Brivido Blues
Albert King, dal Blues elettrico al Rhythm & Blues

di Gianni Vescovo

Aveva l’ abitudine di presentarsi come il fratello di B.B.King, criticava il blues bianco (e secondo me, aveva pienamente ragione ), si sentiva a suo agio quando suonava il blues più crudo, era mancino, e come già accadde ad altri chitarristi, dimenticò di invertire l’ ordine delle corde del suo strumento, una GIBSON FLYING V. Era entrato a far parte della storia del Blues senza far rumore, era un re senza corona. Fu dimenticato, anche se in parte, dalle enciclopedie musicali, che, nelle migliori delle ipotesi, gli dedicarono qualche riga, nonostante ciò riuscì a fondere il Blues con il Soul, proprio per questo, fu di grande ispirazione per musicisti come Eric Clapton, Stevie Ray Vaughan, Albert Collins. Albert Nelson “King”, nacque a Indianola (Mississippi), il 25 Aprile 1923. Suo padre era un predicatore che abbandonò la numerosa famiglia quando Albert aveva cinque anni. Nel 1931 si trasferì in una piantagione di cotone dell’ Arkansas e fu allora che incominciò a suonare blues con rudimentali chitarre che si costruiva da solo. Nel 1939 ottenne la sua prima chitarra acustica con la quale cercava di imitare il suo idolo, T. B. Walzer. Dopo il lavoro, Albert girovagava per club e roadhouse in cerca di carpire note blues dai vari gruppi che si esibivano in quei locali, ma data la sua giovane età, aveva dei problemi a potersi avvicinare ai grandi del blues. Il primo contatto professionale avvene nel 1948, ad Osceola, dove formò il suo primo gruppo, “In The Groove Boys, e fu lì che cambiò il suo nome in Albert King. Ebbe, in seguito, esperienze come batterista nel gruppo di Jimmy Reed e come musicista di studio per diversi artisti come Jackie Wilson, Broook Bentos e Earl Hooker. Nel dicembre del 1953 registrò a Chicago i suoi primi cinque brani, due dei quali in un single: “Bad Luck Blues” e “Be On Your Merry Way”, che non ebbero peraltro alcun successo. Deluso, tornò a Osceola, dove ricompose il suo vecchio gruppo alternando così il lavoro di giorno con i concerti la sera. Alla fine degli anni, si trasferì a St. Louis per incidere dei pezzi che successivamente avrebbero costituito il suo primo LP, “THE BIG BLUES”. Una di queste canzoni, “Don’t Throw Your Love On Me So Strong”, fu nel 1954, il suo primo successo nella hit parade. Seguirono altri anni di anonimato, fino a quando la sua carriera prese a girare per il verso giusto con la casa discografica STAX, che aveva già lanciato Otis Redding, Rufus Thomas e tanti altri. Le sue prime canzoni ottennero un enorme successo di pubblico, e brani come “Laundromat Blues” e “Oh Pretty Woman”, diedero la scalata alle hit parade del 1966, e gli crearono quella reputazione che si consolidò l’ anno successivo col brano e l’LP “Born Under A Bad Sign”. Nel 1968, trasferitosi a San Francisco, incise in diretta nel prestigioso Fillmore, il disco “Live Wire/Blues Power”, considerato come uno dei suoi migliori lavori. Verranno poi, “King Does The King’s Things”, un disco per gli amanti del rock, dove rivisita alcuni brani del repertorio di Elvis Presley, subito dopo “Years Go By” (1969), nel quale riprende la strada del blues aggiungendo anche qualcosa di funk e soul, “Lovejoy” (1971), “I’ll Play The Blues For You” (1972), e “I Wanna Get Funky” (1972). Quando la Stax fu coinvolta in un processo per truffa, King passò con la Utopia Records. Nel 1976 incise “Albert”, un disco con troppe influenze commerciali ed arrangiamenti eccessivamente elaborati. L’anno seguente registra “King Albert”, un LP di musica-disco, e nel 1978 “New Orleans Heat”, e c’è da dire che le sue incisioni dal vivo esprimevano appieno il suo eccezionale dialogo con il blues, al contrario di quelle fatte in studio, dove trapelava una marcata compiacenza ai gusti del momento e che gli impedivano di esprimere tutta la sua capacità. In quell’ epoca due case discografiche comprarono i suoi diritti di registrazione, e quindi iniziarono a cercare nell’ archivio dei suoi pezzi e riproporre nuovi brani che a suo tempo erano stati scartati. Fra tutto il materiale inedito furono trovati elettrizzanti brani nei quali suonava con J.L.Hooker e John Mayall. Dopo qualche anno vissuto in silenzio, King tornò con “San Francisco 83” e “I’m In A Phone Booth Baby” (1984) scritta da Robert Cray. Successivamente si ritirò a Brooklyn (Illinois), la sua attività si ridusse notevolmente e compariva solo in qualche festival o occasionalmente in qualche spettacolo come quello del 1990, quando partecipò insieme a Albert Collins all’ album “Still Got The Blues” di Gary Moore. Il suo ritorno fu nel 1991, con “Red House”, un’ omaggio a Jimi Hendrix, al quale parteciparono anche Joe Walsh (ex Eagles), Bruce Gary (ex The Knack) e Jim Dickinson. Stava preparando un nuovo disco, quando venne colto da infarto il 22 dicembre 1992.

 

RIFLESSIONI

Chicago come cambiamento, come nuova forma di espressione musicale e umana e come ultimo e definitivo baluardo contro la schiavitù. Quanti schiavineri pensavano a tutto questo mentre con le loro povere cose si trasferivano nella “città ventosa”. Fra essi Albert Nelson (poi Albert King), chitarrista molto potente e dotato di un’ eccezionale senso del ritmo. Egli fu un pioniere della contaminazione tra i vari generi della musica nera, sacrificando, troppo spesso, il vero spirito del Blues.













 

DISCOGRAFIA ESSENZIALE

(secondo il mio punto di vista e dei miei gusti personali)

LET’S HAVE A NATURAL BALL: Inciso a St. Louis tra il ’59 e il ’63, comprende il brano che entro di prepotenza nelle Hit Parade del 1961, “Don’t Throw Your Love On Me So Strong”, dove condensa pungenti frasi che richiamano più ai sentimenti, che al dolore di ispirazione blues.

ILL’PLAY THE BLUES FOR YOU: Registrato live a Chicago nel 1977. Miscuglio esposivo misto di blues e soul, dove le note delle sue indimenticabili “Born Under A Bad Sign” e “I Worked Hard”, si sposano in maniera indissolubile con il boogie di J.L.Hooker, presenza altrettando gigantesca in questo concerto, dove insieme sfoggiano inpeccabilmente “Boom, Boom” e “One Bourbon, One Scotch, One Beer”, del grande maestro Hooker.

BLUES AT SUNRISE: LIVE A MONTREAUX: Un live imperdibile, registrato nel 1973. l’album contiene, tra l’altro, una raffinatissima versione di ”I Believe To My Soul” di Ray Charles, “For A Love Of Woman” di Don Nix (il brano di apertura dei miei concerti), una particolare versione della sua “Blues At Sunrise”, e il rifacimento della mitica “Roadhouse Blues” dei Doors.

 

APPROFONDIMENTO

Il brano che ho scelto per questo approfondimento, oltre che ad essere quello di apertura dei miei concerti, è un brano che traspira una carica e un sound non indifferente. Uno dei pochi scritti da Don Nix, un minore della musica nera, per Albert King.

FOR THE LOVE OF A WOMAN

by Don Nix
registrato il 1 luglio 1973 al Jazz Festival Montreux, Svizzera.
Dall’ album: Live at Montreux: Blues at Sunrise (Stax)

One, two, three, four!
For the love of a woman
A man will do most anything
For a love of a woman
A man will do most anything
Make him steal from his mother
Just to buy her a diamond ring

Well I love you, baby
Like a schoolboy love his pie

Well I love you, baby
Like a schoolboy love his pie
Well I love you so much, darlin'
You make me wanna cheat an' lie

I've been lovin' you, baby
Ever since I don't know when
I've been lovin' you, baby
Ever since I don't know when
Oh, I love ya so much, darlin', yeah
That I'm comin' right back again
Come on!

 

TRADUZIONE

Per l'amore di una donna
Un uomo farà la maggior parte qualsiasi cosa
Per un amore di una donna
Un uomo farà la maggior parte qualsiasi cosa
Farà in modo che lui rubi a sua madre
Solo comprarle un anello di diamante.

Io l'amo molto baby,
Come l’ amore di uno scolaro che ha per la sua torta
Io l'amo molto baby,
Come l’ amore di uno scolaro che ha per la sua torta
Bene, darlin’, io l’amo così molto
Che lei mi potrebbe ingannare con qualunque sua la bugia.

Io sono stato suo amante da sempre, baby,

Sin da allora e non so da quando.

Io sono stato suo amante da sempre, baby,
Sin da allora e non so da quando.
Oh, io l’ amo così tanto, darlin',

Che vorrei essere sempre il suo amante instancabile.

 

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