Magicaboola Brass Band

Mouzon

Coryell

De Francesco

Teano Jazz 2009:  Serata finale

Teano, 5 Luglio 2009

Articolo e foto di Gero Mannella

Teano, 5 Luglio. Fuochi d'artificio per la serata finale del Teano Jazz 2009.
Prima c'è stata la goliardica esuberanza della Magicaboola Brass Band, che ha attraversato Teano alla maniera delle bande delle feste patronali, regalando però tutt'altri sound, dove la tecnica di base di apprendisti jazzmen si è fusa al divertissement che sembrava disceso dai padri di New Orleans. Un esperimento senz'altro riuscito, che ha avuto l'effetto di spargere il seme del jazz tra la cittadinanza oltre che localizzarlo in una sua nobile enclave.
Dopodiché l'evento clou: Coryell-DeFrancesco-Mouzon. Ovvero due celebrate cariatidi del jazz-fusion ed il deus ex machina dell'organo Hammond.
Larry Coryell è un antesignano del melting pot, prima ancora che a questo termine fosse accostata l'etichetta di fusion, provenendo dall'esperienza blues e jazz-rock, dai duetti con Gary Burton, dai trii con McLaughlin e De Lucia, ed essendo stato band leader degli Eleventh House's all'epoca delle chiome fluenti e afro, delle zampe d'elefante, dell'R&B della Tamla Motown.
Suo compagno di merende d’un tempo il poderoso Alphonse Mouzon, altrimenti noto per essere stato il primo drummer dei Weather Report, protagonista di pietre miliari cross-over tra funky e jazz, nonché session man con Carlos Santana, Stevie Wonder, Eric Clapton, Jeff Beck a altri.
Di una generazione successiva Joey De Francesco, organista per vocazione e tradizione familiare, che ha regalato un second spin all’Hammond B-3, disancorando il suo sound da un’esperienza musicale circoscritta ai 60thies, e riproponendolo in esperienze duo-trio dal mainstream all’avant-garde. E al di là della scenografia vedere questo big man suonare e sdrucciolare sugli alti, col piede sinistro che instancabile disegna le trame del basso su una pedaliera invisibile, è di per sé uno spettacolo.
Si parte con lo swing di “Be Bop Do Bop”, con De Francesco che dà il primo saggio di scale vertiginose, per poi planare sulla ballata “Fly Me To The Moon” con la magia evocata dai barré di Coryell, ed un a solo di Mouzon. “Impressions” di John Coltrane è il pretesto per una cavalcata più cool che modale, alla maniera di Milestones.
Coryell sembra un diesel: qualche diacronia con la ritmica agli attacchi, una cadenza iniziale segmentata, quasi mandolinesca, per poi abbandonarsi a fraseggi godibili con armoniche a profusione. “Our love's here to stay” comincia con la magia di un arpeggio prolungato del chitarrista che sembra un rimbalzo delle sperimentazioni elettroacustiche di Ralph Towner e degli Oregon, per poi montare con l’incalzare della ritmica in un bop vertiginoso alla Kenny Burrell.
Mouzon talvolta è fuori dalle righe, troppo impetuoso per un organico così ridotto e frequenze così vibratili (ogni tanto si percepisce l’effetto elefante nella cristalleria).
Segue una concessione al sound degli Eleventh House's con “Funky Waltz” e DeFrancesco che si divide tra giro di basso e scoperta delle nuove frontiere del B-3.
L’episodio più intenso, lirico e lieve, è l’evansiano “Very Early”, mentre l’ultimo omaggio è per Bobby Timmons e la sua celeberrima “Moanin’”.
Un concerto che sarà piaciuto in particolare ai jazzofili d’annata, per la particolare commistione di suoni, frasi degli incisi, racconti, evocazioni.
Un concerto sul filo della memoria, del come eravamo, del Paradise Lost. Ma un viaggio a ritroso fatto con una sensitività contemporanea, e per questo coinvolgente anche per chi quell’epopea non l’ha vissuta a pieno e gli è pervenuta solo un’aura preziosa, un po’ retrò, un po’ vintage.

consulta: Teano Jazz Festival XVII edizione

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