Chitarre casertane: Paolo Lambiase e Umberto Casella.

Intervista effettuata nella 3° puntata di Accordi in sei corde - Ricognizione, su New Radio Network 89.8 fm

Intervista di Angelo Agnisola / Cambio de Sentido


Giovedì 24 Marzo. Continua la ricognizione del panorama chitarristico della nostra provincia. Gli ospiti della quarta puntata di “Accordi in sei corde” sono Paolo Lambiase e Umberto Casella
Paolo Lambiase si è diplomato con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Salerno, ha poi completato la sua formazione musicale con il M° A. Gilardino, inoltre si è perfezionato con Manuel Barrueco, Leo Brouwer, Oscar Ghiglia, e con il duo Assad. Vincitore di concorsi nazionali ed internazionali in qualità di solista (Pompei 1983, 3° premio Lagonegro1984, 1° a Sorrento 1988 ) si è dedicato anche all’attività in duo col chitarrista P. Viti, vincendo il 3° premio al concorso di Mondovì e di Capri, il 1° premio nello stesso anno al concorso di musica da camera "Città di Sorrento", il secondo premio sia al concorso internazionale di Montelimar in Francia nel 1989 che al concorso nazionale di musica da camera “Città di Mignano Montelungo”. Nel 1991 ha inciso per l’etichetta “Nuova Era” un cd con l’opera completa di J.K.Mertz per duo di chitarra ed è recentissima la pubblicazione di un cd dedicato alle principali opere per duo di chitarre del compositore Mauro Giuliani per l’etichetta discografica “Niccolò”.
Si è esibito in duo con il soprano Gloria Guida Borrelli, in formazione cameristica con il quartetto d'archi "Ludwig", ed è stato invitato in qualità di solista, dalla "Nuova Orchestra Scarlatti" di Napoli. È collaboratore inoltre della prestigiosa rivista di musica contemporanea "Konsequenz" e della famosa rivista italiana di chitarra "Guitart". Con il chitarrista di estrazione jazz Umberto Casella collabora al progetto “Digressioni Chitarristiche”. Attualmente è titolare della cattedra di chitarra presso il Conservatorio di Benevento.
Umberto Casella ha studiato chitarra Jazz con Pietro Condorelli ed ha seguito i seminari di chitarra Jazdi Joe Diorio, Frank Gambale, Jim Hall a Pomigliano. Ha registrato due dischi in collaborazione con Sergio Bertoni per la New age & New sounds agli inizi degli anni '90, dai quali vengono estratti alcuni brani che sono stati pubblicati sulla rivista " New Age " Ha suonato con formazioni jazzistiche ed altre di diversa natura collaborando con musicisti quali: Ettore Fioravanti, Marco Sannini, Vittorio Pepe, Pietro Condorelli etc.Attualmente suona con il gruppo Sonamundi "etno-jazz"e studia chitarra classica con Paolo Lambiase, con il quale collabora musicalmente al progetto "digressioni chitarristiche" che si pone l’obiettivo di raggiungere una fusione tra improvvisazione e molteplici generi musicali, dal classico all’elettronica, dal pop al jazz-rock. 

Angelo Agnisola: Cominciamo la nostra chiacchierata affrontando il tema base della nostra rassegna. Come giudicate il mondo delle sei corde nella nostra provincia?
Umberto Casella: C’è una bella realtà musicale nella nostra provincia. Sono tanti i chitarristi di talento che propongono progetti originali e qualitativamente molto validi. Dalla mia esperienza posso dire che esiste una buona cultura musicale nella nostra terra e c’è molta attenzione verso la musica “alternativa”. Tanto materiale artistico ma pochi spazi, è il deficit primario che ha Caserta, per cui tanti musicisti sono costretti ad emigrare se vogliono rincorrere percorsi artistici di più ampio respiro .
Paolo Lambiase: C’è molto interesse e curiosità per il mondo della chitarra. In particolare vedo nei giovani grande interesse per la musica non colta come il rock, il pop, il jazz e questo senz’altro è un elemento molto positivo. Però c’è da segnalare una situazione un po’ confusa e caotica che regna non solo nella nostra provincia. Sempre di più la musica classica sta perdendo interesse, specie nei giovani, e sulle cause bisogna interrogarsi . E’ musica da museo? E’ musica di altri tempi? In questa crisi, però, ci sono elementi positivi che vanno emergendo; con l’avvento di internet si sono aperte tante strade che rendono più accessibile la contaminazione fra i vari generi, il rimescolamento delle tendenze. Questo è un aspetto molto positivo e i ragazzi sono molto attenti e attratti da questo tipo di ricerca musicale. 


Angelo Agnisola: Dalla ricerca e dalla contaminazione, dalla fusione di una chitarra jazz ed una classica, nasce il vostro progetto: “Digressioni Chitarristiche”.
Umberto Casella: La necessità interiore che nasce dall’esigenza di esprimersi con i suoni è il fondamento su cui si basa la nostra collaborazione e il progetto Digressioni Chitarristiche. E’ una sorta di confronto, di reciproco dialogo attraverso la magia e il mistero sprigionato dalla vibrazione delle sei corde della chitarra. Per noi è fondamentale la continua ricerca di linguaggi musicali da assimilare e contaminare; il nostro repertorio, infatti, spazia dalla musica classica di Kapsberger ai Pink Floyd, da Bill Frisell a Gershwin.


Angelo Agnisola: Come è nato questo profondo “dialogo” tra le vostre chitarre? 
Paolo Lambiase: Umberto veniva da me per studiare. In realtà la lezione era solo un pretesto perché c’erano due mondi, due orizzonti che in qualche modo si volevano incontrare. Da qui è nata anzitutto una bella amicizia, ma soprattutto uno scambio continuo sia di idee che di emozioni attraverso la musica. Ci siamo subito resi conto che le lezioni non bastavano più e abbiamo avviato questo progetto per gioco, nel senso più pieno della parola, con un enorme piacere di farlo divertendoci.

 
Angelo Agnisola: Si tratta, dunque, di uno splendido esempio di reciproca alimentazione artistica tra allievo e maestro.
Paolo Lambiase: Nel nostro caso le carte si mischiano al punto tale che non si capisce chi è l’allievo e chi il maestro. Umberto è una persona molto creativa e visionaria, il suo modo di fare musica mi stimola molto ad ampliare i miei orizzonti artistici. 


Angelo Agnisola: Umberto, la tua ricerca musicale non si ferma qui. La voglia di sperimentazione e di contaminazione ti ha spinto a percorrere anche altri percorsi artistici. Uno di questi si chiama “Sonamundi”. 
Umberto Casella: “Sonamundi” è un progetto molto interessante e particolarmente stimolante. Siamo cinque elementi e cerchiamo di tradurre gli standard del repertorio jazzistico in chiave etnica. Un esercizio particolare e senza confini; ad esempio ci è capitato di interpretare classici di Miles Davis in chiave etnica con percussioni e violini. 


Angelo Agnisola: Paolo, tu svolgi un’intensa attività didattica, sei docente presso il Conservatorio di Benevento. Qual è il primo consiglio “musicale” che dai ai tuoi allievi?
Paolo Lambiase: Ascoltare tanta musica con la testa, con il cuore e con la pancia. Non limitarsi ad un ascolto settoriale, ma provare ad imparare da tutto il repertorio musicale, dai compositori del passato a tutto quello che di bello produce la musica oggi. Generalmente i giovani ascoltano pochissima musica, nel 90 per cento dei casi è musica di consumo brutta e fatta male.


Angelo Agnisola: Questioni di “supermarketing Musicali”. La musica forgiata sugli interessi di chi alla musica è estraneo?
Paolo Lambiase: Niente contro il marketing. Il problema è il messaggio di fondo della musica odierna che veicola valori “spazzatura”. 


Angelo Agnisola: Come salvarsi da questo grande frullatore musicale che mescola i sapori per non far capire gli ingredienti? 
Paolo Lambiase: Fondamentale è l’ascolto. E’ il primo approccio, è quello che ci emoziona e ci cattura. L’educazione all’ascolto è il passo fondamentale che porta alla magia della musica. 


Angelo Agnisola: Torniamo a parlare della nostra provincia. Cosa manca musicalmente a Caserta?
Paolo Lambiase: E’ una domanda molto complessa che meriterebbe tante riflessioni. Direi che nella nostra provincia la musica è vista troppo come un “intrattenimento”. Sarebbe ora che si cominciasse a guardare alla musica come un veicolo per migliorare la nostra qualità della vita. Investire in una crescita culturale, ma anche sociale, senza il terrore di dover vedere il ritorno “tutto e subito”. Con tutto il materiale artistico che abbiamo nella nostra terra si dovrebbero pensare investimenti a medio-lungo termine, si dovrebbe strappare la musica dai meccanismi biecamente commerciali e ridarla a tutti.
Umberto Casella: Mi associo pienamente a quanto ha detto Paolo. In più c’è il problema degli spazi. Al di là dei locali, non si trovano in provincia molti luoghi adibiti alla fruizione della musica. Ci vorrebbero investimenti reali in tal senso per permettere ai musicisti casertani di non dover rincorrere percorsi artistici altrove. Basti pensare che a Caserta ancora manca il conservatorio.
Paolo Lambiase: Quella del conservatorio è un’esigenza molto sentita. Oggi siamo ad un punto di passaggio, i conservatori stanno radicalmente cambiando la loro struttura interna allargando la formazione con nuovi corsi professionali. Questi dovrebbero da un lato svecchiare l’accademismo proprio del conservatorio, che ormai non ha più senso di esistere, e dall’altro aprire nuove strade, nuove possibilità; dare speranze ai giovani che nella musica vedono un motivo di vita. Oggi è importantissimo l’uso delle tecnologie applicate alla musica, ci sono tanti sbocchi professionali legati alle nuove esigenze del mercato discografico. E il conservatorio tende a guidare i giovani in queste nuove realtà anche perché, con un tipo di formazione classica, le possibilità di inserimento in questo mondo sono davvero limitate.


Angelo Agnisola: Mettete un messaggio in una bottiglia. Cosa ci scrivete?
Umberto Casella: Il modo migliore che ho per esprimermi è attraverso le corde della mia chitarra. Inciderei una mia composizione e la lascerei alle onde.
Paolo Lambiase: Scriverei delle note. Mi piace pensare ad un messaggio con le dodici battute dell’Inno alla gioia di Beethoveen. 

 

Umberto Casella e Paolo Lambiase 

 

 

 

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