|  Giovedì
      28 febbraio, dalla splendida città di Firenze, ha preso il volo il
      tour italiano di Eric Clapton per poi proseguire il 2 marzo a
      Milano e il 3 a Pesaro, data inserita nelle ultime settimane per via del
      buon successo di prevendita riscosso dalle due precedenti. Vedere Clapton
      è sempre stato una ghiotta occasione sia per gli amanti dello strumento a
      sei corde che per i grandi stimatori del blues bianco...come lasciarsi
      perdere questa importante opportunità? Alla fine Clapton ci ha costretti
      (mio padre è stato complice fondamentale dell'avventura) ad un
      indimenticabile e bagnato tour de force per Firenze; "una vera
      missione per il blues" e per l'artista, che ha svezzato la mia
      morbosa passione per il blues qualche anno fa (era il lontano 1985 e il
      brano era "Double Trouble" in versione live tratto da Just
      one night... e fu amore a prima vista). La cornice fiorentina ha
      creato intorno all'evento molta suggestione...Firenze è straordinaria
      anche in un' intensa giornata di pioggia. In sole quattro piacevoli ore di
      viaggio siamo giunti a Firenze e dopo aver gustato una bella bistecca alla
      fiorentina accompagnata da un profumato Chianti classico ci siamo diretti
      al Palasport. Ad attenderci una imprevista fila di fans provenienti da
      ogni parte del Sud, tutti allineati per la conversione del tagliando di
      prenotazione (quasi un 20% in più tra diritti di prevendita e spese di
      agenzia) con il biglietto di ingresso. Alle 21 e trenta in punto
      "Mano lenta" è comparso sul palco con una semplice camicia
      bianca e pantaloni chinoise blu ad accordare lo standard blues "Key
      to The highway", una calda interpretazione solo voce e chitarra
      acustica (una leggendaria Martin). L'inizio del concerto improntato sul
      blues sembra promettere bene quando invece con l'ingresso della band (Steve
      Gadd alla batteria, Paulinho Da Costa alle percussioni, David
      Sancious alle tastiere, Nathan East al basso e Andy
      Fairweather alla chitarra) Eric ha sfidato il pubblico con un brano
      strumentale impregnato di bossa nova tratto dal suo recente album di cover
      "Reptile" smorzando la buona partenza della serata, il leggiadro
      suono del brano ci riporta ad atmosfere già ripetutamente ascoltate e si
      avverte la sensazione di assistere a degli esercizi chitarristici di
      Santana di trenta anni fa. Le speranze risalgono con "Tears in Heaven"
      tra le migliori composizioni di Clapton...ma la voce di Eric sembra non
      carburare, gli arrangiamenti sono anonimi e strettamente fedeli alle
      versioni in studio. La canzone dedicata al piccolo figlio scomparso apre
      ad una noiosa sequenza di brani tratta dalla sua ultima produzione
      discografica: "Change the world", "Father's eyes, "Bell
      Bottom blues" e "She's gone" passano quasi inosservati tra
      numerosi sbadigli. Gli animi si riprendono con la cover "Travelin'
      light", brano bellissimo di J.J.Cale, autore di "Cocaine"e
      artefice del successo commerciale di Clapton . Il momento più intenso
      della serata è l'interpretazione di uno standard blues "Stormy
      Monday" di T.Bone Walker, dove Eric riveste i panni dell'ormai andato
      Slowhand, una versione lenta, intensa, viscerale e poderosa che
      probabilmente vale il prezzo del biglietto. Il bello che è stato l'unico
      vero momento dove il nostro "Mano lenta" si è scomposto
      lasciandosi andare negli inferi del blues, note sacrosante da pelle d'oca.
      Giunti nel pieno del concerto arriva il consueto salto nel passato ed Eric
      mescola insieme "Badge" e "White room" brani
      realizzati con i Cream. La chitarra è sovrana in ogni passaggio, in ogni
      sfumatura, ma non basta a tenere alta una performance tutto sommato
      scontata e priva di forti coinvolgimenti. Si passa alla mitica "Layla"
      e all'inflazionata "Cocaine", piacevole la sua introduzione. Da
      "From the Cradle", il suo miglior album degli anni novanta,
      Clapton performa "Hocchie Coochie man" ...e qui finisce in
      sostanza il concerto in quanto il bis sembra quasi inutile..."Over
      the rainbow" e "Don't let me lonely tonight" di James
      Taylor ci cullano per la buona notte!!!
 Un Clapton sfiatato...quasi
      asettico per un concerto di stampo accademico soltanto da archiviare! Che
      peccato...appena sei anni fa a Roma con "From the Cradle tour"
      Eric riuscì a sconvolgere dalla prima all'ultima nota...e allora non
      permise neanche a Cocaine di contaminare il suo repertorio blues. ECCOVI LA
      DISCOGRAFIA DI ERIC CLAPTON CONSIGLIATA : 1967 DISRAELI GEARS CON I
      CREAM 1968 WHEELS OF FIRE CON I
      CREAM 1969 OMONIMO CON I BLIND
      FAITH 1974 461 OCEAN BOULEVARD 1975 E.C. WAS HERE 1980 JUST ONE NIGHT 1988 CROSSROADS (COFANETTO
      4 CD) 1992 UNPLUGGED 1994 FROM THE CRADLE 1996 CROSSROADS 2
      (COFANETTO 4 CD) 2000 RIDING WITH THE KING (WITH
      B.B.KING) |   
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