Rivoluzione 109

A'cumba

Foto: courtesy by Annarita Pellegrino & Nico Pisanti

 

Al Black Cat “The great tribute battle”: Fabrizio De André Vs. Rino Gaetano

Caserta, 12 Marzo 2010

Articolo di Giuseppe Vuolo

12 Marzo 2010. È stata davvero una piacevole serata quella che il Black Cat ha dedicato alla prima “Great tribute battle”: l’intenzione della rassegna (che verrà riproposta ogni venerdì sera) è quella di mettere l’una di fronte all’altra due tribute band dei più grandi artisti dagli anni Settanta ad oggi. Lo storico locale di Via Santa Chiara si è mostrato il luogo ideale per questa contesa in cui l’importante – s’intuisce subito – non è tanto prevalere ma semplicemente celebrare tutti insieme la buona musica, in una sorta di gioioso gemellaggio.
Perfetti interpreti dello spirito della serata, hanno felicemente diviso il palco la tribute band deandreana degli ‘A Cumba e i giovanissimi Rivoluzione 109 per la musica di Rino Gaetano. La sala è apparsa piena già prima delle 22 ed in effetti lo era, in quanto i tavoli erano tutti occupati, ma il pubblico continuerà ad affluire anche dopo tale orario, riempiendo gli ultimissimi spazi disponibili, restando inevitabilmente in piedi. C’è una bella atmosfera nell’aria, ci si conosce quasi tutti, e tutti, chi più chi meno, con lo stesso background musicale, cresciuti con le stesse sonorità e gli stessi miti.
I primi ad esibirsi sono stati gli ‘A Cumba. Cosa dire di loro? Forti del largo consenso trovato sin dalle primissime esibizioni, propongono, ancora una volta, il consueto, travolgente repertorio del cantautore genovese, sostenuto da esecuzioni tecnicamente sempre ben curate e da soluzioni anche originali negli arrangiamenti. L’espressione migliore di questa sintesi riuscita è stata “Il ritorno di Giuseppe”, soprattutto nei trascinanti intermezzi strumentali. Oltre a questo, hanno strappato meritati applausi anche “Volta la carta”, “Il bombarolo”, “Bocca di rosa”, “Prinçesa”. L’unico cruccio per il pubblico è di non aver potuto ascoltare i tanti altri pezzi meritevoli della scaletta (il grande assente: “Il pescatore”) per ovvi motivi di tempo.
Dopo il primo concorrente di quest’allegro duello, è stato il turno dei Rivoluzione 109.
C’è grande attesa per il debutto di questo quintetto, presentatosi con un seguito di parecchi sostenitori, la maggior parte “convocata” tramite il tam-tam dei vari social networks del web, oltreché dal tradizionalissimo passaparola. Con quale pezzo cominciare il loro primo concerto? In questo caso con quello da cui hanno tratto il nome del gruppo: “E io ci sto” (“Mi alzo al mattino con una nuova illusione / e prendo il 109 per la rivoluzione”). All’attacco delle prime note già si avverte quella che rappresenterà la caratteristica della loro esibizione: questo gruppo ripropone i grandi classici di Rino Gaetano riarrangiati in chiave spudoratamente rock, con ritmi quasi sempre accelerati rispetto ai brani originali e innesti di chitarra elettrica distortissima. A tratti, le canzoni hanno assunto decise coloriture ska (come nel caso di “Spendi spandi effendi” e “Nuntereggae più”), altre (“Agapito Malteni, il ferroviere”, “E cantava le canzone”, l’immancabile “Gianna”) sono comunque risultate veloci ed energiche, spesso condite con riferimenti del cantante alla situazione politico-sociale attuale (per rendere l’idea: “L’operaio della FIAT – la 1100” è stata idealmente dedicata agli operai di Termini Imerese, di Pomigliano e di tutti coloro che in questi ultimi tempi vengono travolti dalla crisi economica).
Se c’è da trovare una pecca in questa prima esibizione dei Rivoluzione 109, è stata l’estensione vocale di Donato Barbato, non sempre sufficiente per alcuni acuti, ma bisogna pur dire che nel caso di Rino Gaetano (come anche nel caso di De André, del resto) i malcapitati cantanti si devono confrontare con mostri sacri della canzone, con qualità canore non comuni e voci – i fans lo sanno bene – giustamente definite “insostituibili”.
Tuttavia il risultato è stato più che apprezzabile, il ritmo ha portato gli spettatori a cantare a squarciagola e a ballare nel minuscolo spazio davanti al palco e persino sulle sedie. In mezzo alla folla saltellante, divertiti come non mai, c’erano gli stessi componenti degli ‘A Cumba, e con questo si capisce (o, meglio, si realizza) che una sfida, una “battle”, non può veramente mettere l’uno “contro” l’altro due grandi della storia della musica italiana come il poeta Faber e l’irriverente giullare di origini calabresi: perché li si vorrà sempre bene a tutti e due, allo stesso modo, come alla mamma e al papà.
Il prossimo appuntamento della rassegna è per venerdì 19 per un altro interessantissimo scontro/incontro con il progressive dei Genesis (con i Mad man moon) e il rock psichedelico dei Pink Floyd (con il Pulse project).

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