Chitarre casertane: Ferdinado Ghidelli

Intervista effettuata nella 10° puntata di Accordi in sei corde - Ricognizione, su New Radio Network 89.8 fm

Intervista di Angelo Agnisola / Cambio de Sentido


Giovedì 12 Maggio: Continua la “Ricognizione” del panorama chitarristico della nostra provincia. Nella decima puntata di “Accordi in sei corde” ospitiamo un personaggio storico della “nostra” musica: Ferdinando Ghidelli.
Ferdinado Ghidelli è un punto di riferimento delle sei corde della nostra provincia. Ha fatto parte degli “Antonio Malerbe Operaio”, gruppo storico del jazz e rock cittadino. Ha collaborato, in qualità di musicista, a diverse produzioni del “Teatro Popolare Casertano”. Studioso di chitarra etnica, è membro fondatore dei”Campania Felix”, gruppo cultore delle tradizioni musicali campane e palestra per diversi chiari talenti come Peppe D’Argenzio (Piccola Orchestra Avion Travel) e Franco Faraldo (N.C.C.P., Gianna Nannini, Corepolis). Con Gianni D’Argenzio, Enzo Faraldo, e Gino Izzo, fondò il “ Quartetto Jazz di Caserta”. Appassionato al mondo delle registrazioni, ha allestito in passato un piccolo studio ove riuniva una cerchia d’amici. Con loro si è dedicato alla composizione di brani dalle diverse influenze e uno di questi “Dint’ ’o vient’” è stato interpretato da Mina in una delle sue produzioni discografiche. Oggi, oltre all’intensa attività live, gestisce lo studio di registrazione “Lithania” . In festival e rassegne ha affiancato, tra gli altri, i seguenti artisti: Area, Gigi Cifarelli, Francesco De Gregori, Steve Lacy , Napoli Centrale, Enrico Pierannunzi, Archie Sheep , Alan Sorrenti.
Incontriamo Ferdinando Ghidelli negli studi di New Radio Network. E’ accompagnato dal noto bluesman Massimo Pieri. La nostra “chiacchierata radiofonica” è anche una buona occasione per presentare il loro ultimo progetto, Warmgun, e l’album Invisible Men”.

Angelo Agnisola: Cominciamo la nostra chiacchierata parlando del progetto blues Warmgun, che porti avanti con il noto bassista Massimo Pieri. Carriere lunghe e disparate alle spalle, novant’anni in due, il vostro incontro è già una festa coi fiocchi. Blues, r’n’b e ruvido swing per una formazione realmente ossuta. Come è nato questo progetto?
Ferdinando Ghidelli: Assolutamente per caso, ci incontrammo ad una festa. Ci conoscevamo già ma non avevamo mai suonato insieme. Poi le nostre strade si sono incrociate sotto il segno del blues, a mio avviso la madre di tutte le musiche. Fulcro del nostro incontro è stata la volontà di dare corpo a delle precise idee che ci accomunavano, pur venendo da ambienti musicali diversi. Ci siamo ritrovati 12 brani che abbiamo registrato “live and direct”, in pieno stile blues, e che abbiamo inserito in un album dal titolo “Invisibile Man”.

Angelo Agnisola: Provieni da ambienti prevalentemente jazzistici, Massimo Pieri da quelli blues. In pratica vi siete incontrati sulla “sesta napoletana”?
Ferdinando Ghidelli: E’ così! La sesta napoletana rappresenta l’anello di congiunzione tra il blues nero e il jazz europeo. Paradossalmente furono proprio gli italiani, in particolare i napoletani, che negli anni ’20 e ’30, portarono la sesta napoletana in America aprendo un universo completamente nuovo.

Angelo Agnisola: La linea di separazione tra il blues e il jazz è molto sottile. Nei tuoi progetti hai esplorato a fondo entrambi gli universi. Ti senti più blues o più jazz?
Ferdinando Ghidelli: Difficile rispondere in maniera esauriente. Anzitutto c’è da fare una distinzione tra il blues inteso come genere musicale, e il blues come “spirito”. La magia del blues nasce dallo spirito, da uno stato d’essere che esula dal genere musicale; da una forza interiore che può essere applicata in tante espressioni artistiche. Nel jazz, il blues è un elemento fondamentale. Basti pensare alla famosa “Blue Note”, nota indefinita e glissata che è alla base della magia del jazz. Un musicista di jazz deve essenzialmente avere uno spirito blues.

Angelo Agnisola: Dopo l’esperienza in blues, sei tornato al primo amore, il jazz. A breve uscirà un nuovo lavoro discografico in cui hai riunito nomi noti del jazz casertano. Come è nato il progetto?
Ferdinando Ghidelli: Il progetto “Sciazz” è nato dalla voglia di tirare fuori dal cassetto le tante composizioni che ho accumulato nel corso degli anni. Ho voluto fortemente realizzare il disco con musicisti casertani. Al di là di pochi artisti che sono riusciti a compiere il salto di qualità, ci sono tanti musicisti validissimi a Caserta che meriterebbero maggiore attenzione. Al disco hanno collaborato alcuni di questi: D’Argenzio, Moscatiello, Faraldo e Giuntini.

Angelo Agnisola: Parliamo di musica e musicisti della nostra terra. Cosa ci gira intorno?
Ferdinando Ghidelli: C’è tanta buona musica nella nostra provincia, e tanta voglia di suonare. Ricordo che negli anni ’80 prese a nascere a Caserta un particolare fermento artistico. Erano gli anni degli esordi degli Avion Travel che oggi rappresentano la punta massima dell’espressione artistica casertana. Oggi ci sono tantissimi musicisti che per un motivo o per un altro non hanno raggiunto il successo nazionale. Osservando le tante capacità creative ed artistiche penso che Caserta possa ancora esprimere cose molto importanti. E’ incredibile notare, poi, quanti giovani fanno musica. Ce ne sono davvero tanti e molti sono realmente bravi. C’è un fermento che comprende tutti i generi e gli stili. Bisognerebbe dare una mano a questi giovani che un giorno rappresenteranno l’espressione artistica della nostra terra.

Angelo Agnisola: Di musica a Caserta ce n’è tanta e buona. Cosa manca?
Ferdinando Ghidelli: Mancano le strutture.Quando ci sono non vengono messe a disposizione dei musicisti casertani.

Angelo Agnisola: Il solito messaggio nella bottiglia. Cosa ci scrivi?
Ferdinando Ghidelli: Ai musicisti: Crescete e moltiplicatevi!
 

 

 

Ferdinando Ghidelli 

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