Leuciana Festival: Gotan Project

S. Leucio (CE) - 19 Agosto 2006

Articolo di Iole Belardo


Il teatro dei Serici non poteva contenere tutta quella gente, quell’omaggio così ingombrante, quel fiume che si riversava e pian piano si allargava, proprio lì nel piazzale del Belvedere di San Leucio…In effetti il Teatro dei Serici non lo contenne. Le sedie erano sistemate proprio lì: tra un panorama infinito, un abisso di stelle e lo scenario di qualcosa che si annunciava grandioso. Bianco, il colore dominante era il bianco, teloni bianchi a coprire ogni cosa: strumenti, scenografie, pannelli. La neutralità che può divenire ogni cosa, ogni colore, ogni immagine e così come dal silenzio ogni suono può scaturire, ogni voce può venire fuori. Buio. Il primo suono fu il martellare di un basso…tu tu tu tu tu tu… La prima immagine quella speculare di un viso di donna con un ventaglio, rosso, a mò di ali battenti. La prima frase: "En el mundo habria un lugar…". Esplode il palco. Luce. I Gotan Project a servirci, signori! Ti rendi conto che Dio è davvero un DJ, Dio-Philippe vestito di bianco, in doppio petto, attorniato dai suoi collaboratori, dei e dee anche loro…Dio che si trova sotto le mani impazzite del pianista, Dio tra i palmi del Bandoneonista, Dio nella voce suadente di Cristina, Dio nell’instancabile chitarra di Eduardo e nei violini celestiali, Dio che mi realizza un sogno e ancora non mi crea il contatto con la realtà. Si inizia con Diferente, primo singolo estratto dal loro nuovo album, Lunatico, e dietro di loro – ben dieci le presenze sul palco- sul telone di cui vi parlavo, scorreva il video della canzone, adattato al live. Le luci facevano un effetto straordinario. Ogni ombra si liberava dal suo corpo per diventare essa stessa indipendente e suonare, ballare, farsi trasportare anche lei dal Tango dei "Gotan que es musica proibida". Si continua con "Notas" e "Amor Porteño", mentre la scenografia si fa sempre più interessante: immagini scorrono dinnanzi ai nostri occhi mentre si fondono ai suoni trasognanti e trasportanti di una musica che sembra provenire direttamente dal paradiso o dall’inferno…chissà… Per "Mi Confesiòn" appaiono gli ologrammi dei due rapper che accompagnano i Gotan. Anche qui, nelle scelte più azzardate, come quella di unire il rap al Tango, dimostrano la loro bravura, l’esperienza e il binomio Tango-Rap diventa uno dei momenti salienti della serata…Pero no soy satisfecho, non ancora… Gli elementi sul palco si susseguono e si scambiano di ruolo e di posizioni. Viola, violini, violoncello, piano alla mia sinistra; chitarra e vocalist alla mia destra; il centro dominato dal Bandoneon, da Philippe Cohen-Solal e Christoff H. Muller . Luci basse, atmosfera calda e Tutta Cristina Vilallonga in Celos. Si sentono in sottofondo i bicchieri di uno dei locali più in voga di Buenos Aires…indovinate quale… Stop alla presentazione del nuovo album…Quasi intravedo Astor Piazzola, Cristina è sempre lì e c’è ancora di più in Vuelvo al Sur. Il Bandoneonista è in estasi, per lui lo spartito non esiste, i suoi occhi si rivolgono o all’entusiasmo del pubblico o allo spartito dell’anima, dove le note sono ben più precise, il trasporto arriva fino alle dita e ogni suono viene concepito dalle emozioni e per questo è perfetto. Da "Vuelvo" al "Sur a Northe" e qui non si può non balzare dalla sedia. Mi ricompongo e ritorno al mio posto. Si riprende il nuovo album. "Tango Canciòn", "La Viguela", "Criminal", stavolta si fa sentire il pianista. Le sue dita sono impazzite, inutile portarle alla normalità, si intrecciano ai tasti, entrano in combutta, si riappacificano tra di loro…I pianisti, strani artisti: in un solo tasto racchiudono il senso di una canzone… Philippe ci ringrazia più volte: Thank you very much Napoli… Dove credi di andare Philippe…Esci subito fuori! Ed eccolo di nuovo sul palco: “Io sono qui -dice- ma voglio vedervi ballare!” Santa Maria! Santa Maria del Buon Aire: l’APOTEOSI! Tutto il pubblico è sotto il palco, i pochi tradizionalisti decidono di restare ai loro posti (Cattiva Idea)...Danziamo noi, tangheri appassionati! La violoncellista non si risparmia, è tutta muscoli e cuore in questa jam-session; l’archetto viene travolto in vortici vertiginosi, e lui, poverino, altro non è un piccolo pezzo di legno, si scuce e sfilaccia allo sforzo, alla tensione dei nervi, mentre lei, bellissima, continua senza curarsi del mezzo, congiuntasi definitivamente alla musica… Stravolti da tanta bravura, con le mani indolenzite per il troppo battere, ci ritrovammo alla fine di questo sogno, con le luci ormai accese, i fari rivolti verso di noi e nella testa il ricordo di un concerto che perdurerà per altri mille anni. Il fiume che prima aveva invaso il Belvedere pian piano si ritirava per riversarsi sulle gradinate ai confini dell’infinito, mentre un tappeto di stelle ci accompagnava verso casa in una nottata diversa e uguale dalle altre .

 

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Gotan Project

 

 
 

 

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