| Domenica 14 maggio, ore 18,30, Chiesa San Marcello, Via P. 
 Longobardi, CapuaPresentazione del libro “Thakara”, un ospedale nella foresta
 Interverranno: Bruno Santoro, Progetto Thakara: un modello di collaborazione, 
 Carlo Molino, Thakara: un ospedale nella foresta, Luigi Falco, Il padiglione 
 pediatrico di Caserta, Giuseppe De Nicola, Tra foto e racconti: l’impegno 
 dell’editore. Sarà presente S.E. Mons. Bruno Schettino, Arcivescovo di Capua. 
 Modera Maurizio Paolucci, Presidenza Provinciale ACLI
 Chi si immerge negli occhi di un bambino che non ha paura della morte, seppure 
 imminente ma che vuole conforto nell’abbraccio e vuole sognare, come tutti del 
 resto, di poter correre e giocare con gli altri coetanei, chi si immerge in 
 quegli occhi, prova un dolore dal quale non si torna indietro, un dolore che 
 trasforma e impone l’azione, anche se questa si riassume in un semplice sospiro 
 di pietà.
 L’ospedale di Tharaka, nella Regione di Matiri, in Kenya, è retta dai Padri 
 della Consolata e gestita da “uomini” di prima linea che operano, non solo come 
 medici ma che, per l’occasione, si sono trasformati in veri e propri 
 “procacciatori di fondi”, e con risultati strabilianti visto che sono riusciti 
 in un’impresa che all’inizio sembrava un sogno.
 Il sogno si è trasformato in realtà e questa realtà è cresciuta al punto che 
 l’anno scorso è stato inaugurato anche il padiglione pediatrico dell’ospedale 
 di Tharaka.
 La presenza domenica di Bruno Santoro e Carlo Molino testimonia come l’impegno 
 di questi medici continui infaticabile nonostante i successi; sarebbe 
 meraviglioso scoprire che anche i cittadini capuani, e non solo, abbiano voglia 
 di condividere, seppure di riflesso, questo sogno divenuto realtà.
 E per tale motivo che vi invitiamo, innanzitutto, a partecipare alla 
 presentazione del libro “Thakara, che si terrà domenica 14 maggio alle ore 
 18,30 nella Chiesa di San Marcello di Capua e, soprattutto, ad acquistare il 
 volume per poter continuare a sostenere questa iniziativa benefica.
 Si ringraziano per la collaborazione le librerie Uthòpia e Guida, la 
 cooperativa Città Irene, le ACLI.
 Venerdì 19 maggio, ore 18,30, Palazzo Fazio, Capua
 In collaborazione con la Cooperativa Culturale Capuanova, Rassegna “Napoli tra 
 le righe”, presentazione del libro “L’amorosa inchiesta” di Raffaele La Capria 
 (Mondadori).
 Con il Prof. Raffaele La Capria ne parlerà lo scrittore e critico letterario 
 Silvio Perrella, Vice Presidente della Fondazione “Premio Napoli”.
 L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Capua.
 Il libro
 Il libro si basa su tre lettere. Tre lettere con tante sfumature e un bisogno 
 unico: fermare un attimo il tempo per frugare nelle sue tasche e tirar fuori 
 un'occasione perduta, una parola non detta e un'altra pronunciata al momento 
 sbagliato. Fermare il tempo per chiarire, per spiegarsi all'altro, ma, 
 soprattutto, per capire se stessi. Non è troppo tardi e di certo non è 
 inutile,è questo il messaggio che danno il libro e l’autore, che per l'uomo è 
 naturale vivere la propria vita e, allo stesso tempo, immaginare un'altra vita 
 che poteva essere e non è stata.
 Questo libro è anche il ritratto di una Napoli solare (vengono evocate le 
 straordinarie partite di pesca nel Golfo) sotto la quale fermenta una 
 corruzione antica, dalla quale meditava di fuggire. Solo stando lontano da quel 
 paradiso perduto ha potuto assaporarne il reale valore. E la scrittura serve 
 proprio a questo, ad afferrare il valore di quella lontana “verità”. Scrivere 
 per conoscere e per conoscersi. Torna, nel libro, Palazzo Donn’Anna, dove i 
 genitori di La Capria avevano un comodissimo alloggio, torna il mare di 
 Posillipo, il golfo incantato, tornano l’adolescenza dorata, i turbamenti della 
 prima giovinezza, il tempo che consuma gli affetti, ne lima i contorni a poco a 
 poco, ne sfalda le pallide certezze. La prima lettera è indirizzata alla 
 ragazza che ha incarnato il primo amore dello scrivente. Il timido Raffaele che 
 si chiude nel riserbo della letteratura non osa sperare nell’amore della bella 
 Elène. Ma quando lei lo smentisce per chiari segni lui si mostra, più che 
 rincuorato, deluso. Venuta meno la sua intangibilità la donna amata diventa 
 insignificante. Nella seconda lettera La Capria scrive alla figlia adorata per 
 spiegarle come, nel dissolvimento della sua prima famiglia, egli sia diventato 
 un padre assente. Con la terza lettera ci viene proposta una situazione che, 
 per quanto rovesciata, appare speculare rispetto all'io che racconta. 
 L'interlocutore di Raffaele è il padre, ritratto nella sua giocosa 
 irresponsabilità, nella leggerezza morale, nei vari fallimenti. “L'amorosa 
 inchiesta” è un libro bello e nuovo in cui si affacciano tutte le figure e i 
 luoghi dell’immaginazione dell’autore.
 L’Autore
 Raffaele La Capria, lo possiamo dire, è senz’altro uno dei maggiori scrittori 
 italiani viventi. Ha pubblicato quasi venti libri, ma in fondo, come lui stesso 
 ama dire, non sono che altrettanti capitoli di un suo unico, ideale "grande 
 libro", cominciato con il primo romanzo, Un giorno d’impazienza, del 1952, e 
 sempre in corso d’opera. Soprattutto all’inizio della sua carriera di scrittore 
 La Capria non è mai stato ansioso di pubblicare, e lo dimostra la dilatazione 
 dei suoi tempi editoriali: il secondo romanzo (Ferito a morte, considerato da 
 molti il suo capolavoro e con il quale vinse il Premio Strega) uscì quasi dieci 
 anni dopo l’esordio, nel 1961, e ci vollero addirittura altri dodici anni per 
 vedere il suo terzo libro, Amore e Psiche, del 1973. In un’intervista di 
 qualche anno fa lo stesso La Capria racconta di essersi quasi pentito di questa 
 "perdita di tempo", ed è forse per questo che negli ultimi anni la sua 
 produzione letteraria è andata aumentando, fino a raggiungere quasi 
 un’esplosione negli anni recenti, in cui ha pubblicato un libro all’anno. Dopo 
 i primi testi narrativi (i primi tre romanzi sono stati in seguito riuniti 
 nella trilogia Tre romanzi di una giornata, La Capria si è dedicato, con 
 l’eccezione di Fiori giapponesi (1979) e La neve del Vesuvio (1988), a un 
 genere che, anche se con una forte vena narrativa, è molto più vicino alla 
 saggistica. L’argomento di gran parte della sua letteratura è Napoli, vista 
 quasi sempre da lontano dal momento che l’autore lasciò la sua città in 
 gioventù per trasferirsi a Roma: L’occhio di Napoli del 1994 o Napolitan 
 Graffiti del 1999 sono due esempi significativi, ai quali si aggiunge Capri e 
 non più Capri (1991) di argomento non dissimile. Ma non mancano bellissime 
 pagine di pura riflessione letteraria, o sul mestiere dello scrittore, in 
 particolare il fondamentale Letteratura e salti mortali (1990) o il libro 
 autobiografico pubblicato da minimum fax nel 2002, Cinquant'anni di false 
 partenze (aggiornamento del precedente L’apprendista scrittore), in cui La 
 Capria ripercorre tutto il suo cammino di scrittore fino a quell’anno, 
 proseguendo idealmente l’abbozzo di autobiografia letteraria che aveva 
 cominciato con Un giorno d’impazienza. Nel 2005 ha pubblicato sempre con 
 Mondadori L’estro quotidiano.
 Sabato 20 maggio, ore 18,30, Palazzo Fazio, CapuaIn collaborazione con la Cooperativa Culturale Capuanova, rassegna “Napoli tra 
 le righe”, presentazione del libro “Millenovecentocinquantasei. Disincanto 
 napoletano” di Salvatore Casaburi (ED. DANTE & DESCARTES).
 Oltre l'autore saranno presenti lo scrittore Fiorenzo Marino e Generoso Picone 
 giornalista de “Il Mattino”. Nel corso della serata, Nuvoletta Lucarelli ed 
 Elena Storace leggeranno alcuni brani del libro. L’iniziativa è patrocinata dal 
 Comune di Capua
 Il libroMillenovecentocinquantasei. Disincanto napoletano è il terzo romanzo di 
 Salvatore Casaburi, scrittore napoletano ed esperto di comunicazione culturale.
 La vita di Gerardo Cannavacciuolo, nato il 26 luglio del 1923, si dipana come 
 un accorato diario personale che ha come punto di partenza e punto di arrivo il 
 1956. In quest’arco di tempo si consumano le vicende umane, personali e 
 politiche del protagonista, ma anche quelle dei due amici: Raffaele Cozzolino e 
 Luigi Onorato. Il fascismo, la guerra, gli studi traballanti interrotti, il 
 lavoro di correttore di bozze presso la tipografia dello zio Gerardo, l’amore 
 nei confronti di una ragazza che non riesce a trasformarsi in audacia. Sono, 
 queste, le tappe del percorso di vita di Gerardo, che si confondono con quelle 
 di Raffaele, tranviere e militante comunista che lo coinvolge nell’impegno 
 politico, e di Luigi, intellettuale tenebroso, autore di “articoli e libri 
 irrimediabilmente incompiuti”. La “simpatia” che li accomuna, col tempo si 
 logora, messa a dura prova dalle vicende del dopoguerra: il referendum 
 istituzionale, le elezioni del ’48, il periodo “laurino”, gli interrogativi, i 
 fermenti e i disagi che scuotono il Partito. Smarriti e insoddisfatti, i tre 
 amici assistono al crollo delle illusioni giovanili: cambiare la vita, cambiare 
 il mondo, vivere nella città sognata. A svuotare le certezze le “notizie-tarlo” 
 che scandiscono le quattro stagioni di quell’anno gelido: l’affondamento 
 dell’Andrea Doria, i morti della miniera di Marcinelle, la crisi di Suez, il XX 
 Congresso del PCUS, i fatti di Polonia e d’Ungheria. Il disincanto napoletano è 
 segnalato dal progressivo arretramento del paesaggio industriale e dalla fine 
 delle lotte operaie. Uno svuotamento materiale e spirituale che finirà per 
 travolgere anche i nostri personaggi: Luigi butta via la tessera del partito e 
 si ritira nelle sue montagne; Raffaele si sposa (in chiesa) e si dedica ai 
 lavori di casa; Gerardo chiude la tipografia e se ne va a Milano, e con lui la 
 sua giovinezza.
 La narrazione si snoda fluida e sicura, sorretta da un periodare arioso e da 
 una sintassi, che privilegiando il pensiero e il discorso indiretto libero, 
 libera la capacità evocativa dell’autore. Al di là, e al di sotto, della trama 
 narrativa, rappresentata con gli occhi del personaggio narrante, Casaburi 
 realizza uno scarto ironico che diventa la cifra stilistica del disincanto (non 
 solo napoletano). Gerardo, correttore di bozze, abituato a vagliare le parole 
 ad una ad una, non troverà mai le parole giuste per dire, ad esempio, a Marta 
 che la desiderava (e Marta, così come poi Adriana, si allontaneranno da lui e 
 dalla città). Quelle pagine da correggere diventano allora “una terra di 
 nessuno” di cui la sua vita è costantemente “ospite transitorio”. Sullo sfondo 
 di questa inadeguatezza esistenziale aleggiano le vicende, nazionali ed 
 internazionali, che hanno contraddistinto la prima metà del novecento viste con 
 gli occhi del protagonista, con una focalizzazione interna, dunque, che 
 restituisce un sapore amaro, sofferto, ma distaccato, alla sua paradigmatica 
 esperienza umana. Parallelamente proprio quello scarto ironico consente allo 
 scrittore di modulare il registro linguistico su un piano di aderenza affettiva 
 e culturale al microcosmo rappresentato, raggiungendo un livello di 
 espressività vivo ed intenso. Senza artificiose mediazioni (si pensi ai termini 
 napoletani incastonati ed evidenziati nel tessuto di base) , la voce narrante 
 trae dal profondo del proprio vissuto il senso del disincanto che 
 inevitabilmente ci coinvolge.
 Domenica 21 maggio, ore 10,00, Pignataro Maggiore, Piazza Umberto I, 
 Circolo Culturale “La Fenice"
 In collaborazione con l’Associazione Rinascita, presentazione del libro 
 “Gomorra” di Roberto Saviano (MONDADORI). Con l’autore Roberto Saviano ne 
 parlerà il giornalista Raffaele Sardo.
 Il libro
 Questo incredibile, sconvolgente viaggio nel mondo affaristico e criminale 
 della camorra si apre e si chiude nel segno delle merci, del loro ciclo di 
 vita. Le merci “fresche”, appena nate, che sotto le forme più svariate – pezzi 
 di plastica, abiti griffati, videogiochi, orologi – arrivano al porto di Napoli 
 e, per essere stoccate e occultate, si riversano fuori dai giganteschi 
 container per invadere palazzi appositamente svuotati di tutto, come creature 
 sventrate, private delle viscere. E le merci ormai morte che, da tutta Italia e 
 da mezza Europa, sotto forma di scorie chimiche, morchie tossiche, fanghi, 
 addirittura scheletri umani, vengono abusivamente “sversate” nelle campagne 
 campane, dove avvelenano, tra gli altri, gli stessi boss che su quei terreni 
 edificano le loro dimore fastose e assurde – dacie russe, ville hollywoodiane, 
 cattedrali di cemento e marmi preziosi – che non servono soltanto a certificare 
 un raggiunto potere ma testimoniano utopie farneticanti, pulsioni messianiche, 
 millenarismi oscuri. In questo libro avvincente e scrupolosamente documentato 
 Roberto Saviano ha ricostruito sia le spericolate logiche economico-finanziarie 
 ed espansionistiche dei clan del napoletano e del casertano, da Secondigliano a 
 Casal di Principe, sia le fantasie infiammate che alle logiche imprenditoriali 
 coniugano il fatalismo mortuario dei samurai del medioevo giapponese. Ne viene 
 fuori un libro anomalo e potente, appassionato e brutale, al tempo stesso 
 oggettivo e visionario, di indagine e di letteratura, pieno di orrori come di 
 fascino inquietante, un libro il cui giovanissimo autore, nato e cresciuto 
 nelle terre della più efferata camorra, è sempre coinvolto in prima persona. 
 Sono pagine che afferrano il lettore alla gola e lo trascinano in un abisso 
 dove davvero nessuna immaginazione è in grado di arrivare.
 L’Autore
 Roberto Saviano è nato nel 1979 a Napoli, dove vive e lavora. Fa parte del 
 gruppo di ricercatori dell’Osservatorio sulla camorra e l’illegalità e 
 collabora con “Il Manifesto” e “Il Corriere del Mezzogiorno”.Suoi racconti e 
 reportage sono apparsi su “Nuovi Argomenti”, “Lo Straniero” e 
 NazioneIndiana.com e si trovano inclusi in diverse antologie fra cui Best Off. 
 Il meglio delle riviste letterarie italiane (Minimum fax 2005) e Napoli 
 comincia a Scampia (L’Ancora del Mediterraneo 2005). Gomorra è il suo primo 
 libro.
 Venerdì 26 maggio, ore 17,00, Aula Magna, Liceo Ginnasio "G. Nevio", 
 Piazza Bovio, S. Maria C. V., presentazione del libro "Gomorra" (MONDADORI), 
 Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra di Roberto 
 Saviano
 Alla manifestazione parteciperanno l’autore Roberto Saviano, il Preside del 
 Liceo Antonio Del Vecchio, il sociologo Sergio Iorio ed il giornalista Raffaele 
 Sardo.
 
 Lunedì 5 giugno, ore 19,00, Capua, Palazzo Fazio, Via Seminario Inaugurazione della mostra fotografica "Un giorno tutta la vita" (Cittadino o 
 clandestino?) di Salvatore Gaglione
 Il noto ed apprezzato artista fotografo capuano, mette in mostra l’intero 
 lavoro svolto sull’immigrazione e l’integrazione degli extracomunitari nel 
 territorio tra Castel Volturno e Napoli realizzato in pochissimi giorni e con 
 notevoli difficoltà, opportunamente supportato però dal Direttore del Centro di 
 accoglienza della Campania della Caritas Diocesana di Capua, Dott. Antonio 
 Casale e dai suoi più stretti collaboratori.
 “Un giorno tutta la vita” è il titolo della mostra fotografica a cui si ispira 
 un toccante ed appassionato intervento scritto dello stesso Antonio Casale; 
 mentre il sottotitolo “Cittadino o clandestino” è il tema dell’intervento, 
 dedicato alla mostra, della Dott.sa Paola Luzzi, Referente Nazionale dell’Ass. 
 “Chiama l’Africa”, che dice: <<Attraverso le sue immagini, Salvatore ci 
 suggerisce un percorso di riscoperta della convivenza, ci presta i suoi occhi e 
 la sua abilità professionale, ma soprattutto la sua innegabile competenza 
 umana>>.
 Completano gli interventi un’ottima ed approfondita recensione del Prof. 
 Fiorenzo Marino, docente, scrittore e critico d’arte fotografica, che 
 sottolinea con evidente ammirazione ed interesse gli aspetti tecnici della 
 fotografia di Gaglionre, nonché quelli di contenuto, recepiti dalla visione 
 dell’intera opera.
 La mostra che resterà fruibile fino ai primi di luglio. Interverranno: Antonio 
 Gucchierato, Esperto di Intercultura,; il Dott. Antonio Casale Direttore del 
 Centro di Accoglieza “Fernandes“, ed il giornalista ed autore di testi teatrali 
 e musicali, Jean Renè Bilongo.
 La manifestazione è patrocinata dalla Regione Campania, dalla Provincia di 
 Caserta, dal Comune di Capua, e dell’Ass. Nazionale “Chiama l’Africa”.
 Giovedì 15 giugno, Casagiove, Cineclub Vittoria, Viale Trieste, ore 
 19,30
 Presentazione del libro “Che peccato, è peccato” (GRAUS EDITORE) di Biagio Izzo 
 e Bruno Tabacchini
 Partecipano: Biagio Izzo, Attore e autore del libro, Bruno Tabacchini, Autore 
 del libro, Antonella Ambrosio, Giornalista, Vincenzo Melone, Sindaco di 
 Casagiove, Enzo Varone, Direttore Artistico. Presenta Luigi Cinone
 Nell’ambito della rassegna letteraria "Incontri d'autore", ideata dalla 
 libreria Uthòpia di Capua e da Enzo Varone (Direttore Artistico della 
 manifestazione), sarà presentato il libro di Biagio Izzo e Bruno Tabacchini 
 "Che peccato, è peccato", edito da Graus.
 Biagio Izzo attore e comico di caratura nazionale e Bruno Tabacchini 
 riconosciuto autore di testi per la televisione e il teatro firmano insieme un 
 libro tratto dal fortunato, omonimo spettacolo, che Biagio Izzo sta portando 
 nei teatri italiani. Il titolo si potrebbe prestare a qualche malinteso, ma… 
 niente paura, nessuna perversione né battute oscene: le pagine di Che peccato, 
 è peccato parlano del più e del meno… come solo Tabacchini e Izzo sanno fare. 
 Si parla di ciò di cui ognuno vorrebbe parlare, di quel che l’uomo della strada 
 avrebbe da dire e che non dice perché gli appare banale, sconveniente e, forse, 
 poco intelligente. Ci pensa la penna di Tabacchini, a questo punto, a inventare 
 un ingorgo rutilante di comicità e trasgressione da leggere attraverso la “vis 
 comica” di Biagio Izzo. E allora si confessa l’inconfessabile, bugie diventano 
 verità, si mente spudoratamente su dogmi assoluti… Le bugie, per esempio, sono 
 l’espressione più alta della creatività umana: ma quando sgorgano 
 dall’inventiva sublime di una donna, diventano capolavori irraggiungibili! 
 Sarebbe un peccato non usarle, no? Così Che peccato, è peccato procede senza 
 rete né schemi, in un’incursione festosa attraverso le cose della vita 
 osservate dal punto focale di un comico e di un autore che ne sanno una più del 
 diavolo. Cercando di mettere disordine dove c’è ordine precostituito, si dice 
 dei peccati che si fanno e di cui ci si pente, così come di quelli di cui… è 
 peccato pentirsi! Ci sono certi vizi, inoltre, che è davvero peccato 
 considerare peccati. Come si può peccare di accidia, di far niente? Mangiare e 
 far l’amore sono riprovevoli? E ancora, vogliamo parlare dell’ordinata 
 convivenza civile e del piacere di stravolgerla? Recita Biagio Izzo: “Che 
 peccato è peccato, e qua non si può fare, se ogni sfizio è un vizio manca 
 l’aria per respirare.”
 
 Venerdì 16 giugno, ore 21,00, Slowly Cafè, Via Martucci, S. Maria C.V. 
 (CE)Presentazione del libro di Gianni Simboli “Mavaffazelig” (Storie napoletane 
 a(b)battute). (GRAUS EDITORE).
 Organizzati dalla libreria Uthòpia di Capua e dallo “Slowly Cafè”, continuano 
 gli incontri con gli scrittori, nell’ambito della Rassegna “Un cocktail con 
 l’autore”, con il noto conduttore e autore del libro parteciperà il regista 
 Rino Della Corte.
 Se è vero che a Napoli di situazioni comiche ne nascono ogni giorno, Gianni 
 Simioli è uno dei pochi napoletani che può vantarsi di averne sentite e viste 
 di tutti i colori. Dapprima come direttore artistico di radio Kiss Kiss 
 Network, dove ha lanciato tantissimi programmi tra cui il pluripremiato “A 
 tutti coloro” con Francesco Paolantoni, Vincenzo Salemme, Giobbe Covatta e 
 tanti altri; poi come conduttore e autore di Telegaribaldi, trasmissione cult 
 dedicata alla comicità napoletana, Gianni Simioli ha sempre goduto di un 
 osservatorio molto privilegiato dal quale apprezzare l’innata capacità ironica 
 e autoironica di chi è nato all’ombra del Vesuvio. Ecco, dunque, da dove nasce 
 questo libro: dalla voglia di “fissare su carta” quelle battute, quelle frasi, 
 quei contesti surreali che si sono sedimentati nella memoria come una bella 
 canzone e ancora oggi strappano una sana e liberatoria risata. Un commento 
 sarcastico di Simone Schettino, un tormentone di Biagio Izzo, una gag 
 fulminante di Alessandro Siani, l’insegna strampalata di un negozio, una 
 scritta anonima comparsa su un muro della città, una frase bislacca di un amico 
 che non dà il tu alla grammatica. Leggere Mavaffazelig è come ritrovare quella 
 Napoli nobilissima delle risate che tanto sta dando per tenere alto il morale 
 di una città ancora alle prese con mille emergenze. Insomma, in questo libro 
 c’è tanto umorismo partenopeo d’autore, ma anche tanto umorismo partenopeo 
 “inconsapevole”. Inconsapevole ed involontario come quello della raffinata 
 professoressa di inglese che nello spiegare ai suoi alunni che in Gran Bretagna 
 il numero civico si antepone al nome della strada si impelagò nella traduzione 
 di via Lucullo, 10. Ne uscì 10, Lucullo street (pronuncia letterale Ten Lucul 
 strit). Esilarante, come tutte le altre battute di questo libro.
 L’Autore
 Gianni Simioli inizia nel 1983 a Napoli la sua carriera radiofonica. Prima è 
 ideatore e curatore di programmi musicali e comici, poi conduttore e direttore 
 artistico. Nel corso degli anni ha lavorato per radio Kiss Kiss Network, per 
 RTL 102.5 e per Radionorba. Alla prolifica carriera radiofonica, ha abbinato 
 anche una brillante carriera televisiva che lo ha visto collaborare con Odeon 
 Tv, TMC 2, Raitre, Retequattro. E’ stato autore e conduttore dell’ormai 
 leggendaria Telegaribaldi, in onda su Teleoggi/Canale9, e della versione 
 napoletana del fortunato quiz "Chi vuole essere milionario". Di recente, poi, è 
 stato protagonista su Telenapoli Canale 34 del talk show “Facciamo piazza 
 pulita” con Loredana Lecciso e Patrizia De Blank.
 Venerdì 23 giugno, ore 19,30, Centro Officine D’angiò, Via R. D’Angio, 
 52, S. Maria C.V.(Ce)
 Capua Antica Festival & Uthòpia Librerie Capua presentano Da Spartacus a “Spartacus”, 
 dall'eroe della rivolta al senso della giustizia, appuntamento inaugurale del 
 ciclo di incontri promosso da Capua Antica Festival e dalle Librerie Uthòpia di 
 Capua.
 Il tema del primo incontro, nato da un'idea di Emilia Marocco e Ludovico Del 
 Santo, è dedicato alla legalità: Da Spartacus a “Spartacus” Dall'eroe della 
 rivolta al senso della giustizia
 Al di là degli ambiti sociali e politici, questo argomento investe direttamente 
 la condizione di cittadino e cittadinanza in Terra di Lavoro.
 Il gladiatore Spartacus innesca la grande rivolta che parte dal grande 
 anfiteatro dell'Antica Capua. Il fenomeno scuote l'ordinamento giuridico e 
 sociale generando una profonda riflessione nella società romana.
 Il processo “Spartacus”, oltre i risultati giudiziari, significa il 
 riposizionamento dello Stato su di un territorio dove rischiava di perdersi il 
 senso di cittadinanza e convivenza. Un risultato importante, nella prospettiva 
 di “territorio della legalità”.
 Gli interventi dei protagonisti di questa vicenda, come il dott. Raffaele Magi, 
 giudice a latere del processo “Spartacus” e l'Avv. Giuseppe Stellato, difensore 
 di alcuni degli imputati del processo stesso, daranno una testimonianza diretta 
 del procedimento giudiziario.
 Il contributo dei professori Guido D'Agostino, docente di Storia Moderna presso 
 l'Università degli Studi di Napoli Federico II, di Amato Lamberti, docente di 
 Sociologia presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II e del dott. 
 Giovanni Allucci, Amm.re Delegato di Agrorinasce S.C.R.L. restituirà pregnanza 
 al tema della legalità, quale condizione fondamentale e necessaria per un senso 
 della cittadinanza consapevole e coesa.
 Aprirà la serata un filmato di circa venti minuti, (Balletto Spartacus 
 coreografia Grigorovich, Spartacus regia S. Kubric, Quella Maledetta Domenica 
 con R. De Niro), che sarà commentato dal dott. Rino Della Corte, Direttore 
 artistico dell'associazione Mitreo Film Festival.
 A conclusione dell'incontro, verrà presentata la pièce teatrale “L'Infame” di 
 Giovanni Meola con Luigi Credendino, incentrata sul tema dei pentiti di 
 camorra.
 Per la realizzazione della serata ci si avvale, inoltre, della collaborazione 
 dello studio legale associato Stellato.
 
 Venerdì 7 luglio, ore 20,00, Capua, Chiesa San Marcello, Via Principe 
 NormanniConvegno - dibattito su "Il viaggio attraverso l'intercultura: dalle 
 solidarietà all'antropologia applicata", organizzato dalla libreria Uthòpia ed 
 in collaborazione con l’Associazione Alas de Esperanza, la Cooperativa Capunova 
 e le ACLI, che nasce dall’esperienza cristiana di Padre Carlo Iadicicco, 
 sacerdote “Fidei Donum” dell’Arcidiocesi di Capua fra le popolazioni indigene 
 della Foresta Amazzonica. Interverranno Giovanni Allucci, Giovanni Giudicianni 
 e Maurizio Paolucci.
 Il viaggio di Don Carlo Iadicicco, originario di Bellona, inizia dalla 
 cordigliera delle Ande peruviane per dipanarsi lungo le rive dei grandi fiumi 
 della selva amazzonica attraverso le ombre della foresta pluviale alla ricerca 
 di contatti con popolazioni indigene da cui poter trarre linfa per la sua opera 
 missionaria. Nelle Ande la sua opera solidale e sociale vive da 25 anni, 
 tangibile e riconoscibile per la solidità sulla quale è stata costruita . I 
 villaggi da Lui assistiti spiritualmente e materialmente, ancora beneficiano 
 delle opere realizzate lavorando fianco a fianco con le popolazioni locali. 
 Nella selva, dove vive attualmente, viene conteso dalle varie associazioni 
 internazionali per la sua profonda conoscenza delle Etnie con le quali è venuto 
 a contatto in questi anni e delle quali ha studiato gli usi e costumi fino alla 
 conoscenza antropologica applicata.
 Nel corso della serata verrà presentato il libro “Resistenza e resa degli 
 indios della Foresta Amazzonica” edito da Lavieri.
 Questo primo libro, curato da Alas de Esperanza, è dedicato alla vita 
 disprezzata e oppressa (e breve) degli indios della Foresta Amazzonica, la 
 lunga esperienza di vita che Padre Carlo ha condiviso, e ancora condivide, con 
 alcune comunità native, si fa racconto appassionato e profetico di una 
 quotidianità insopportabile, impregnata di tensioni, di violenza e di 
 sfruttamento.
 Raccontare questa storia di dolore è un tentativo di non lasciar calare 
 definitivamente il sipario su di una popolazione e un contesto espropriati 
 dell’identità e del diritto a vivere: un popolo che per la coscienza 
 contemporanea, come per i mass-media, semplicemente non esiste: una popolazione 
 aggredita fisicamente, ma anche cultural-mente e psicologicamente, dalla 
 “ruspa” ideologica e cinica di quell’Occidente che ha nelle multinazionali del 
 legno e del petrolio il suo braccio mercantile e affaristico. Dopo la 
 presentazione del volume, seguirà uno spettacolo di musiche etniche sempre a 
 cura dell’Associazione culturale Alas de Esperanza.
 La manifestazione ha lo scopo di raccogliere fondi per sostenere l’opera 
 missionaria di Padre Carlo e le sue iniziative di solidarietà.
 Giovedì 13 luglio 2006, ore 20,00, Cortile di Palazzo A. Vito, Via 
 Vittorio Emanuele, Pignataro Maggiore
 Presentazione del libro "Giùnapoli" di Silvio Perrella. Con l’autore Silvio 
 Perrella ne parleranno Giuseppe Rotoli, Giovanni Nacca e Luigi Pingitore. 
 Letture di Elena Starace
 Continua la Rassegna letteraria “Un incontro con Le Muse” organizzata dalla 
 libreria Uthòpia di Capua e dalla Rivista culturale “Le Muse” di Pignataro 
 Maggiore.
 Sarà, inoltre, allestita una mostra bibliografica sulla letteratura a Napoli 
 nel secondo ‘900.
 Silvio Perrella, nato a Palermo nel 1959, vive e lavora a Napoli. È autore di 
 Calvino (Laterza, 1999) e di Fino a Salgarèda. La scrittura nomade di Goffredo 
 Parise (Rizzoli, 2003). Ha curato e introdotto il Meridiano Mondadori dedicato 
 alle opere di Raffaele La Capria. Collabora a “Il Mattino” e a “L’Indice”. E’ 
 Vice Presidente della Fondazione Premio Napoli.
 Giùnapoli è il racconto di una lunga passeggiata a Napoli, attraverso le sue 
 strade, la sua storia, le sue glorie, le sue rovine. Camminando, Silvio 
 Perrella traccia alcune linee, a volte diritte, a volte a zigzag, altre curve, 
 seguendo sempre l'estro conoscitivo del momento e dell'affabulazione, ma 
 soccorrendola con la conoscenza della vasta cultura letteraria che la città ha 
 prodotto nella seconda metà del secolo scorso. Un ragazzo palermitano si 
 ritrova a Napoli agli inizi degli anni ’70 e comincia un lungo ‘apprendistato’ 
 che, tra musica, studi, esperienze lavorative e vicende familiari, lo porta ad 
 incrociare alcuni destini napoletani, di uomini e donne passati alla storia 
 della letteratura e della cultura nazionale come Raffaele La Capria, Mario 
 Pomilio, Anna Maria Ortese. Per uno straniero ogni città è come un labirinto 
 pieno di inquietudini e paure dove a ogni passo si corre il rischio di 
 perdersi. E Silvio Perrella si trova straniero a Napoli, la città dei mille 
 clamori e silenzi, della luce e del buio, dell’alto e del basso, del naufragio 
 e della bellezza, e di tutti i contrasti possibili e immaginabili, il 
 protagonista di queste pagine muove i suoi passi per le strade della metropoli 
 del Sud trascinando con sé un filo. Un filo che riconnette, come ha scritto 
 Elena Ferrante, «i luoghi disintegrati delle emozioni», e tesse continuamente 
 la domanda: qual è la forma di Napoli, la sua natura sfuggente che riduce 
 puntualmente a cenere ogni sua immagine e rappresentazione? Dialoghi, incontri, 
 visioni: nessun aspetto della città, delle sue leggende e dei suoi destini 
 sfugge all’interrogazione dello straniero».
 Nel suo peregrinare verticale, il giovane Perrella parte alla scoperta di 
 Napoli nel cui specchio marino si forma ed evapora incessantemente l’eterno 
 mistero che l’attanaglia, la storia di uomini e donne il cui il destino 
 riflette una comune condizione umana.
 
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