| Grande serata all’Underground di Caserta con i Fire Trails e per l’occasione 
 siamo riusciti ad intervistare il leader del gruppo ed ex Vanadium, Pino 
 Scotto. 
 Da quando militavi nei Vanadium, quanto e in che modo pensi sia cambiata la 
 scena Hard ‘n’ Heavy italiana?
 Mah, è cambiata nel senso che rispetto ad allora ci sono un sacco di musicisti 
 bravi, anche perché prima c’erano meno scuole e c’era meno interesse per questo 
 tipo di musica…adesso tutti i ragazzi vogliono fare metal, vogliono fare rock e 
 ci sono scuole; è molto positivo però purtroppo questa cosa ha messo in 
 circolazione un sacco di ******, c’è un sacco di gente che basta che mette giù 
 quattro accordi, fa la cover band e se ne va in giro a suonare e questo porta 
 via lo spazio ai musicisti, quelli veri… S’è creato un casino, la gente non ci 
 capisce più niente.
 
 Finita l’avventura con i Vanadium, dopo alcuni progetti da solista, sei 
 passato ai Fire Trails; come è nato Vanadium Tribute e quindi la scelta di 
 riproporre pezzi della tua vecchia band?
 E’ nato perché l’Underground Simphony m’aveva chiesto di riformare i Vanadium, 
 siccome a me non me ne frega sinceramente, allora io gli ho detto ”Senti, sto 
 mettendo su questa band” perché avevo appena conosciuto Steve, il chitarrista, 
 (che però stasera non c’è perché gli è nata la bambina), “possiamo fare un 
 album dove io scelgo un po’ di pezzi, ci sono due inediti…”. Mi hanno detto si 
 ed è nata questa cosa.
 
 Passando invece all’ultimo album che è Third Moon…
 Third Moon è il primo vero album dei Fire Trails…
 Che poi è un album concettuale, che parla dell’uomo, della sua evoluzione…
 Allora, il titolo, Terza Luna, è successa una cosa strana, che io per 2-3 anni 
 continuavo a sognare sempre queste tre lune, poi ho smesso di sognarle. Quando 
 io e Steve ci siamo messi a scrivere i brani, ho cominciato a pensare ai testi 
 e ho ricominciato a sognare queste tre lune. Mi sono immaginato questo bambino 
 che viene al mondo, un bambino indiano anche perché io sono molto legato alla 
 cultura indiana, questo bambino che viene al mondo per purificare gli animi, 
 quello che piacerebbe fare a me in questo mondo di m**** anche se so che è 
 un’utopia. Ed infatti i testi sono stati un percorso di questo bambino che 
 cresce fino a quando diventa vecchio e va a morire come fanno i vecchi indiani, 
 solo su una montagna, e dice di aver visto un mondo che si sta distruggendo da 
 solo.
 
 Nel periodo in cui non eri né coi Fire Trails né coi Vanadium, hai 
 intrapreso dei progetti da solista…
 Si ho accettato questa sfida di fare dei brani in italiano, sarebbe stato 
 troppo comodo scrivere gli stessi pezzi che scrivevo per i Vanadium, quindi è 
 stata una scelta, ho voluto fare un rock più legato al blues e in più scrivevo 
 in italiano che non è facile. Anzi adesso ti do una notizia in anteprima. Nel 
 ’91 è uscita una biografia su di me e la stiamo aggiornando ancora adesso, 
 stiamo provando 12 di miei pezzi, quelli in italiano con Saturnino al basso, il 
 bassista di Jovanotti, mio grande amico, grande rockettaro, Sergio Pescara alla 
 batteria e Steve il mio chitarrista, stiamo preparando un live dove ci saranno 
 molti ospiti che canteranno con me e uscirà anche il mio libro.
 
 Durante la tua carriere ti sei trovato a contatti con figure di spicco quali 
 Iron Maiden, Black Sabbath… quali sono le esperienze che ti sei portato dietro, 
 o qualche aneddoto che puoi raccontarci?
 Mah, l’aneddoto più bello è stato al Monsters of Rock del ’91 quando mi sono 
 t******* la moglie del cantante di un altro gruppo… beh, poi ho avuto modo di 
 conoscere tanti personaggi di cui sono amico ancora oggi e poi ho girato quasi 
 tutto il mondo…
 Tornando ai Fire Trails, come vedi il futuro del gruppo, avete altri 
 progetti in cantiere?
 Mah, io vivo giorno per giorno, non voglio ipotecarmi il futuro perché porta 
 solo sfiga, comunque attualmente stiamo lavorando all’album nuovo e abbiamo già 
 alcuni pezzi in cantiere.
   P.S. Cosa dirvi del concerto? Se lo avete perso: ahiaiaiaiaiii! |  |