "Volo del calabrone, Oci Ciornia, Figaro, la Gazza ladra, unite alle difficoltà accidentali ed acustiche dell'ambiente esterno, all'età media e all'esperienza dei giovani musicisti, sono rischi che non tutti preferiscono affrontare.  Chi avrebbe immaginato che dopo qualche anno avrebbe rivisto quei ragazzini timidi e timorosi in televisione. Nemmeno il maestro, ricco soprattutto di coraggio e grande volontà, avrebbe sperato tanto. 

 

Iniziava cosi', l'avventura di alcuni ragazzi e delle rispettive famiglie che, a bordo di un pullman vecchio e malandato, si avventuravano in paesi lontani e sconosciuti, Rossano Calabro, Pisticci, Montella, Rocca Bernalda. Data l'età, il più grande aveva quindici anni, ognuno era accompagnato dal papà, la mamma, la nonna, i fratelli e qualche volta il cane. Nel 1983 per caso Pasquale De Marco ha l'occasione di conoscere Fausto Mesolella, presso il quale incide con la sua orchestrina "Cuore e fisarmonica". Qualche anno dopo il secondo disco, poi il terzo e cosi' via. Incontra nomi importanti nel campo fisarmonicistico: Gigi Stok, Peppino Principe, Sergio Scappini, Eliana Zajec di Trieste. nomi che hanno fatto la storia della fisarmonica, con i quali si stabilisce un rapporto di stima e di collaborazione.

 

Pur riconoscendo i propri limiti musicali, (per chi non lo sapesse, fino a otto anni fa, la fisarmonica non era uno strumento di conservatorio,) ciò'che ha sempre contraddistinto l'animo dell'orchestra, era la voglia matta di suonare e di apprendere. Ciò che spingeva il gruppo a lavorare tanto intensamente era il piacere di vivere e suonare insieme in situazioni e ambienti nuovi e disagiati, la passione per lo strumento, la consapevolezza di portare un messaggio d'amore, di allegria, la convinzione di piacere alla gente, la speranza di un futuro di sogni.  Nel 1997/98/99, un continuo crescendo di successi e di affermazioni in tutta Italia e all'estero: Napoli, Castelfidardo, Roma, Berlino, e altre tappe importanti facevano intravedere l'illusione del "Successo".

 

Ad un tratto, "come un fulmine a ciel sereno", quando tutto filava liscio come l'olio, il disastro, il crollo di un sogno accarezzato con sacrifici indescrivibili:  Sandro Caruso, il migliore elemento della fisorchestra, l'ombra e l'orgoglio del maestro, insieme a Paolo Ursini il tecnico del suono, non fanno più ritorno a casa: Il furgone nel quale viaggiavano insieme a buona parte degli strumenti, sbanda paurosamente sull'asfalto bagnato dell'A 30, a pochi chilometri da casa. Descrivere quei momenti, non è, né semplice, né piacevole. Non auguro a nessuno ciò che ho provato e che sento in questo momento nel raccontare la triste storia. In un solo istante mi trovai sommerso da un mare di guai, in un uragano che portava via tutto. E i "Lupi" poi, o meglio gli sciacalli che distruggevano indifferenti e incuranti i sentimenti, la passione, i sacrifici, le speranze di un piccolo fisarmonicista di paese e di "Mastro Pasquale". Ma, le vie del Signore sono infinite, l'incontro forzato con un certo Ispettore Paolo Pozzuoli, Funzionario dell'INAIL di Caserta, incaricato di valutare e di ispezionare sull'accaduto conclude la vicenda con una relazione che conservo ancora: "la New Fisorchestra liberina rappresenta una delle realtà più concrete e straordinarie della nostra provincia. Una vera scuola, dove non s' insegna solo la musica e la fisarmonica ma le conoscenze utili e necessarie ad una formazione culturale e professionale, un modo per allontanare i giovani dalla droga, dai mali che minacciano oggi i nostri figli ..." Come se non bastasse si prodiga affinché il sottoscritto ricostruisca la scuola e l'orchestra, si impegna a tale scopo per farci esibire nei paesi e nelle piazze di sua conoscenza. Si ricorda del mio onomastico, delle feste natalizie, di quelle pasquali, e di tutte quelle occasioni importanti che richiedono la presenza delle persone care.

 

Ricordo che le sue parole mi aiutavano a vincere la depressione, la paura delle conseguenze che inevitabilmente scaturiscono da un evento tanto grave.  Confesso che ogni interrogatorio, mi creava scompensi e fiumi di lacrime. A distanza di dieci anni dal "fattaccio" si riaprono tutte le ferite e tutte le amarezze, la mente sembra fermarsi a quei momenti di grande tristezza e di amare constatazioni. Nessun aiuto dal mio comune al quale avevo dato tanto, o dagli "amici" che fino al giorno prima mi avevano adulato e spesso utilizzato senza compensi, in nome di un'amicizia ipocrita e finalizzata.  Grazie a mia moglie, ai miei genitori, ai ragazzi e le rispettive famiglie, grazie a Paolo Pozzuoli e a qualche altro raro amico, Si aggiustano gli strumenti rimasti, l'amplificazione e un nuovo mezzo di trasporto, si riparte daccapo e si ricomincia a suonare come fa il pagliaccio nel circo: fuori una comica allegria, dentro una tristezza e un'amarezza infinita, oltre al segno evidente, della ferita che cicatrizza ma non guarisce più. 

Per caso un disco finisce a canale cinque per opera degli Avion Travel, si parte cosi' con "Scene da un Matrimonio". Alla Rai di Napoli una volta tanto c'è qualcuno che ama la fisarmonica. La stessa cosa succede Alla Rai di viale Mazzini finché nel 1994 il maestro è chiamato, a suonare con la sua fisarmonica insieme a Mario Merola, Nilla Pizzi, Wess e gli altri grossi personaggi di"Squadra Italia al Festival di Sanremo. "Una vecchia canzone Italiana": grande successo e grande soddisfazione per i cittadini di Liberi, Formicola, Pontelatone e Castel di Sasso e degli emigrati all'estero, in Italia in Francia, negli Stati Uniti d'America. Un altro disco arriva in USA dove, un nostro compaesano manda alla Radio il brano.  La voglia di suonare vince anche la paura dell'aereo: grande soddisfazione al Memorial Auditorium di Bridgport nel Connecticut, nel New Yersej e nello Stato di New York. Continua e si rafforza la collaborazione con Fausto Mesolella, grazie al quale realizza "Napoli,cuore e... fisarmonica".

 

A venti anni dalla nascita, dopo tante vicissitudini l'orchestra è ancora in piedi, tra difficoltà economiche scaturite da concerti fatti e non remunerati, da promesse fatte e non mantenute, da manifestazioni fatte per Regione ed Enti provinciali, dai quali da oltre due anni aspettiamo che si decidano a liquidare quel poco che serve alla nostra sopravvivenza. Concludendo, molti conoscono la Fisorchestra, pochi sanno quanti sacrifici costa, Paolo Pozzuoli e pochi amici veri hanno captato il messaggio che questi ragazzi portano in giro per il mondo. Un'orchestra cosi', non deve morire! Mi disse, ed io vi aiuterò' affinché' altri possano avere il piacere di conoscervi e di apprezzarne le qualità' musicali, culturali ed umane. Caserta non è il paese di politici insaziabili di potere , di opportunisti, di clientelismo ma di persone straordinariamente oneste.  Evidentemente la cultura familiare, componente fondamentale di un'educazione sana e cristiana hanno formato i Paolo Pozzuoli, Gli Awion Travel e tanti altri che, lavorano in silenzio, senza chiedere, ma a testa alta. Che il Signore li benedica .

Pasquale De Marco

 

La risposta di Paolo Pozzuoli

Le "lodi", carissimo prof. De Marco, possono dare alla testa più che le ."note"(.ma, non è il caso nostro perché non ci facciamo "toccare", ovvero, al limite, consentiamo sia alle une che alle altre solo di "sfiorarci"). Anche se mi sento lusingato dei continui attestati di amicizia e stima(.per quanto mi sforzi, non credo di riuscire a ricambiare con altrettanta intensità)dei quali costantemente mi gratifica l'insigne prof.Pasquale De Marco, apprezzato compositore e principe della fisarmonica, ritengo che questa volta il professore abbia proprio esagerato nelle sue esternazioni perché, pur a conoscenza della mia naturale idiosincrasia per ciò che può toccarmi relativamente ad immagine, esteriorità, ecc., ha ritenuto comunque "digitarmi" un omaggio. Non potendo quindi fare più niente, avendo "subito", non mi resta che dire ora tutte quelle cose che - pur volendolo da sempre - non avevo prima mai osato!

 

Con sommo piacere - è vero - ho incontrato e conosciuto il prof,Pasquale De Marco anche se  il momento era - a dir poco - "particolare" ; il professore, reduce da un traumatico, luttuoso evento, abbattutosi come un fulmine a ciel sereno sugli amati e mai dimenticati ragazzi della sua fisorchestra, era sia moralmente che fisicamente molto provato. Non ha mai ostentato altezzosità e/o saccenteria, tipiche, spesso,  degli "artisti"; in lui,  sempre evidenti modestia e semplicità: quasi, un libro aperto tanto da far trasparire tutto ciò che gli balenava nella mente; e le immagini che venivano fuori spaziavano da una tappa all'altra del tour fino ad allora percorso; erano - però - immagini che andavano a ritroso nel tempo, venendo  percorse nel senso inverso rispetto a quello inizialmente intrapreso: dalle luci dei palcoscenici ove era stato acclamato, coronamento di un sogno diventato realtà, al soggiorno tedesco da emigrato non in cerca di gloria artistica bensì per le più naturali esigenze contingenti, al mesto rientro nell'amara realtà della sua terra natia.

 

Ciononostante, non sembrava affatto un "vinto"! Cercava di sforzarsi, infatti, di capire donde attingere nuova linfa per tentare di riprendere quel cammino appena interrotto. E qui, chiedo venia per l'irriverente paragone, fu per me immediata altra sensazione: in quel momento,  il prof. De Marco era la personificazione del "calimero" televisivo dei tempi passati; sì, proprio quel pulcino piccolo e nero, umile ed indifeso, destinatario di ogni forma di angheria e che tornava di nuovo a volare più bianco di prima dopo un tuffo in una volgare ma spumeggiante tinozza. 

 

Ben altro però ci sarebbe voluto; solo un miracolo avrebbe potuto far risorgere il "piccolo e nero" prof.De Marco! Ebbe fede di rituffarsi nella sempre "bella, immortale, benefica" Fede che in lui non era giammai venuta meno, non era mai stata comunque messa in discussione: E difatti la Fede gli si accostò e presegli le mani ne poggiava delicatamente le dita sui tasti della sua fisarmonica stretta fra le braccia gli consentiva di riprendere dimestichezza con quelle note ormai dimenticate; in breve, lo trasformava nel cigno che non ci stanchiamo di ascoltare ed ammirare! Baciato nuovamente dalle luci dei riflettori dei palcoscenici stranieri e nostrani, continua a volare verso il diapason delle sue note, ora anche su dischi, CD, cassette, ecc.. Nonostante l'inarrestabile escalation di affermazioni e successi, l' eclettico prof.De Marco - che con vezzosa discrezione riesce ad astrarsi nel corso delle sue performances - non si esalta né si inebria più di tanto rimanendo simbolo concreto della gente comune al cui cuore è diretta quella sua musica che trasmette emozioni e diffonde tradizioni popolari.

Paolo Pozzuoli

 
 
 

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