Il "Terrae Motus" di Vittorio Sgarbi 

di Enzo Battarra, critico d'arte

Caserta, 24 Febbraio 2002. Le parole di Vittorio Sgarbi in merito all'allestimento di "Terrae Motus" alla Reggia indignano i casertani e offendono la nostra città e l'intera conurbazione.
E' trascorso poco più di un anno da quando, come assessore alla Cultura del Comune di Casagiove, intesi sponsorizzare la Soprintendenza per i Beni ambientali, architettonici, artistici e storici di Caserta per la pubblicizzazione del nuovo allestimento in forma completa della collezione di arte contemporanea "Terrae Motus" alla Reggia.
L'iniziativa rispondeva all'esigenza di intensificare la collaborazione dell'Ente municipale con istituzioni culturali pubbliche e private presenti nel territorio, con la precisa volontà di operare sulle sinergie e su programmi di più ampio respiro.
Ebbene, l'arrivo di Vittorio Sgarbi a Caserta coincide con la più inopportuna delle prese di posizione, quella di dire "Via Terrae Motus dalla Reggia!".
La presenza della collezione nel Palazzo Reale nasce dalla collaborazione della Fondazione Amelio con la Soprintendenza ai Baaas di Caserta e Benevento. Fu inaugurata il 21 novembre 1992, quindi quest'anno ricorre il decennale.
Terrae Motus alla Reggia di Caserta fu fortemente voluta dal soprintendente Gian Marco Jacobitti, fermamente convinto che la collezione ben si ambientasse in un edifico del '700 quale la Reggia di Caserta.
Terrae Motus è unica al mondo, perché è la più importante collezione di arte contemporanea avente un tema specifico. E' stato ed è un patrimonio straordinario non solo dal punto di vista artistico-culturale e ha avuto e potrà avere un grosso ruolo per la città di Caserta, coinvolta in un'operazione che non ha ancora avuto uguali. 
Orbene, tutto questo deve essere traslocato altrove. Dove? A Napoli naturalmente, dove il soprintendente Nicola Spinosa ha già da tempo iniziato un attacco continuo e martellante affinché Terrae Motus vada a collocarsi nei Palazzi partenopei, a Castel Sant'Elmo, per la precisione. E non a caso Vittorio Sgarbi ha citato e ha elogiato Spinosa nel suo intervento a Caserta. I conti tornano…
Eppure, lo stesso sindaco Falco è sceso più volte in campo per affermare la necessità di tenere a Caserta Terrae Motus, anzi l'attuale Amministrazione comunale ha pensato di iniziare una nuova collezione di arte contemporanea in qualche modo riconducibile nello spirito a quella della Fondazione Amelio.
Mettere in discussione la collocazione di Terrae Motus alla Reggia significa aprire la strada napoletana. L'ipotesi del Belvedere di San Leucio appare impossibile da raticare, visto che, sulla base delle intenzionalità finora espresse, non ci sarebbero lo spazio e le condizioni ambientali. E poi comunque non verrebbe rispettato il legato, cioè la disposizione testamentaria di Lucio Amelio, e verrebbero a cadere le motivazioni della presenza a Caserta della collezione. 
Così il Governo pensa di intervenire per sostenere una città che è il capoluogo di una provincia agli ultimi posti delle graduatorie nazionali proprio sui temi della cultura!
La presa di posizione di Vittorio Sgarbi è uno schiaffo a Caserta, alla stessa Reggia, all'arte contemporanea e ai suoi protagonisti.
Dieci anni fa l'intervento del soprintendente Gian Marco Jacobitti fu decisivo affinché le splendide sale degli appartamenti storici della Reggia si "arricchissero" di una collezione che rappresenta una svolta nel sociale e nell'arte. 
La collezione della Fondazione Amelio nacque come work in progress a partire dal 1980, all'indomani del sisma del 23 novembre di quell'anno, per creare una raccolta di opere dei più significativi artisti internazionali sul tema di Napoli e del terremoto, metafora di un perenne stato di inquietudine spirituale e creativa.
Gli artisti che risposero all'appello della Fondazione Amelio crearono opere di grandi dimensioni, tutte legate all'immagine della catastrofe come terreno fertile per l'invenzione, ognuna con le sue proprie caratteristiche formali e tuttavia collegata alle altre in un solo contesto di continuità espressiva. Ogni opera fa eco all'altra. In questo senso Terrae Motus può considerarsi una collezione unica ed uno specchio di una realtà artistica degli anni Ottanta.


 

 

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