Chitarre casertane: Alfonso Marotta, Franco Discanno e Felice Imperato

Intervista effettuata nella 5° puntata di Accordi in sei corde - Ricognizione, su New Radio Network 89.8 fm

Intervista di Angelo Agnisola / Cambio de Sentido


Giovedì 7 Aprile. Incontriamo negli studi New Radio Network gli ospiti della quinta puntata di “Accordi in sei corde – Ricognizione”. L’esplorazione del panorama chitarristico della nostra provincia prosegue con Alfonso Marotta, Franco Discanno e Felice Imperato.

Angelo Agnisola: Quanto alle emozioni che stanno dietro la musica, risulta evidente come ci sia sempre stata una grande varietà d’intenti e d’ispirazioni. C’è chi suona per le rose e chi per il pane, chi per far ballare e chi per dare le ali a ciò che qualcuno ha scritto, chi vuole stupire e chi ammaliare, chi è contro e chi subisce, chi è un po’ tutte queste cose insieme e chi non lo ha ancora capito, o fatto capire. Poi, c’è chi suona nei ritagli di tempo con l’idea di fare musica anzitutto per un piacere personale, condividendo con un pugno di amici accordi, passioni e ricerche. E’ il vostro caso, giusto? Parliamo dei vostri incontri “domenicali”.
Alfonso Marotta: E’ così. Io, Felice e Franco ci vediamo quando il lavoro ce lo permette, in pratica solo la domenica. Nei nostri incontri ci dedichiamo totalmente alla musica che più ci piace, a quella che ci unisce in un ritorno alle nostre personali tradizioni e origini artistiche. Da un po’ di tempo stiamo lavorando ad un progetto di ricerca e di rivisitazione di brani di Crosby Stills & Nash Young e dei Beatles soprattutto laddove ci sono dei particolari effetti vocali. Nonostante siamo tre chitarristi, il lavoro principale lo dedichiamo alle parti vocali. E’ un lavoro molto particolare e che ci affascina. Abbiamo la fortuna di poter accedere ad un repertorio bellissimo, non suoniamo avendo pretese particolari e non per proporci nei locali, lo facciamo per gioco, quindi prendiamo i brani assolutamente più complicati, quelli che pensi <<…come sarebbe bello riuscire a fare quel brano!!>>.


Angelo Agnisola : Tre chitarre e tre voci. Come è avvenuto questo incontro di “corde”?
Franco Discanno: Dopo un’amicizia di lunga data il rincontro è stato piuttosto casuale. Un pomeriggio ci incontrammo per caso Alfonso ed io al bar. Parlammo del progetto e cominciammo a suonare insieme. Qualche mese dopo, ancora al bar, incontrammo Felice. Per i chitarristi e per chi ama la musica vocale il nostro repertorio piace, così anche Felice ha aderito al nostro progetto “felicemente”.


Angelo Agnisola: Felice, oltre a suonare con Alfonso e Franco, hai collaborato con l’attore Pireluigi Tortora, con il cantautore Gennaro Vitrone. Dal rock al jazz, dal teatro alla musica d’autore. Qual è la tua dimensione migliore?
Felice Imperato: Non ce n’è una in particolare. Penso che il linguaggio artistico vada alimentato sempre con nuovi stimoli. A me piace molto lavorare sui suoni e questo necessita una continua ricerca. Mi trovo molto bene con la band di Vitrone perché c’è un continuo scambio reciproco di idee. C’è entusiasmo per un lavoro di ricerca della forma-canzone che non esclude nessuna soluzione utile per mettere a fuoco la più nascosta delle sfumature artistiche.


Angelo Agnisola: Parliamo del vostro incontro con la musica. Come mai la scelta della chitarra?
Alfonso Marotta: La scelta era inevitabile all’epoca. Erano gli anni dei Beatles, dei Rolling Stone. Erano gli anni della grande esplosione del rock e della diffusione in Italia di musica straniera. In quel periodo la chitarra elettrica era la regina degli strumenti, aveva aperto un affascinante mondo pieno di nuove sonorità. In quel periodo era inevitabile avvicinarsi alla chitarra . Mio fratello mi regalò una Eko ed iniziai a strimpellare armato di libretto degli accordi e canzoniere. Poi comprai un disco del M° Mario Grangi, mi innamorai della chitarra classica, e iniziai a prendere lezioni dal M° Mario Quattrocchi che mi ha aiutato a coltivare l’amore e la passione per questo strumento.
Felice Imperato: Ho preso in mano la prima chitarra quando ero ancora un bambino. Ricordo che avevo con lei un atteggiamento anarchico; per i primi mesi non mi interessava provare a fare un accordo o un brano, il mio divertimento stava nell’ascolto dei vari suoni, nell’esplorazione della tastiera. Poi venne l’esigenza di capire, di studiare. Purtroppo dovetti sospendere gli studi anzitempo e ho iniziato ad apprendere da chi ne sapeva più di me. Questo ha portato ad aprirmi, a scambiare e confrontare idee con tanti artisti cercando di assimilare il più possibile da ogni linguaggio artistico. Il mio ascolto relativo alla chitarra è stato condizionato in maniera folgorante dalla musica sudamericana, da quella andina a quella cubana, cilena e brasiliana. Quindi un ascolto di una concezione armonica completamente diversa e, per certi versi, più complicata della nostra.
Franco Discanno: Anche la mia prima chitarra era una Eko, all’epoca fatturava quanto la Fiat! Iniziai a suonare per gioco, il mio repertorio si limitava all’edizione dell’epoca del mini-canzoniere. La folgorazione avvenne nell’estate del ’68 quando un mio amico mi fece ascoltare da una chitarra Jumbo i primi rudimenti della tecnica fingerpicking. Questa tecnica apre un mondo nuovo per i chitarristi e ne rimasi totalmente affascinato. Di seguito cominciai a suonare con questa tecnica, a Caserta, con alcuni amici.


Angelo Agnisola: Che musica ci gira intorno?
Alfonso Marotta: In sostanza c’è di tutto. Oggigiorno la musica è diventata accessibile a tutti, ce n’è per tutti i gusti. Serve però una cultura e un educazione musicale per scegliere la musica buona.
Angelo Agnisola: Viviamo nel tempo delle suonerie, di Mtv e degli amici di Maria. Vi sembra ci sia cultura musicale?
Felice Imperato: Assolutamente no. Qualcuno in via provocatoria disse che questa è la fortuna dell’Italia. In Italia la qualità non paga ed è tutta una questione di educazione. C’è poco allenamento all’ascolto e il più delle volte si è costretti a crearsi un proprio gusto musicale sulla base dell’offerta delle radio delle tv. Penso che l’ascolto inteso come capacità percettiva sia alla base del piacere musicale. Che fare? Cominciare dalle scuole. Cambiare l’educazione musicale in educazione all’ascolto, abituare gli studenti ad affiancare lo studio della musica a quello della matematica, aiutare i giovani ad allontanare la tentazione di vivere la musica come un bene superficiale, e di considerarla al contrario una cosa preziosa.
Franco Discanno: Ci sono anche delle gravi carenze strutturali che talvolta impediscono la formazione musicale dei giovani. Ad esempio Caserta è l’unica provincia della Campania a non avere un conservatorio, non c’è un’ Accademia musicale vera e propria e questo rappresenta un grosso deficit per la diffusione della musica della nostra provincia. Anche perché a Caserta di musica se ne fa tanta e anche di ottima qualità.


Angelo Agnisola: Il nodo del problema è sempre lo stesso. Tanta buona musica, tanti ottimi musicisti, ma pochi spazi.
Alfonso Marotta: E’ così, ed è un peccato. Purtroppo non ci sono molti spazi dove poter fare musica, non contando i locali. A Caserta manca un auditorium. Si dovrebbe iniziare ad investire sulla musica e sul suo potere di crescita sociale. Si dovrebbero creare infrastrutture capaci di rendere la musica fruibile a tutti.
Felice Imperato: Anche io penso che la nostra provincia sia musicalmente molto viva. Il problema delle strutture esiste e si avverte. I musicisti ormai si sono abituati a suonare tra panini e birre perché il locale rappresenta l’unica possibilità di avere un confronto col pubblico. Tra l’altro penso che a Caserta ci sia un ottimo allenamento all’ascolto, c’è molta generosità tra i musicisti e molta voglia di unire le forze. E’ bastato che qualche musicista si desse appuntamento in un locale per qualche jam session che già la cosa è diventata un evento. Questo per dire che a Caserta di voglia di musica ce n’è davvero tanta.

 

Alfonso Marotta

 

Alfonso Marotta e Felice Imperato

 

Franco Discanno e Alfonso Marotta

 

 

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