Settembre al Borgo 2008: Davide Enia, I capitoli dell’infanzia

Casertavecchia (CE), 4 Settembre 2008

Articolo e foto di Pia Di Donato

Cos'è un "cunto"? è un coivolgimento totale in cui voce, atteggiamenti, mani, corpo partecipano ad un racconto che ha tante facce, tante persone, tanti risvolti e che sembra non aver avuto mai inizio e che mai avrà fine.
Davide Enia, solo sul palco, ci ha tenuti avvinti con un continuum di parole in cui storie e persone si incontrano, si separano, nascono e muoiono. Momenti tristi, allegri, solari e cupi si alternano come nella vita di tutti i giorni con un dialetto siciliano "pulito" come quello che userebbe un "anziano" per parlare con un forestiero: ogni tanto scappa la parola in dialetto ma le mani e il corpo la rendono magicamente comprensibile.
Quell'unica presenza sul palcoscenico è capace di interpretare tanti personaggi, "maschi e femmine", tutti veri e puliti.
Discreto ma significativo l'accompagnamento musicale: il brano iniziale e finale in particolare (una lamentazione sulla morte di un figlio originaria di Diamante) mi ha impressionato per la somiglianza con il Miserere di Sessa Aurunca

Comunicato

4 Settembre, Piazza Duomo, Ore 22.30, Davide Enia, I capitoli dell’infanzia, scritti e diretti da Davide Enia
musiche originali dal vivo Giulio Barocchieri e Rosario Punzo
scene Giorgio Regina
luci Giorgio Cervesi Ripa
produzione Teatro Eliseo / Santo Rocco e Garrincha
in collaborazione con Asti Teatro e Fandango
I capitoli dell’infanzia sono il primo tassello di un ciclo di storie più ampio che accompagnerà l’intero arco della vita di tre fratelli.
La città che ìddi attraversano e s’insìgnano a conoscere è Palermo, città di pietra e di sole da cui nasce il “cunto”. Il più grande dei tre fratelli si chiama Angelino. Ha lo sguardo trafittìvu come una freccia, la curva delle labbra come la curva del fiume ed è bello come un agosto, e come agosto non ha pioggia accussì i suoi occhi non conoscono lacrime, Angelino che partirà per la guerra e che sul campo di battaglia morirà, due volte.
Il mezzano è Antonuccio. Parla in sogno con il pesce squalo, sta scoprendo la sessualità ed è agli occhi di tutti caro e prezioso come un ricordo tanto dolce e segreto che si è disposti a morire pur di difenderlo.
Il piccolo è Asparino, che osserva non soltanto con gli occhi, che da grande vuole abitare in una casa da dove si vede il mare e che desidera ardentemente abbracciare gli alberi, Asparino che diverrà il custode dei segreti della città di Palermo.
Chìsto è l’inizio della storia.
Gratuito

Consulta: Settembre al Borgo 2008

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