Libreria Uthòpia di Capua: eventi di Maggio

Capua (ce) - Maggio 2006

Comunicato stampa


Domenica 14 maggio, ore 18,30, Chiesa San Marcello, Via P. Longobardi, Capua
Presentazione del libro “Thakara”, un ospedale nella foresta
Interverranno: Bruno Santoro, Progetto Thakara: un modello di collaborazione, Carlo Molino, Thakara: un ospedale nella foresta, Luigi Falco, Il padiglione pediatrico di Caserta, Giuseppe De Nicola, Tra foto e racconti: l’impegno dell’editore. Sarà presente S.E. Mons. Bruno Schettino, Arcivescovo di Capua. Modera Maurizio Paolucci, Presidenza Provinciale ACLI
Chi si immerge negli occhi di un bambino che non ha paura della morte, seppure imminente ma che vuole conforto nell’abbraccio e vuole sognare, come tutti del resto, di poter correre e giocare con gli altri coetanei, chi si immerge in quegli occhi, prova un dolore dal quale non si torna indietro, un dolore che trasforma e impone l’azione, anche se questa si riassume in un semplice sospiro di pietà.
L’ospedale di Tharaka, nella Regione di Matiri, in Kenya, è retta dai Padri della Consolata e gestita da “uomini” di prima linea che operano, non solo come medici ma che, per l’occasione, si sono trasformati in veri e propri “procacciatori di fondi”, e con risultati strabilianti visto che sono riusciti in un’impresa che all’inizio sembrava un sogno.
Il sogno si è trasformato in realtà e questa realtà è cresciuta al punto che l’anno scorso è stato inaugurato anche il padiglione pediatrico dell’ospedale di Tharaka.
La presenza domenica di Bruno Santoro e Carlo Molino testimonia come l’impegno di questi medici continui infaticabile nonostante i successi; sarebbe meraviglioso scoprire che anche i cittadini capuani, e non solo, abbiano voglia di condividere, seppure di riflesso, questo sogno divenuto realtà.
E per tale motivo che vi invitiamo, innanzitutto, a partecipare alla presentazione del libro “Thakara, che si terrà domenica 14 maggio alle ore 18,30 nella Chiesa di San Marcello di Capua e, soprattutto, ad acquistare il volume per poter continuare a sostenere questa iniziativa benefica.
Si ringraziano per la collaborazione le librerie Uthòpia e Guida, la cooperativa Città Irene, le ACLI.
Venerdì 19 maggio, ore 18,30, Palazzo Fazio, Capua
In collaborazione con la Cooperativa Culturale Capuanova, Rassegna “Napoli tra le righe”, presentazione del libro “L’amorosa inchiesta” di Raffaele La Capria (Mondadori).
Con il Prof. Raffaele La Capria ne parlerà lo scrittore e critico letterario Silvio Perrella, Vice Presidente della Fondazione “Premio Napoli”.
L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Capua.
Il libro
Il libro si basa su tre lettere. Tre lettere con tante sfumature e un bisogno unico: fermare un attimo il tempo per frugare nelle sue tasche e tirar fuori un'occasione perduta, una parola non detta e un'altra pronunciata al momento sbagliato. Fermare il tempo per chiarire, per spiegarsi all'altro, ma, soprattutto, per capire se stessi. Non è troppo tardi e di certo non è inutile,è questo il messaggio che danno il libro e l’autore, che per l'uomo è naturale vivere la propria vita e, allo stesso tempo, immaginare un'altra vita che poteva essere e non è stata.
Questo libro è anche il ritratto di una Napoli solare (vengono evocate le straordinarie partite di pesca nel Golfo) sotto la quale fermenta una corruzione antica, dalla quale meditava di fuggire. Solo stando lontano da quel paradiso perduto ha potuto assaporarne il reale valore. E la scrittura serve proprio a questo, ad afferrare il valore di quella lontana “verità”. Scrivere per conoscere e per conoscersi. Torna, nel libro, Palazzo Donn’Anna, dove i genitori di La Capria avevano un comodissimo alloggio, torna il mare di Posillipo, il golfo incantato, tornano l’adolescenza dorata, i turbamenti della prima giovinezza, il tempo che consuma gli affetti, ne lima i contorni a poco a poco, ne sfalda le pallide certezze. La prima lettera è indirizzata alla ragazza che ha incarnato il primo amore dello scrivente. Il timido Raffaele che si chiude nel riserbo della letteratura non osa sperare nell’amore della bella Elène. Ma quando lei lo smentisce per chiari segni lui si mostra, più che rincuorato, deluso. Venuta meno la sua intangibilità la donna amata diventa insignificante. Nella seconda lettera La Capria scrive alla figlia adorata per spiegarle come, nel dissolvimento della sua prima famiglia, egli sia diventato un padre assente. Con la terza lettera ci viene proposta una situazione che, per quanto rovesciata, appare speculare rispetto all'io che racconta. L'interlocutore di Raffaele è il padre, ritratto nella sua giocosa irresponsabilità, nella leggerezza morale, nei vari fallimenti. “L'amorosa inchiesta” è un libro bello e nuovo in cui si affacciano tutte le figure e i luoghi dell’immaginazione dell’autore.
L’Autore
Raffaele La Capria, lo possiamo dire, è senz’altro uno dei maggiori scrittori italiani viventi. Ha pubblicato quasi venti libri, ma in fondo, come lui stesso ama dire, non sono che altrettanti capitoli di un suo unico, ideale "grande libro", cominciato con il primo romanzo, Un giorno d’impazienza, del 1952, e sempre in corso d’opera. Soprattutto all’inizio della sua carriera di scrittore La Capria non è mai stato ansioso di pubblicare, e lo dimostra la dilatazione dei suoi tempi editoriali: il secondo romanzo (Ferito a morte, considerato da molti il suo capolavoro e con il quale vinse il Premio Strega) uscì quasi dieci anni dopo l’esordio, nel 1961, e ci vollero addirittura altri dodici anni per vedere il suo terzo libro, Amore e Psiche, del 1973. In un’intervista di qualche anno fa lo stesso La Capria racconta di essersi quasi pentito di questa "perdita di tempo", ed è forse per questo che negli ultimi anni la sua produzione letteraria è andata aumentando, fino a raggiungere quasi un’esplosione negli anni recenti, in cui ha pubblicato un libro all’anno. Dopo i primi testi narrativi (i primi tre romanzi sono stati in seguito riuniti nella trilogia Tre romanzi di una giornata, La Capria si è dedicato, con l’eccezione di Fiori giapponesi (1979) e La neve del Vesuvio (1988), a un genere che, anche se con una forte vena narrativa, è molto più vicino alla saggistica. L’argomento di gran parte della sua letteratura è Napoli, vista quasi sempre da lontano dal momento che l’autore lasciò la sua città in gioventù per trasferirsi a Roma: L’occhio di Napoli del 1994 o Napolitan Graffiti del 1999 sono due esempi significativi, ai quali si aggiunge Capri e non più Capri (1991) di argomento non dissimile. Ma non mancano bellissime pagine di pura riflessione letteraria, o sul mestiere dello scrittore, in particolare il fondamentale Letteratura e salti mortali (1990) o il libro autobiografico pubblicato da minimum fax nel 2002, Cinquant'anni di false partenze (aggiornamento del precedente L’apprendista scrittore), in cui La Capria ripercorre tutto il suo cammino di scrittore fino a quell’anno, proseguendo idealmente l’abbozzo di autobiografia letteraria che aveva cominciato con Un giorno d’impazienza. Nel 2005 ha pubblicato sempre con Mondadori L’estro quotidiano.

Sabato 20 maggio, ore 18,30, Palazzo Fazio, Capua
In collaborazione con la Cooperativa Culturale Capuanova, rassegna “Napoli tra le righe”, presentazione del libro “Millenovecentocinquantasei. Disincanto napoletano” di Salvatore Casaburi (ED. DANTE & DESCARTES).
Oltre l'autore saranno presenti lo scrittore Fiorenzo Marino e Generoso Picone giornalista de “Il Mattino”. Nel corso della serata, Nuvoletta Lucarelli ed Elena Storace leggeranno alcuni brani del libro. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Capua

Il libro
Millenovecentocinquantasei. Disincanto napoletano è il terzo romanzo di Salvatore Casaburi, scrittore napoletano ed esperto di comunicazione culturale.
La vita di Gerardo Cannavacciuolo, nato il 26 luglio del 1923, si dipana come un accorato diario personale che ha come punto di partenza e punto di arrivo il 1956. In quest’arco di tempo si consumano le vicende umane, personali e politiche del protagonista, ma anche quelle dei due amici: Raffaele Cozzolino e Luigi Onorato. Il fascismo, la guerra, gli studi traballanti interrotti, il lavoro di correttore di bozze presso la tipografia dello zio Gerardo, l’amore nei confronti di una ragazza che non riesce a trasformarsi in audacia. Sono, queste, le tappe del percorso di vita di Gerardo, che si confondono con quelle di Raffaele, tranviere e militante comunista che lo coinvolge nell’impegno politico, e di Luigi, intellettuale tenebroso, autore di “articoli e libri irrimediabilmente incompiuti”. La “simpatia” che li accomuna, col tempo si logora, messa a dura prova dalle vicende del dopoguerra: il referendum istituzionale, le elezioni del ’48, il periodo “laurino”, gli interrogativi, i fermenti e i disagi che scuotono il Partito. Smarriti e insoddisfatti, i tre amici assistono al crollo delle illusioni giovanili: cambiare la vita, cambiare il mondo, vivere nella città sognata. A svuotare le certezze le “notizie-tarlo” che scandiscono le quattro stagioni di quell’anno gelido: l’affondamento dell’Andrea Doria, i morti della miniera di Marcinelle, la crisi di Suez, il XX Congresso del PCUS, i fatti di Polonia e d’Ungheria. Il disincanto napoletano è segnalato dal progressivo arretramento del paesaggio industriale e dalla fine delle lotte operaie. Uno svuotamento materiale e spirituale che finirà per travolgere anche i nostri personaggi: Luigi butta via la tessera del partito e si ritira nelle sue montagne; Raffaele si sposa (in chiesa) e si dedica ai lavori di casa; Gerardo chiude la tipografia e se ne va a Milano, e con lui la sua giovinezza.
La narrazione si snoda fluida e sicura, sorretta da un periodare arioso e da una sintassi, che privilegiando il pensiero e il discorso indiretto libero, libera la capacità evocativa dell’autore. Al di là, e al di sotto, della trama narrativa, rappresentata con gli occhi del personaggio narrante, Casaburi realizza uno scarto ironico che diventa la cifra stilistica del disincanto (non solo napoletano). Gerardo, correttore di bozze, abituato a vagliare le parole ad una ad una, non troverà mai le parole giuste per dire, ad esempio, a Marta che la desiderava (e Marta, così come poi Adriana, si allontaneranno da lui e dalla città). Quelle pagine da correggere diventano allora “una terra di nessuno” di cui la sua vita è costantemente “ospite transitorio”. Sullo sfondo di questa inadeguatezza esistenziale aleggiano le vicende, nazionali ed internazionali, che hanno contraddistinto la prima metà del novecento viste con gli occhi del protagonista, con una focalizzazione interna, dunque, che restituisce un sapore amaro, sofferto, ma distaccato, alla sua paradigmatica esperienza umana. Parallelamente proprio quello scarto ironico consente allo scrittore di modulare il registro linguistico su un piano di aderenza affettiva e culturale al microcosmo rappresentato, raggiungendo un livello di espressività vivo ed intenso. Senza artificiose mediazioni (si pensi ai termini napoletani incastonati ed evidenziati nel tessuto di base) , la voce narrante trae dal profondo del proprio vissuto il senso del disincanto che inevitabilmente ci coinvolge.
Domenica 21 maggio, ore 10,00, Pignataro Maggiore, Piazza Umberto I, Circolo Culturale “La Fenice"
In collaborazione con l’Associazione Rinascita, presentazione del libro “Gomorra” di Roberto Saviano (MONDADORI). Con l’autore Roberto Saviano ne parlerà il giornalista Raffaele Sardo.
Il libro
Questo incredibile, sconvolgente viaggio nel mondo affaristico e criminale della camorra si apre e si chiude nel segno delle merci, del loro ciclo di vita. Le merci “fresche”, appena nate, che sotto le forme più svariate – pezzi di plastica, abiti griffati, videogiochi, orologi – arrivano al porto di Napoli e, per essere stoccate e occultate, si riversano fuori dai giganteschi container per invadere palazzi appositamente svuotati di tutto, come creature sventrate, private delle viscere. E le merci ormai morte che, da tutta Italia e da mezza Europa, sotto forma di scorie chimiche, morchie tossiche, fanghi, addirittura scheletri umani, vengono abusivamente “sversate” nelle campagne campane, dove avvelenano, tra gli altri, gli stessi boss che su quei terreni edificano le loro dimore fastose e assurde – dacie russe, ville hollywoodiane, cattedrali di cemento e marmi preziosi – che non servono soltanto a certificare un raggiunto potere ma testimoniano utopie farneticanti, pulsioni messianiche, millenarismi oscuri. In questo libro avvincente e scrupolosamente documentato Roberto Saviano ha ricostruito sia le spericolate logiche economico-finanziarie ed espansionistiche dei clan del napoletano e del casertano, da Secondigliano a Casal di Principe, sia le fantasie infiammate che alle logiche imprenditoriali coniugano il fatalismo mortuario dei samurai del medioevo giapponese. Ne viene fuori un libro anomalo e potente, appassionato e brutale, al tempo stesso oggettivo e visionario, di indagine e di letteratura, pieno di orrori come di fascino inquietante, un libro il cui giovanissimo autore, nato e cresciuto nelle terre della più efferata camorra, è sempre coinvolto in prima persona. Sono pagine che afferrano il lettore alla gola e lo trascinano in un abisso dove davvero nessuna immaginazione è in grado di arrivare.
L’Autore
Roberto Saviano è nato nel 1979 a Napoli, dove vive e lavora. Fa parte del gruppo di ricercatori dell’Osservatorio sulla camorra e l’illegalità e collabora con “Il Manifesto” e “Il Corriere del Mezzogiorno”.Suoi racconti e reportage sono apparsi su “Nuovi Argomenti”, “Lo Straniero” e NazioneIndiana.com e si trovano inclusi in diverse antologie fra cui Best Off. Il meglio delle riviste letterarie italiane (Minimum fax 2005) e Napoli comincia a Scampia (L’Ancora del Mediterraneo 2005). Gomorra è il suo primo libro.
Venerdì 26 maggio, ore 17,00, Aula Magna, Liceo Ginnasio "G. Nevio", Piazza Bovio, S. Maria C. V., presentazione del libro "Gomorra" (MONDADORI), Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra di Roberto Saviano
Alla manifestazione parteciperanno l’autore Roberto Saviano, il Preside del Liceo Antonio Del Vecchio, il sociologo Sergio Iorio ed il giornalista Raffaele Sardo.

Lunedì 5 giugno, ore 19,00, Capua, Palazzo Fazio, Via Seminario
Inaugurazione della mostra fotografica "Un giorno tutta la vita" (Cittadino o clandestino?) di Salvatore Gaglione
Il noto ed apprezzato artista fotografo capuano, mette in mostra l’intero lavoro svolto sull’immigrazione e l’integrazione degli extracomunitari nel territorio tra Castel Volturno e Napoli realizzato in pochissimi giorni e con notevoli difficoltà, opportunamente supportato però dal Direttore del Centro di accoglienza della Campania della Caritas Diocesana di Capua, Dott. Antonio Casale e dai suoi più stretti collaboratori.
“Un giorno tutta la vita” è il titolo della mostra fotografica a cui si ispira un toccante ed appassionato intervento scritto dello stesso Antonio Casale; mentre il sottotitolo “Cittadino o clandestino” è il tema dell’intervento, dedicato alla mostra, della Dott.sa Paola Luzzi, Referente Nazionale dell’Ass. “Chiama l’Africa”, che dice: <<Attraverso le sue immagini, Salvatore ci suggerisce un percorso di riscoperta della convivenza, ci presta i suoi occhi e la sua abilità professionale, ma soprattutto la sua innegabile competenza umana>>.
Completano gli interventi un’ottima ed approfondita recensione del Prof. Fiorenzo Marino, docente, scrittore e critico d’arte fotografica, che sottolinea con evidente ammirazione ed interesse gli aspetti tecnici della fotografia di Gaglionre, nonché quelli di contenuto, recepiti dalla visione dell’intera opera.
La mostra che resterà fruibile fino ai primi di luglio. Interverranno: Antonio Gucchierato, Esperto di Intercultura,; il Dott. Antonio Casale Direttore del Centro di Accoglieza “Fernandes“, ed il giornalista ed autore di testi teatrali e musicali, Jean Renè Bilongo.
La manifestazione è patrocinata dalla Regione Campania, dalla Provincia di Caserta, dal Comune di Capua, e dell’Ass. Nazionale “Chiama l’Africa”.
Giovedì 15 giugno, Casagiove, Cineclub Vittoria, Viale Trieste, ore 19,30
Presentazione del libro “Che peccato, è peccato” (GRAUS EDITORE) di Biagio Izzo e Bruno Tabacchini
Partecipano: Biagio Izzo, Attore e autore del libro, Bruno Tabacchini, Autore del libro, Antonella Ambrosio, Giornalista, Vincenzo Melone, Sindaco di Casagiove, Enzo Varone, Direttore Artistico. Presenta Luigi Cinone
Nell’ambito della rassegna letteraria "Incontri d'autore", ideata dalla libreria Uthòpia di Capua e da Enzo Varone (Direttore Artistico della manifestazione), sarà presentato il libro di Biagio Izzo e Bruno Tabacchini "Che peccato, è peccato", edito da Graus.
Biagio Izzo attore e comico di caratura nazionale e Bruno Tabacchini riconosciuto autore di testi per la televisione e il teatro firmano insieme un libro tratto dal fortunato, omonimo spettacolo, che Biagio Izzo sta portando nei teatri italiani. Il titolo si potrebbe prestare a qualche malinteso, ma… niente paura, nessuna perversione né battute oscene: le pagine di Che peccato, è peccato parlano del più e del meno… come solo Tabacchini e Izzo sanno fare. Si parla di ciò di cui ognuno vorrebbe parlare, di quel che l’uomo della strada avrebbe da dire e che non dice perché gli appare banale, sconveniente e, forse, poco intelligente. Ci pensa la penna di Tabacchini, a questo punto, a inventare un ingorgo rutilante di comicità e trasgressione da leggere attraverso la “vis comica” di Biagio Izzo. E allora si confessa l’inconfessabile, bugie diventano verità, si mente spudoratamente su dogmi assoluti… Le bugie, per esempio, sono l’espressione più alta della creatività umana: ma quando sgorgano dall’inventiva sublime di una donna, diventano capolavori irraggiungibili! Sarebbe un peccato non usarle, no? Così Che peccato, è peccato procede senza rete né schemi, in un’incursione festosa attraverso le cose della vita osservate dal punto focale di un comico e di un autore che ne sanno una più del diavolo. Cercando di mettere disordine dove c’è ordine precostituito, si dice dei peccati che si fanno e di cui ci si pente, così come di quelli di cui… è peccato pentirsi! Ci sono certi vizi, inoltre, che è davvero peccato considerare peccati. Come si può peccare di accidia, di far niente? Mangiare e far l’amore sono riprovevoli? E ancora, vogliamo parlare dell’ordinata convivenza civile e del piacere di stravolgerla? Recita Biagio Izzo: “Che peccato è peccato, e qua non si può fare, se ogni sfizio è un vizio manca l’aria per respirare.”

Venerdì 16 giugno, ore 21,00, Slowly Cafè, Via Martucci, S. Maria C.V. (CE)
Presentazione del libro di Gianni Simboli “Mavaffazelig” (Storie napoletane a(b)battute). (GRAUS EDITORE).
Organizzati dalla libreria Uthòpia di Capua e dallo “Slowly Cafè”, continuano gli incontri con gli scrittori, nell’ambito della Rassegna “Un cocktail con l’autore”, con il noto conduttore e autore del libro parteciperà il regista Rino Della Corte.
Se è vero che a Napoli di situazioni comiche ne nascono ogni giorno, Gianni Simioli è uno dei pochi napoletani che può vantarsi di averne sentite e viste di tutti i colori. Dapprima come direttore artistico di radio Kiss Kiss Network, dove ha lanciato tantissimi programmi tra cui il pluripremiato “A tutti coloro” con Francesco Paolantoni, Vincenzo Salemme, Giobbe Covatta e tanti altri; poi come conduttore e autore di Telegaribaldi, trasmissione cult dedicata alla comicità napoletana, Gianni Simioli ha sempre goduto di un osservatorio molto privilegiato dal quale apprezzare l’innata capacità ironica e autoironica di chi è nato all’ombra del Vesuvio. Ecco, dunque, da dove nasce questo libro: dalla voglia di “fissare su carta” quelle battute, quelle frasi, quei contesti surreali che si sono sedimentati nella memoria come una bella canzone e ancora oggi strappano una sana e liberatoria risata. Un commento sarcastico di Simone Schettino, un tormentone di Biagio Izzo, una gag fulminante di Alessandro Siani, l’insegna strampalata di un negozio, una scritta anonima comparsa su un muro della città, una frase bislacca di un amico che non dà il tu alla grammatica. Leggere Mavaffazelig è come ritrovare quella Napoli nobilissima delle risate che tanto sta dando per tenere alto il morale di una città ancora alle prese con mille emergenze. Insomma, in questo libro c’è tanto umorismo partenopeo d’autore, ma anche tanto umorismo partenopeo “inconsapevole”. Inconsapevole ed involontario come quello della raffinata professoressa di inglese che nello spiegare ai suoi alunni che in Gran Bretagna il numero civico si antepone al nome della strada si impelagò nella traduzione di via Lucullo, 10. Ne uscì 10, Lucullo street (pronuncia letterale Ten Lucul strit). Esilarante, come tutte le altre battute di questo libro.
L’Autore
Gianni Simioli inizia nel 1983 a Napoli la sua carriera radiofonica. Prima è ideatore e curatore di programmi musicali e comici, poi conduttore e direttore artistico. Nel corso degli anni ha lavorato per radio Kiss Kiss Network, per RTL 102.5 e per Radionorba. Alla prolifica carriera radiofonica, ha abbinato anche una brillante carriera televisiva che lo ha visto collaborare con Odeon Tv, TMC 2, Raitre, Retequattro. E’ stato autore e conduttore dell’ormai leggendaria Telegaribaldi, in onda su Teleoggi/Canale9, e della versione napoletana del fortunato quiz "Chi vuole essere milionario". Di recente, poi, è stato protagonista su Telenapoli Canale 34 del talk show “Facciamo piazza pulita” con Loredana Lecciso e Patrizia De Blank.
Venerdì 23 giugno, ore 19,30, Centro Officine D’angiò, Via R. D’Angio, 52, S. Maria C.V.(Ce)
Capua Antica Festival & Uthòpia Librerie Capua presentano Da Spartacus a “Spartacus”, dall'eroe della rivolta al senso della giustizia, appuntamento inaugurale del ciclo di incontri promosso da Capua Antica Festival e dalle Librerie Uthòpia di Capua.
Il tema del primo incontro, nato da un'idea di Emilia Marocco e Ludovico Del Santo, è dedicato alla legalità: Da Spartacus a “Spartacus” Dall'eroe della rivolta al senso della giustizia
Al di là degli ambiti sociali e politici, questo argomento investe direttamente la condizione di cittadino e cittadinanza in Terra di Lavoro.
Il gladiatore Spartacus innesca la grande rivolta che parte dal grande anfiteatro dell'Antica Capua. Il fenomeno scuote l'ordinamento giuridico e sociale generando una profonda riflessione nella società romana.
Il processo “Spartacus”, oltre i risultati giudiziari, significa il riposizionamento dello Stato su di un territorio dove rischiava di perdersi il senso di cittadinanza e convivenza. Un risultato importante, nella prospettiva di “territorio della legalità”.
Gli interventi dei protagonisti di questa vicenda, come il dott. Raffaele Magi, giudice a latere del processo “Spartacus” e l'Avv. Giuseppe Stellato, difensore di alcuni degli imputati del processo stesso, daranno una testimonianza diretta del procedimento giudiziario.
Il contributo dei professori Guido D'Agostino, docente di Storia Moderna presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, di Amato Lamberti, docente di Sociologia presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II e del dott. Giovanni Allucci, Amm.re Delegato di Agrorinasce S.C.R.L. restituirà pregnanza al tema della legalità, quale condizione fondamentale e necessaria per un senso della cittadinanza consapevole e coesa.
Aprirà la serata un filmato di circa venti minuti, (Balletto Spartacus coreografia Grigorovich, Spartacus regia S. Kubric, Quella Maledetta Domenica con R. De Niro), che sarà commentato dal dott. Rino Della Corte, Direttore artistico dell'associazione Mitreo Film Festival.
A conclusione dell'incontro, verrà presentata la pièce teatrale “L'Infame” di Giovanni Meola con Luigi Credendino, incentrata sul tema dei pentiti di camorra.
Per la realizzazione della serata ci si avvale, inoltre, della collaborazione dello studio legale associato Stellato.

Venerdì 7 luglio, ore 20,00, Capua, Chiesa San Marcello, Via Principe Normanni
Convegno - dibattito su "Il viaggio attraverso l'intercultura: dalle solidarietà all'antropologia applicata", organizzato dalla libreria Uthòpia ed in collaborazione con l’Associazione Alas de Esperanza, la Cooperativa Capunova e le ACLI, che nasce dall’esperienza cristiana di Padre Carlo Iadicicco, sacerdote “Fidei Donum” dell’Arcidiocesi di Capua fra le popolazioni indigene della Foresta Amazzonica. Interverranno Giovanni Allucci, Giovanni Giudicianni e Maurizio Paolucci.
Il viaggio di Don Carlo Iadicicco, originario di Bellona, inizia dalla cordigliera delle Ande peruviane per dipanarsi lungo le rive dei grandi fiumi della selva amazzonica attraverso le ombre della foresta pluviale alla ricerca di contatti con popolazioni indigene da cui poter trarre linfa per la sua opera missionaria. Nelle Ande la sua opera solidale e sociale vive da 25 anni, tangibile e riconoscibile per la solidità sulla quale è stata costruita . I villaggi da Lui assistiti spiritualmente e materialmente, ancora beneficiano delle opere realizzate lavorando fianco a fianco con le popolazioni locali. Nella selva, dove vive attualmente, viene conteso dalle varie associazioni internazionali per la sua profonda conoscenza delle Etnie con le quali è venuto a contatto in questi anni e delle quali ha studiato gli usi e costumi fino alla conoscenza antropologica applicata.
Nel corso della serata verrà presentato il libro “Resistenza e resa degli indios della Foresta Amazzonica” edito da Lavieri.
Questo primo libro, curato da Alas de Esperanza, è dedicato alla vita disprezzata e oppressa (e breve) degli indios della Foresta Amazzonica, la lunga esperienza di vita che Padre Carlo ha condiviso, e ancora condivide, con alcune comunità native, si fa racconto appassionato e profetico di una quotidianità insopportabile, impregnata di tensioni, di violenza e di sfruttamento.
Raccontare questa storia di dolore è un tentativo di non lasciar calare definitivamente il sipario su di una popolazione e un contesto espropriati dell’identità e del diritto a vivere: un popolo che per la coscienza contemporanea, come per i mass-media, semplicemente non esiste: una popolazione aggredita fisicamente, ma anche cultural-mente e psicologicamente, dalla “ruspa” ideologica e cinica di quell’Occidente che ha nelle multinazionali del legno e del petrolio il suo braccio mercantile e affaristico. Dopo la presentazione del volume, seguirà uno spettacolo di musiche etniche sempre a cura dell’Associazione culturale Alas de Esperanza.
La manifestazione ha lo scopo di raccogliere fondi per sostenere l’opera missionaria di Padre Carlo e le sue iniziative di solidarietà.
Giovedì 13 luglio 2006, ore 20,00, Cortile di Palazzo A. Vito, Via Vittorio Emanuele, Pignataro Maggiore
Presentazione del libro "Giùnapoli" di Silvio Perrella. Con l’autore Silvio Perrella ne parleranno Giuseppe Rotoli, Giovanni Nacca e Luigi Pingitore. Letture di Elena Starace
Continua la Rassegna letteraria “Un incontro con Le Muse” organizzata dalla libreria Uthòpia di Capua e dalla Rivista culturale “Le Muse” di Pignataro Maggiore.
Sarà, inoltre, allestita una mostra bibliografica sulla letteratura a Napoli nel secondo ‘900.
Silvio Perrella, nato a Palermo nel 1959, vive e lavora a Napoli. È autore di Calvino (Laterza, 1999) e di Fino a Salgarèda. La scrittura nomade di Goffredo Parise (Rizzoli, 2003). Ha curato e introdotto il Meridiano Mondadori dedicato alle opere di Raffaele La Capria. Collabora a “Il Mattino” e a “L’Indice”. E’ Vice Presidente della Fondazione Premio Napoli.
Giùnapoli è il racconto di una lunga passeggiata a Napoli, attraverso le sue strade, la sua storia, le sue glorie, le sue rovine. Camminando, Silvio Perrella traccia alcune linee, a volte diritte, a volte a zigzag, altre curve, seguendo sempre l'estro conoscitivo del momento e dell'affabulazione, ma soccorrendola con la conoscenza della vasta cultura letteraria che la città ha prodotto nella seconda metà del secolo scorso. Un ragazzo palermitano si ritrova a Napoli agli inizi degli anni ’70 e comincia un lungo ‘apprendistato’ che, tra musica, studi, esperienze lavorative e vicende familiari, lo porta ad incrociare alcuni destini napoletani, di uomini e donne passati alla storia della letteratura e della cultura nazionale come Raffaele La Capria, Mario Pomilio, Anna Maria Ortese. Per uno straniero ogni città è come un labirinto pieno di inquietudini e paure dove a ogni passo si corre il rischio di perdersi. E Silvio Perrella si trova straniero a Napoli, la città dei mille clamori e silenzi, della luce e del buio, dell’alto e del basso, del naufragio e della bellezza, e di tutti i contrasti possibili e immaginabili, il protagonista di queste pagine muove i suoi passi per le strade della metropoli del Sud trascinando con sé un filo. Un filo che riconnette, come ha scritto Elena Ferrante, «i luoghi disintegrati delle emozioni», e tesse continuamente la domanda: qual è la forma di Napoli, la sua natura sfuggente che riduce puntualmente a cenere ogni sua immagine e rappresentazione? Dialoghi, incontri, visioni: nessun aspetto della città, delle sue leggende e dei suoi destini sfugge all’interrogazione dello straniero».
Nel suo peregrinare verticale, il giovane Perrella parte alla scoperta di Napoli nel cui specchio marino si forma ed evapora incessantemente l’eterno mistero che l’attanaglia, la storia di uomini e donne il cui il destino riflette una comune condizione umana.

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