I De Marco e l'Orchestra Liberina

L'Orchestra partecipa al gemellaggio con la cittadina francese di Annemasse

di Paolo Pozzuoli


Marzo 2003. Ambasciatrice fino ad ieri della musica di Terra di Lavoro ed oggi anche anticipatrice e mediatrice del gemellaggio fra Annemasse (Francia, Regione Annemassienne, Alta Savoia) e Pontelatone (molto simili per posizione geografica e per le principali risorse economiche derivanti dall’agricoltura e dall’allevamento del bestiame): è l’Orchestra Liberina del maestro Pasquale De Marco, proiettata in questo nuovo ruolo, protagonista ancora una volta, oltre i patri confini. È stata, infatti, espressamente richiesta per un anniversario particolare, il 25° del circolo A.C.L.I., in Annemasse, presieduto da quel Salvatore Faija che ha le radici in Torella dei Lombardi (AV). Un evento straordinario che si è estrinsecato in una festa straordinaria, comunemente detta ‘festa dell’immigrato’. Festa di partecipazione, di aggregazione per i tanti lavoratori stranieri emigrati e sparsi qui in territorio francese, raggiunto per inseguire una fortuna altrimenti insperata. Punto di incontro, crocevia delle tante culture concentrate. In tale contesto, la presenza e l’esibizione dell’Orchestra Liberina non hanno rappresentato un’avventura né sono state casuali o estemporanee. È sempre particolarmente emozionante trasmettere con la musica un pieno di energia, sensazioni di un tempo passato che fa parte ormai dei ricordi, a volte tristi, a volte lieti, a volte offuscati, a volte nitidi, di un passato che comunque non si dimentica. Quel passato rimasto sempre vivo nella mente del maestro De Marco che, purtroppo, ha sperimentato sulla propria pelle cosa significhi vivere in terra straniera (è stato un piccolo emigrante: aveva, infatti, appena sei anni quando fu costretto a seguire in Germania i propri genitori). Confortato però dalla musica e dalla fisarmonica, strumento semplice e popolare che trasmette l’entusiasmo della gente contadina, è riuscito a superare quei momenti di sconforto che affliggono in modo particolare gli emigrati! E Pasquale De Marco è diventato quel ‘grande’ fisarmonicista, quel maestro, quell’interprete appassionato ed unico che tanti ci invidiano. Solo lui quindi può liberare dalla fisarmonica – la stanchezza per il lungo viaggio nell’automezzo noleggiato per trasportare, trasferire anche i preziosi strumenti non si avverte minimamente tanto è ben assimilata dal calore e dall’entusiasmo con i quali è stato accolto unitamente agli altri orchestrali - quelle note che, regalando momenti emozionanti, contribuiscono a far dimenticare ai nostri conterranei che il suolo calpestato non appartiene alla propria ma ad una terra straniera! L‘Orchestra Liberina è anche l’impareggiabile conduttrice Anna Perretta, la ‘voce’ dello straordinario Vinicio Cusano, i bravissimi maestri concertisti Maurizio Saccone, Gino Ferrara, Franco Izzo, Massimo Barretta, Natascia Isolda, Marialuisa De Marco ed Alfonso De Marco, inimitabile per il suo apporto tecnico per suoni e luci. Ma sopra tutti, quell’autentico talento che risponde al nome di Domenico De Marco. Un figlio d’arte, un purosangue, un puledro di razza, ‘ribelle’, quindi alle briglia come tutti i puledri di razza. Tutto cuore e testa per poter mirare ed arrivare sempre più in alto e che gli fanno apprezzare il ‘lavoro’ che fa e nel quale si cala e crede con amore e passione senza interesse e/o interessi. Vola per la sua strada, criniera al vento, incontro agli strumenti che lo aspettano (sono gli strumenti in genere ed i ‘nuovi’, in particolare, ad adattarsi alla sua versatilità). Con straordinaria disinvoltura è passato e passa dalla fisarmonica alla batteria, alla tastiera, al vibrafono. Da qualche tempo è approdato nel ‘PERCUSSION FEVER’, un team di percussionisti, di elevato livello professionale e singolare valore artistico. Questo non significa aver tradito la fisarmonica che, più che strumento, è stata uno dei primi se non il primo ed unico giocattolo della sua infanzia (lo ricordiamo piccolissimo quando, con una mini fisarmonica sulle ginocchia che a stento riusciva a reggere, tutto serioso era preso a trarre le prime note). Ora, invece, le note (con le note non si può sgarrare; il rischio che si corre è di steccare compromettendo così anni di studi e di sacrifici) che si sprigionano, ricche anche di trasgressioni, ci consentono il godimento di opere geniali. Da incanto ed applausi a scena aperta. Le sue esibizioni provocano le stesse emozioni, le stesse sensazioni che si percepivano quando un campione di ciclismo di velocità su pista – è vivo il ricordo dei Gaiardoni o Maspes – dal surplace … in ‘sorniona’ attesa del momento opportuno si involava improvvisamente verso il traguardo con un fantastico, vincente sprint finale. Ecco, da ogni esibizione di Domenico De Marco (la musica è ormai la sua vita e quando non suona ama sentire la musica suonata dagli altri) c’è sempre da aspettarsi quella nota in più, quel ‘tocco’ in più che sai che non farà mancare che non tarderà a farsi sentire ma, guai se non si è lì pronti a captare.

 

 

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