Underground Music Hall: serata con i Damage Inc. e dei Garden of Heaven

Le cover bands di Metallica e Guns n’Roses in una serata di fuoco a Caserta - 19 Aprile 2007

Articolo e foto di Amedeo Fosso


Non sarà un giovedi come gli altri all’Underground Music Hall di Via Napoli, e lo si capisce sin dalle prime ore della serata: più di duecento persone divise fra fanatici del rock e semplici amanti della buona musica si riversano nella oramai più famosa “music hall” casertana per assistere al debutto sulle scene dei Damage Inc. e dei Garden of Heaven, cover bands rispettivamente di Metallica e Guns n’Roses. Mentre la gente forse comincia a chiedersi “E’ già Sabato all’Underground!?”, ecco partire come in stile Metallica il brano “The Ecstasy of Gold” di Ennio Morricone, miglior preludio possibile per accendere la notte e riversare tutti di fronte all’esile ma oramai importante palco-isola dell’Underground, ed ecco i pesanti accordi di From whom the bell tolls per poi passare a far vibrare le corde con quelli che sono i pezzi più rappresentativi del metal. Infatti, con scioltezza e padronanza si sono susseguiti le vibranti e aggressive sonorità di brani quali Creeping death, The four horsemen, Damage Inc. ed Enter sandman. All’appello “Ed ora cosa volete ascoltare!?”, si è alzato un unico grido tra i presenti: “Master, Master!” ed è a quel punto che si è raggiunto l’apice di coinvolgimento: Master of Puppets, autentico “manifesto” del metal mondiale viene accompagnata dai cori del pubblico delirante presente al locale con decine di mani alzate e teste annuenti in perfetto stile metal. Di contorno, i pezzi più melodici ma comunque di impatto, quali The unforgiven, e Fade to black. La prima parte della serata finisce con una versione medley di Welcome Home (Sanitarium) e Seek and Destroy. Alla batteria uno strepitoso e scatenatissimo Clemente Romano, grazie al quale tutti pezzi sono stati caratterizzati da un’intrinseca energia, e al basso Arturo Cassella, che ha dato corposità e potenza al sound complessivo.
Passando alle chitarre, da una parte c’era Gianluca Gentile e dall’altra Giuseppe Balducci. I due si sono alternati nell’eseguire le parti ritmiche e soliste, risultando entrambi sorprendenti nell’eseguire gli assoli con estrema precisione ed impeccabilità. La notevole preparazione tecnica dei due era evidente.
Alla voce, ha stupito la capacità di padroneggiare il palco e di fomentare il pubblico di Marco Basile, oltre ad una notevole e coinvolgente esecuzione dei pezzi.
Dieci minuti di pausa e, dopo una introduzione a tratti mistico asiatica ecco i Garden of Heaven traghettati da un esuberante Anthony W. Heaven alla voce e dal virtuosismo del chitarrista Gaetano Provolo, ecco intonare le note di “Nightrain”: il pubblico a quel punto si riversa nuovamente di fronte al palco, e nel susseguirsi, ecco “It’s so easy”, “You could be mine” e “Sweet child o’ mine”… solo il preludio allo scatenarsi di una autentica atmosfera sullo stampo del miglior Woodstock sulle corroboranti note di “Welcome to the Jungle!” non sembra più di essere all’Underground, si assiste a scene di delirio puro, placate solo dalle dolci note di “Don’t Cry”. La serata continua con “My Michelle”, “Knockin’on Heaven’s Door”, “Think about you” e “Live and Let Die” prima di dare il colpo di grazia con la ben più blasonata “Paradise City” utile tra l’altro a mettere in risalto le doti alle percussioni di Raffaele D’Anna. Completano la formazione Giovanni Pellegrino alla chitarra e Cristian al basso

Insomma una serata atipica quanto coinvolgente all’Underground, … chi di voi oggi potrà dire agli amici: “Io c’ero!?”.
 

 

 

 Garden of Heaven

 

 

 

Damage Inc.

 

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