Caserta, 17 Dicembre. Il Sud vive nella musica dei Corepolis. E nei loro
concerti che, come quello di sabato sera al teatro CTS, sono semplici
esibizioni musicali, ma anche piccole dimostrazioni che la musica, per alcuni,
ha un'anima sola. Quella della sensibilità e della tradizione, caratteristiche
fondamentali del linguaggio musicale della band casertana. Nell'antichità il
coreuta era uno dei componenti del coro greco, cioè l’ insieme delle persone
che raccontavano, attraverso il canto e la danza, gli avvenimenti di quel
periodo. Allo stesso tempo, però, il termine Corepolis può essere letto come
"cuore della città". E’ in questo "barrio" popolato di tradizione , di ricerca,
ma anche di attenta e sensibile innovazione, che nasce e si sviluppa la musica
di un gruppo che per comodità potrebbe definirsi “popolare”, ma che in realtà
raccoglie suoni da ogni angolo di una terra che ha fatto della multietnicità un
instancabile laboratorio artistico. I Corepolis miscelano attentamente sonorità
etniche e popolari con influssi contemporanei da cui nasce una musica magica,
senza tempo.
Un teatro gremito ha accolto e applaudito a lungo i Corepolis che per
l’occasione hanno portato in scena il materiale originale che confluirà nel
loro terzo album.
Anche Maria Ilaria Mingione, che ha effettuato l’intervista, trasportata dalla
magiche sonorità dei Corepolis, non è riuscita ad esimersi dal danzare.
Riportiamo di seguito l’intervista effettuata da Maria Ilaria Mingione
ai Corepolis e a Carmine Migliore
Ilaria. Cominciamo subito dal nome del vostro gruppo: “Core polis” :
“Cuore della città”. Vi sentite effettivamente il cuore di Caserta, centro
pulsante di cultura e tradizioni?
Corepolis. Il nostro principale intento è quello di “portare in giro”
Caserta, attraverso un veicolo forte come la musica. Tentiamo di salvaguardare
e di far conoscere a tutti il suo ricco repertorio di canti, che altrimenti
andrebbe irrimediabilmente perduto.
Ilaria. Come ci sente ad esibirsi in un teatro piccolo, come questo del
CTS?
Corepolis. L’ esiguità dello spazio, l’atmosfera raccolta, lo rendono
senza alcun dubbio il luogo ideale per la musica popolare, intendendo con
questo termine un po’ restrittivo, la musica che sentiamo dentro di noi e che
abbiamo il piacere di condividere con gli altri!
Purtroppo però, il forte riconoscimento che riceviamo dal pubblico non si
coniuga con quello delle Istituzioni, troppo spesso disinteressate od assenti.
Mancano gli spazi ove esibirsi e spesso eccellenti musicisti sono costretti a
suonare in luoghi poco idonei alla propria arte. Trovare questo piccolo teatro
ancora aperto ed attivo, con manifestazioni così interessanti ci riempie di una
gioia immensa!
Ilaria. Quali sensazioni suscita invece suonare dinanzi una platea
straniera, non in grado di comprendere le parole delle vostre canzoni ?
Corepolis. All’estero la nostra musica viene apprezzata ed accolta con
un trasporto senza eguali; la barriera linguistica viene ampiamente superata,
si riesce a comunicare solo attraverso le note, grazie ad una profonda empatia
del pubblico, che ci “accompagna” in maniera molto calorosa e sincera!!
Ilaria. Cosa ha d’innovativo il vostro nuovo album?
Corepolis. Il nostro terzo disco presenta un maggior numero di canzoni
casertane. Stiamo infatti lavorando su “originali”, tentando di mantenere
intatta la tradizione e gli strumenti, che la contraddistinguono.
Gli arrangiamenti in alcuni momenti “spaziano”, colorandosi di tinte nuove,
sperimentali, in altri rimangono totalmente fedeli alla tradizione, con la loro
grande semplicità armonica, mista ad una complessa elaborazione melodica.
Ilaria. Concludiamo la nostra chiacchierata con una speranza per la
nostra provincia..
Corepolis. Proviene dalle nuove generazioni un caldo vento di speranza:
bambini e bambine che hanno nel sangue la musica e le tradizioni popolari,
uomini e donne , di domani, in grado un giorno di continuare la nostra opera di
cantori della tradizioni della nostra meravigliosa terra.
Intervista a Carmine Migliore
La serata è stata aperta da Carmine Migliore, uno dei migliori chitarristi
rock-blues italiani che, in esclusiva per “Casertamusica doc live” ha
presentato il suo ultimo lavoro discografico “Le Gesta di un Campione".
Subito dopo l’esibizione Carmine ha risposto a qualche nostra domanda:
Ilaria. Anzitutto, un commento a caldo sul concerto di stasera.
Carmine Migliore. E’ stata un’esperienza davvero positiva: suonare in un
ambiente così raccolto, con un’acustica molto buona e con un pubblico così
attento.
Ilaria. Stasera hai presentato per il pubblico di Casertamusica doc il
tuo ultimo lavoro: “Le Gesta di un Campione”. Da dove nasce questo titolo?
Carmine Migliore. Il titolo prende spunto da un brano del cd, dedicato
ad un grande campione di boxe prematuramente scomparso: Prisco Perugino.
Ilaria. Ricordiamo anche l’impegno sociale legato all’uscita del cd, i
cui proventi saranno devoluti alla ricerca della “Còrea di Hungtinton”
Carmine Migliore. La Còrea di Hungtinton è una grave e rara malattia
genetica quasi sconosciuta. Attacca il sistema nervoso centrale, costringendo i
malati a muoversi in maniera incontrollata, quasi come se danzassero, al pari
dei “coreuti” di tradizione greca.
Con l’uscita di questo disco ho voluto dare un piccolo contributo a favore
della ricerca e dello studio di questa malattia.
Ilaria. Come mai questo preciso impegno?
Carmine Migliore. E’ stato Alfredo Ferdinandez, co- autore del brano “Le
Gesta di un Campione”, a chiedermi un supporto. Egli stesso, infatti, è stato
toccato in prima persona da questa malattia, in quanto alcuni componenti della
sua famiglia ne sono affetti. Mi è sembrato importante oltre che doveroso
fornire il mio apporto a questo nobile fine.
Ilaria. Che valore hanno le parole di un artista rispetto a
problematiche di ampio respiro quali ad esempio quelle sociali e politiche?
Carmine Migliore. Non è una domanda alla quale posso rispondere. Spero
sarà l’ascolto attento delle persone, filtrato nelle singole esperienze
soggettive, a donare un “valore” alle mie parole.
Ilaria. Nel tuo sito ho trovato numerose foto che ti ritraggono in
compagnia di tanti artisti e personaggi dello spettacolo. Quale di essi ha
particolarmente influenzato il tuo percorso artistico?
Carmine Migliore. Un po’ tutti. Nel mio viaggio musicale ho incontrato
tante persone, con cui ho condiviso momenti importanti anche sotto un profilo
strettamente umano e che a vario titolo hanno influenzato il mio processo di
crescita.
Ilaria. l tuo approccio alla musica è stato decisamente rock. Da allora,
la tua passione per questo genere musicale ti ha sempre accompagnato nella tua
crescita artistica. C’è solo il rock nella tua carriera? A chi ti ispiri quando
scrivi?
Carmine Migliore. Non è facile risponderti. Gli influssi e le
ispirazioni dettati dai miei ascolti del passato e dai miei gusti personali
hanno certamente influenzato il mio modo di fare musica. Ho vissuto però dei
periodi di cambiamenti. Dall’Hard rock iniziale al blues, dallo swing al
country, al periodo metal in cui suonavo cose molto più estreme, fino
all’incontro con la musica di Jimi Hendrix. Ultimamente sto dedicando i miei
studi a generi musicali diversi , ho riscoperto la bellezza delle sonorità
della musica anni ‘60.
Ilaria. Quanto credi possa influire l’appartenenza ad una realtà di
provincia come la nostra per la carriera di musicista? Ti sei mai sentito in un
certo senso meno fortunato dei tuoi colleghi che vivono altrove?
Carmine Migliore. Purtroppo si. Da un lato nascere qui ti fa crescere in
un contesto di “musicalità” originale. Gli artisti della Campania hanno un
maggiore senso della musicalità e questo è un dato di fatto, riconosciuto da
critici e addetti ai lavori. Il problema è che qui non ci sono strutture
adeguate, nessuna importante etichetta discografica. Per i miei lavori mi sono
dovuto spostare prima a Frosinone, ora a Ravenna. L’unico spiraglio che ho
trovato è la “Ark Records”, etichetta di Napoli con la quale ho registrato il
singolo “Le gesta di un Campione”; è’ un casa discografica che si occupa
principalmente di musica dark ma che ha creduto nel progetto al punto di
scommettere su di me. Inutile dirti quanto la cosa mi abbia riempito di gioia.
Ilaria. C’è uno spiraglio di speranza per chi fa musica a Caserta?
In questo particolare momento, mi risulta davvero difficile vederlo.
Carmine Migliore. A Caserta, oltre alla penuria di spazi, ove potersi
esibire, c’è anche una forte tendenza, soprattutto fra i giovani, a prediligere
generi molto più alla “moda” , quali l’elettronica e la dance music.
Ilaria. Lavori a stretto contatto con i giovani: sei maestro di chitarra
e di canto. In questo scenario poco rincuorante dal punto di vista delle
possibilità, qual è il primo consiglio che dai ai tuoi allievi?
Carmine Migliore. Dico loro di seguire il proprio istinto e ascoltare
ciò che detta il cuore, evitando di farsi “imprigionare” in un genere in
particolare. Ne scaturisce un forte interscambio di idee e di emozioni.
Insegnare musica è un lavoro delicato e molto difficile, per me bellissimo!
Infine l’unico consiglio che posso dare è quello di credere sempre nelle
proprie idee e di perseguirle fino alla fine, di musica si può vivere, anche se
non si ha la possibilità di divenire famosi. |
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