Capua

Antonio Ghirelli

Angelo Callipo


Gianni D'argenzio

Antimo Cesario

Foto di Gianni Izzo

Foto Luigi Di Caterino

Eclissi parziale

Peppe Servillo

Fausto Mesolella

Marcio Rangel

Francesca Melandri

Margherita Di Rauso

Mario Venuti

 

Capua il Luogo della Lingua festival

Capua (CE), dal 21 al 30 maggio 2010

Comunicato stampa

Torna dal 21 al 30 maggio Capua il Luogo della Lingua festival, la rassegna promossa dall'associazione Architempo che coinvolge la città di Capua ogni fine maggio e che vede la letteratura attorniarsi di altrettanti validi strumenti: il cinema, il teatro, l’arte visiva e quella multimediale, la musica e tutte le sue declinazioni, l’architettura e la scultura. Una poliedricità che appartiene al linguaggio, anzi ai linguaggi, che non poteva non essere celebrata a Capua, uno dei luoghi simbolo dell’espressione che prima di ogni altra ci appartiene, la lingua italiana.
E’ a Capua, infatti, “altera Roma” secondo Cicerone, considerata “Porta del Sud” fino all’ Unità d’Italia, che nel 960, precisamente 1050 anni fa, si ha la “Carta di Capua” o “Placito Capuano”.
La “Carta di Capua” è unanimemente riconosciuta dagli storici come il primo documento del volgare italiano. L’idea di ispirarsi a essa per il tema di un festival nasce proprio dall’esigenza di sottolinearne l’importanza per il nostro patrimonio linguistico e culturale.
Quest’anno il festival giunge alla sesta edizione, arricchendosi della prima edizione del "Premio Falerno Primo Romanzo". Il Premio, dedicato agli autori esordienti, nasce dall’idea di suggellare il “gemellaggio” storico tra vino e letteratura, per dare rilievo all’importanza del Falerno, primo D.O.C.
dell'enologia mondiale, vino famoso dell’antica Roma, cantato ed esaltato indistintamente da tutti i poeti della classicità, che ancora oggi si produce in diverse zone della provincia di Caserta.
L’antica e affascinante città, testimone privilegiata del passaggio della storia nel nostro territorio, si trasforma nei giorni del festival in palcoscenico. Cultura, letteratura, teatro, musica, arte, gastronomia si fondono a Palazzo Lanza per dare vita ad un unico grande spettacolo dal vivo.
Un’operazione di ricostruzione di un’identità culturale del territorio, fondamentale per immaginare un futuro possibile.
 Ex Libris Palazzo Lanza 14 maggio alle ore 12.56 Rispondi
Capua il luogo della Lingua festival sesta edizione
Programma
Venerdì 21 maggio Cortile Palazzo Lanza
- ore 19.00, Inaugurazione festival. Anna Solari Garofano Venosta in "Capua il Luogo della Lingua: 960-2010 I millecinquanta anni della lingua italiana"
Gariperto, Mari e Teodemondo testimoniando in favore dell’abate di Montecassino: “Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni li possette parte sancti Benedicti”, avrebbero mai immaginato la lunga storia della nostra lingua con il loro ‘balbettante italiano’?
Eppure questo breve testo in volgare è a fondamento della nostra identità, non solo linguistica.
Ed è nella nostra città che questo ‘monumento’ viene registrato in un atto notarile, il Placito di Capua, redatto in latino, ma con la suddetta formula del giuramento in volgare. Il documento racconta di una vertenza sorta tra il laico Rodelgrimo di Aquino e l’abate Aligerno di Montecassino, per una questione di proprietà terriera.
Nel processo celebrato a Capua, il 30 marzo 960, dinanzi alla corte del Principe longobardo, l’abate contesta a Rodelgrimo il possesso di alcune terre da lui usurpate e chiama a discolpa, per confermare i diritti del Monastero, i tre testimoni che giurano e si esprimono in una ‘forma volgare’ elaborata dal giudice di Capua, Arechisi.
Rodelgrimo che riferisce di aver ricevuto in eredità dai suoi avi quelle terre, senza produrre alcuna prova, è costretto ad accettare l’istituto dell’usucapione, e quindi a soccombere dinanzi al diritto di S. Benedetto! In questa ‘carta’, come in tutte le prime manifestazioni scritte del volgare, è il notaio, il giudice il copista ad accogliere, nel repertorio scritto latino i primi segni del parlato romanzo, nobilitandolo in una forma latina, ma con un linguaggio semplice e piano.
Il Placito di Capua sarà riconosciuto primo documento ufficiale della lingua italiana, perché l’uso del volgare è consapevolmente e esplicitamente distinto dal latino e articolato in una frase sintatticamente autosufficiente.
Inoltre, questo uso evidenzia una volontà di dare una registrazione fedele della realtà, sia nell’atto scritto che nella lettura che se ne darà, nella lingua comprensibile all’uditore o al lettore. Non è un caso, infine, che il primo documento dell’uso ufficiale di un volgare italiano ci venga da un Principato longobardo del Sud della penisola (quale allora era Capua), dove la vita politica durava autonoma e ininterrotta da ben quattro secoli. In quel momento “soli…..tra i dominatori del nostro Mezzogiorno, i Longobardi della Campania parlavano la lingua delle popolazioni locali.”
- ore 19.30, Nadia Verdile incontra Antonio Ghirelli autore di "Una certa idea di Napoli" (Mondadori)
Un viaggio nel “paradiso abitato da diavoli”, come ebbe a scrivere Goethe. Gesta, epidemie, speranze e sconfitte di un “popolo grande” come quello napoletano, rievocate con lo spirito di un flâneur appassionato e indomito. Tra le suggestioni di una storia antichissima, leggende popolari e atmosfere da Belle époque ormai sbiadite, Ghirelli ci ricorda che “una certa idea di Napoli” è quella fiamma sempre viva che ogni suo cittadino porta con sé.
Tra parole e musica, diario intimo e acuta cronaca di costume, il ritratto romanzesco, ma tutto vero, di una città unica e magica.
Antonio Ghirelli è nato a Napoli nel 1922. Giornalista, saggista e scrittore, è stato direttore di quotidiani, settimanali e del Tg2. È stato partigiano combattente durante la guerra di liberazione, militante nel PCI fino al 1956, per poi aderire al Partito Socialista, capo ufficio stampa della Presidenza della Repubblica con Sandro Pertini e portavoce del governo Craxi.
Ha pubblicato, fra gli altri: “Storia del calcio in Italia” (Torino, 1954), “Storia di Napoli” (Torino, 1973, nuova ed.1992), “Napoli italiana” (1977), “Un’altra Napoli” (1993)”, “Caro Presidente” (Rizzoli, 1981) dedicato a Sandro Pertini, “Effetto Craxi” (Milano, 1982), “Napoli operaia” (Napoli, 1993), “Donna Matilde” (Venezia, 1995) per Mondadori (2001), nel 2004 “Democristiani - Storia di una classe politica dagli anni Trenta alla Seconda Repubblica” in cui l’autore, attento osservatore della storia politica Italiana, racconta il percorso individuale e pubblico dei cattolici al potere che hanno fatto l’Italia della seconda metà del Novecento, e “Aspettando la rivoluzione” nel 2007.
Sabato 22 maggio Cortile Palazzo Lanza
- ore 22.00, Kaos Teatro presenta Elisabetta Mason e Angelo Callipo in “E mi me ne so andao…” di Angelo Callipo
Questo spettacolo è un viaggio dove la partenza è certa, il ritorno sospeso. È un incastro di suggestioni, in cui la lingua si trasforma in linguaggi, i linguaggi in emozioni, le emozioni in radici. In queste radici la lingua scava, il mare, la laguna, i vicoli, i canali, le pietre diventano sillabe, accenti, tonalità, tappe di un percorso sonoro che da Napoli conduce a Venezia. Due città, due terre, due lingue. Un’infinità di storie da raccontare. Così il racconto si traduce in vero e proprio esercizio di affabulazione, la parola si declina nelle mille sfumature di cui un dialetto può essere capace, i toni si mescolano, l’amaro convive con l’ironia, la meraviglia e lo stupore con la realtà più cruda.
“E mi me ne so andao…” nasce come produzione originale per “Capua Il luogo della Lingua festival” e viene proposto nell’edizione 2010 come prima nazionale, successive repliche a Venezia previste nei mesi di maggio e giugno.
Domenica 23 maggio Cortile Palazzo Lanza
- ore 18.00, Salotto ‘800 : “Voci di romantiche signore”. A cura del Gruppo Vocale Sancarliano Cantori Neapolitani. Soprano: Angela Cantiello, Contralto: Antonietta Bellone, Pianoforte: Rossella Vendemia (Ideazione programma Angela Cantiello)
La sensibilità salottiera e romantica espressa con delicati tocchi di colore vocale e pianistico.
Programma: F.Mendelssohn Ah! - Se in un solo accento, G.Rossini - La promessa, G. Donizetti - La lontananza, F. Mendelssohn - Come poss’io, G.S. Mercadante - La palomma, G. Donizzetti - Lu trademiento, F. P. Tosti - Napoli, G. Rossini - Duetto buffo dei gatti, F. Mendelssohn - Saluto, Anonimo - Trippole trappole (Bis)
- ore 19.00, Antimo Cesaro in "Teratocrazia". Sulle note del sax di Gianni d’Argenzio riflessioni sul pensiero politico del mitico Odisseo a margine della presentazione del volume di Antimo Cesaro "Lo sguardo di Ulisse", 2009
Antimo Cesaro, docente di Scienza e filosofia politica e di Teoria e analisi dei simboli presso la Facoltà di Studi politici della Seconda Università degli Studi di Napoli, è presidente del C.R.E.S.O., il Centro di Ricerche sull’Ermeneutica Simbolica dell’Opera d’Arte di Napoli.
Studioso del pensiero politico del Rinascimento e di simbolica politica, ha concentrato i suoi interessi scientifici sulla simbolica del potere dell’età federiciana e sul pensiero di Tommaso Campanella con cui condivide lo spirito bizzarro e peregrino nonché la prospettiva utopica. In quest’ottica si pongono i suoi interventi nell’oziosa città di Capua. Ospite dell’Associazione Architempo negli scorsi anni si è prodotto in due “memorabili” (a detta dei pochi che hanno avuto il coraggio di sopportare le sue elucubrazioni) performance-relazioni: Il ductus del silenzio. O l’elogio dello scarabocchio e il De contemptu mundi (significantis) o della catastrofe ermeneutica. Quest’anno tenterà di tediare il meno possibile il generoso pubblico proponendo una riflessione dall’incoraggiante titolo Teratocrazia. Note sul pensiero politico del mitico Odisseo.
Luigi Caterino nasce a Mugnano di Napoli nel 1982 e vive a San Cipriano d’Aversa.
Si avvicina alla fotografia reportagistica spinto dalla necessità di capire il mondo partendo dalle sue radici e dalle contraddizioni che caratterizzano la Provincia di Caserta. La fotografia gli permette di approcciarsi alla realtà in cui vive in maniera più consapevole e di osservare sotto una luce diversa il suo quotidiano. Pubblica il prodotto della sua personale visione della realtà su alcuni social network. Decisivo è stato l’incontro con Roberto Saviano che, osservando le sue foto in rete, ha creduto nelle sue capacità di raccontare il territorio. Da questa esperienza nasce una collaborazione che trova sbocco nella pubblicazione del reportage fotografico “Città dell’uomo” per il trimestrale “Nuovi Argomenti” con nota introduttiva dello scrittore napoletano. Partecipa nell’aprile 2007 al “Fotografia Festival Internazionale di Roma”, con una sua foto, selezionata per la mostra fotografica CONFINI/BOUNDARIES. Da tre anni sviluppa un percorso di ricerca sul territorio casertano, su i suoi mutamenti e il rapporto tra questo e l’azione umana. Ha pubblicato reportages per giornali internazionali quali Libération e The Courier e per riviste italiane come Nigrizia. Collabora con il mensile Fresco di Stampa. Ha realizzato la mostra fotografica “Man nevertheless men”, presso l’ambasciata italiana a Riyad, Arabia Saudita, in occasione del festival del cinema europeo del 30 maggio 2009, con testi degli antropologi Ilaria d’Auria e Luigi Mosca con il quale collabora dal 2008 curando diverse mostre che hanno avuto come oggetto il litorale domitio nelle sue componenti paesaggistiche e antropiche. Altre collaborazioni con i fotografi
Giovanni Izzo e Valerio Bispuri.
Luigi Mosca nasce a Campobasso il 25 giugno del 1980. Laureato in Lettere moderne con indirizzo nelle scienze antropologiche all’Università degli studi di Perugia, conduce dal 2007 una ricerca etnografica sui fenomeni migratori e le tematiche della salute e dei diritti di cittadinanza dei migranti, nell’ambito del Dottorato Internazionale in antropologia ed etnologia e in cotutela con l’Université Libre de Bruxelles, presso la quale ha soggiornato nel corso del 2008. Su questo tema ha pubblicato un articolo sulla rivista di antropologia ACAB ed è in corso di pubblicazione un suo contributo su migrazione, stato e antropologia frutto di un seminario di ricerca svolto presso l’Università di Perugia coordinato dal Prof. Giovanni Pizza. Ha inoltre partecipato alla realizzazione di un volume collettaneo dal tema Caserta Futura, ideato e curato da Antonio Iorio e Massimiliano Palmese, attualmente in corso di pubblicazione. Dal 2007 lavora come operatore di strada e mediatore presso gli ambulatori e l’unità di strada dell’Associazione Jerry Essan Masslo a Castelvolturno e dal 2009 collabora come autore di reportage con il mensile Fresco di Stampa.
Con Luigi Caterino collabora dal 2008, con il quale ha curato diverse mostre che hanno avuto come oggetto il litorale domizio nelle sue componenti paesaggistiche e antropiche.
- ore 21.30, Raccontago sotto le stelle. In collaborazione con Casertango e Trasnochando una notte di tango a Palazzo Lanza
Giovedì 27 maggio Cortile Palazzo Lanza
- ore 19.00, Presentazione mostra fotografica "Il litorale Domitio tra storia ed utopia", fotografie di Giovanni Izzo, Luigi Caterino, testo di Luigi Mosca
“Un cielo ovattato di nuvole basse, che lascia tuttavia traspirare dagli spiragli bagliori di primi soli primaverili. L’inverno comincia a volgere al termine, lasciando negli squarci di luce un presagio di primavera. Sotto questo cielo, attraversato da una trama di sfumature di grigio, due viaggiatori arrivano sul litorale domizio. Il loro viaggio si sviluppa nell’intreccio dei loro sguardi: non sono visioni separate, linee parallele destinate a non incrociarsi; essi camminano fianco a fianco sfiorandosi, disegnando un doppio percorso che si costruisce di rimandi e connessioni molteplici, attenti tuttavia a non sovrapporsi. Sono animati da una stessa passione per la rappresentazione e la conoscenza che da questa può derivare, sono entrambi legati a doppio filo al territorio che attraversano. Forti di questa comunanza di radici e passioni, Giovanni Izzo e Luigi Caterino hanno voluto conservare una propria specifica visione del litorale domizio e una personale impostazione metodologica nel rappresentarlo, nella convinzione che proprio la molteplicità di sguardi e di approcci sia il modo migliore per restituire la complessità di questo luogo. [...]” Luigi Mosca
Giovanni Izzo, “carattere schivo e tenace”, come scrisse Peppe Alario, è nato a Grazzanise (Ce) nel 1953. Ha frequentato l’Istituto d’Arte e successivamente si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Decisivo l’incontro con Mimmo Iodice, del quale è stato allievo seguendone il prezioso insegnamento ben oltre la durata del corso all’Accademia. Si dedica da trentacinque anni alla fotografia commerciale e alla fotografia di ricerca in ambito architettonico e archeologico.
Ha esposto alla Biennale di Venezia nel 1978. Ha ottenuto riconoscimenti critici su fondamentali riviste nazionali ed internazionali di fotografia, tra le quali: “Fotografo Professionista”, “Progresso Fotografico”, “Photo International”, “Photographies”, “Dove”, “Bauwelt”, “Posh”. Si è affermato al Kodak European Gold Award che ha giudicato le sue immagini in linea con lo standard di eccellenza per il ritratto artistico e creativo, si è classificato secondo al premio nazionale tematico sul ritratto promosso da Digital Workshop. Izzo è stato incaricato da Kodak di realizzare test sulle pellicole, mentre dal 2002 al 2007 ha collaborato con Canon-Italia. È in libreria da fine aprile il suo nuovo libro “Promised Land”, Federico Motta Editore, uno spaccato sui volti dei migranti che dall’Africa giungono a Castel Volturno, sui loro occhi e il loro carico di emozioni.
- ore 20.00, Marinella Carotenuto presenta "Eclissi parziale nel cielo di Castelvolturno". Intervengono: Rosaria Capacchione (giornalista e scrittrice), Francesca Sapone (Consigliera di Parità Provincia di Caserta), Vincenzo Ammaliato (giornalista), Jean Renè Bilongo (mediatore culturale), Angelo Ferrillo (responsabile immigrazione ARCI Caserta), Suor Rita Giaretta (responsabile Casa Rut)
- ore 21.30. Presentazione documentario “Eclissi parziale” una produzione Effetto Vertigo, introduce Francesco Massarelli (direttore artistico Cineclub Vittoria Casagiove), segue degustazione di mozzarella e Asprinio di Aversa
 Il nuovo film prodotto da Gaetano Ippolito è un viaggio al fianco dei medici e degli infermieri del 118 operante sul territorio di frontiera di Castel Volturno. La decisione di salire su un'ambulanza è maturata mentre si concludeva la lavorazione del real movie «La Domitiana. Dove non c'è strada non c'è civiltà», diretto da Romano Montesarchio e prodotto dalla Effetto Vertigo dello stesso Gaetano Ippolito. Le riprese de La Domitiana, sono state il momento in cui come un caleidoscopio il territorio del litorale casertano ha mostrato le sue mille sfaccettature, le sue infinite storie, declinate nelle vite di centinaia di persone di razze, etnie, nazionalità, religioni e culture diverse. Ippolito ha così deciso di raccontare quella umanità molto spesso abbandonata a se stessa, nei suoi aspetti più tragici e drammatici, quelli della malattia, dell'incidente, in una parola sola: del dolore. «Ho avuto modo di vedere da vicino la sofferenza - ha detto Ippolito - come è capitato quando una sera siamo andati al centro di accoglienza per gli immigrati. Centinaia e centinaia che dormivano sulle scale, sui tavoli, a terra. Uomini e donne che non avevano niente, a cui è stata rubata anche la dignità. I ragazzi del 118 hanno soccorso una ragazza di colore picchiata in viso e stuprata. Una ragazza che continuava a dire di voler ritornare in Africa. Quello che mi ha colpito è stata la faccia sconvolta dell'autista dell'ambulanza, che mi ha poi confidato che in tanti anni di lavoro a Castel Volturno, non aveva mai sentito da una persona di colore che avesse il desiderio di ritornare in Africa». Un'umanità eclissata, proprio come il titolo del film: «Eclissi parziale».  http://www.eclissiparziale.com/
- ore 22.30, Hard to get in concerto, performance live con le musiche della colonna sonora del documentario “Eclissi parziale”
Venerdì 28 maggio Cortile Palazzo Lanza
- ore 19.00, Inaugurazione mostra fotografica di Guido Giannini "Letture". Intervengono Alessandro Cenni e Cecilia Banfi
Guido Giannini è nato a Napoli dove vive tuttora. Dopo varie esperienze lavorative e un bagaglio di studi irregolari, inizia a fotografare alla fine degli anni ’50. Ha tenuto personali a : Acerra, Angri, Benevento, Caserta Vecchia, Ceppaloni, Follonica, Giugliano, Messina, Milano, Napoli, Nola, Palermo, Pozzuoli, Roma, Rozzano, San Lupo, Sant’Antimo, Sant’Arpino, Scisciano, Solighetto, Somma Vesuviana, Succivo, Torre del Greco e Vico Equense. Ha partecipato, inoltre, a varie collettive. Ha pubblicato: Sopravvivenza Sopravvivenze La Casa Usher - Firenze 1986; Immagini allo specchio Galzerano editore - Casalvelino scalo (SA) 1993; Luoghi d’Autore Edizioni Intramoenia - Napoli 1995; Il manifesto Venti foto Edizioni La Città del Sole - Napoli 1998; Dieci foto per il Mondo Edizioni il Chiostro - Benevento 2000; Le Miniere di Tufo (La Città sotterranea) De Angelis Editore - Avellino 2001; Letture Edizioni il Chiostro - Benevento 2007. Collabora con: Il Manifesto, Il Mattino, La Repubblica, Liberazione, LiberEtà, L’Unità, Qui Touring, Rocca.
LEGGERE è un atto che si può compiere stando in piedi o sdraiati. Appoggiati a un muro o accoccolati sotto l’arco di un portale secentesco, inerpicati sul ramo di un albero o seduti su uno sgabello in precario equilibrio su un molo. Da soli o in compagnia, vendendo le caldarroste o le sigarette di contrabbando, aspettando il tram o camminando. Leggere è come vivere, respirare idee come aria attraverso le pagine di un libro o di un giornale. “La posizionologia della lettura sarebbe una ricerca affascinante”, scriveva Georges Perec, “e c’è da stupirsi che nessun sociologo o antropologo si sia curato d’intraprenderla”.
Ci ha pensato, a intraprenderla, Guido Giannini in una ricerca fotografica che intercetta, coglie, fissa e impagina una serie di lettori-prototipi scoperti in tutti gli atti di lettura sopra descritti, e in altri
ancora; e però le sue foto sono molto più di un originale catalogo sulle mille posture, sui modi e i luoghi della lettura: la sequenza d’immagini che ci regala compone infatti un prezioso spaccato di storia e di costume italiano che si snoda nell’arco di un trentennio, e assume il momento della lettura come abitudine costante a dispetto delle mode, nonostante i tanti cambiamenti intercorsi nel tempo.
Gli scatti di Giannini dicono di un suo tipico procedere nel tempo e nello spazio che apparenta l’arte del fotografo con la pratica del vecchio cronista intento a “scarpinare” per scovare ciò che vale la
pena mostrare e raccontare. C’è, come sempre nelle sue opere, una forte scelta politico-culturale nel “cunto” su cui la sua macchina fotografica decide di fermarsi, e che decide di trasmettere. I suoi chiaroscuri sono scanditi da un girovagare sapiente e paziente, come quello di un moscone scherzoso che, non visto, se ne sta acquattato, ronza e gira intorno ai suoi soggetti e poi li cattura nell’attimo esatto in cui si lasciano invadere dall’animo altrui attraverso la lettura, o mostrano di sé ciò che il fotografo vuol vedere. [...] Titti Marrone
- ore 20.00, Marilena Lucente presenta "Capua il luogo della Lingua laboratorio permanente di Linguaggi: io che ti bevo ti che mi racconti"
“Bottiglie che custodiscono segreti, collezionisti di vini preziosi, uomini che piantano viti. Sono questi i protagonisti, insieme a molti altri, del reading Io che ti bevo, tu che mi racconti. In scena cinque racconti, ciascuno con la propria voce e il proprio stile, elaborati dagli allievi del corso di scrittura creativa Capua il Luogo della Lingua: Laboratorio permanente di linguaggi.”
Il laboratorio, curato da Marilena Lucente, è stata occasione per conoscere e approfondire i temi della narrazione, attraverso la lettura e la scrittura di testi. Alternando lezioni di gruppo e incontri con autori affermati, i partecipanti hanno avuto modo di scambiare idee e saperi e trasformarli, creativamente, in esperienze di scrittura.
I racconti e le foto dei laboratori di scrittura e fotografia tenuti rispettivamente da Marilena Lucente e Antonio Calamo, raccolti in un volume. Letture dei testi di Rossella Calabritto, Daniela Lepore, Maddalena Di Lillo, Aldo Maddalena, Gabriele Rocco. Fotografie di Alessia Fratta, Loredana Affinito, Amelio Agutoli. In Collaborazione con Compagnia teatrale La Mansarda e Officina Teatro
- ore 22.00, “Ordine del giorno”, recital di poesie di Hans Magnus Enzensberger a cura di Peppe Servillo, con Peppe Servillo (voce recitante) e Fausto Mesolella (chitarra) per Thesis/Dedica Festival
“Spesso la poesia è per me un richiamo, una domanda fatta senza pudore e che non nutre aspettative, perchè così si chiama una delle più belle poesie di Enzensberger, una di quelle sue poesie che si toccano sonore e concrete, che ci richiamano a qualcosa, a resistere, a vigilare distrattamente per custodire noi stessi e allo stesso tempo indagare le cose. Poesie che non ci assegnano compiti, poesie che ridono come gli uomini sanno fare”. (Peppe Servillo)
In questo recital pensato per Dedica festival, Peppe Servillo è accompagnato in scena dal chitarrista Fausto Mesolella con una lieve sonorizzazione che includerà l’utilizzo di diversi supporti sonori, oltre il suo tradizionale strumento, per cercare di restituire anche timbricamente il senso di solitaria avventura che entrambi hanno percepito nella scrittura poetica di Hans Magnus Enzensberger.
Peppe Servillo cantante e compositore, nel 1980 fonda la Piccola Orchestra Avion Travel Il suo percorso artistico coincide in gran parte con quello del suo gruppo con il quale pubblica numerosi album e riceve importanti riconoscimenti sia in Italia che all’estero. Personalità poliedrica ha composto canzoni per interpreti come Fiorella Mannoia, Patty Pravo e Andrea Bocelli, ha realizzato colonne sonore e recitato a teatro e in alcuni film tra i quali Domenica di Wilma Labate, La felicità non costa niente di Mimmo Calopresti e Lascia perdere Johnny di Fabrizio Bentivoglio.
Fausto Mesolella chitarrista, compositore e arrangiatore. Nel 1986 entra a far parte degli Avion Travel, gruppo musicale con cui nel 2000 vince il Festival di Sanremo e raccoglie innumerevoli e importanti successi. Ha collaborato con numerosi artisti come Gabriella Ferri, Nada, Andrea Bocelli, Gianna Nannini, Samuele Bersani, Gianmaria Testa. Nel 2005 ha pubblicato il libro I piaceri dell’orso.
- ore 23.00, Marcio Rangel in concerto
Marcio Rangel, giovane e straordinario musicista brasiliano è un mancino che sviluppa il suo stile usando una chitarra da destri, suonando i bassi con l’anulare e il mignolo, la melodia con il pollice, l’indice e il medio.
Ne scaturisce così una sonorità più potente nei bassi e vellutata negli acuti.
La sua musica dalla tecnica strumentale innovativa è di rara bellezza.
È stato ospite, in veste di interprete e/o compositore, in festival di rinomato spessore artistico, in Italia e all’estero. Si è esibito sia come solista, che in formazioni duo e trio con artisti noti della scena musicale internazionale.
Importante la sua collaborazione con Fabrizio Bosso grande talento italiano del jazz.
Reduce dal Soave Guitar Festival 2008 e 2009, Madame International Guitar Festival 2008 e 2009, dove si è esibito con artisti di fama internazionale, come: Frank Vignola, Tommy Emmanuel, Monte Montgomery, Acoustic Strawbs, Boris Djumovic, Bendy Pastorius Band, Darryl Jones (Miles Davis,Rolling Stones), Muriel Anderson, Greg Cosh e altri, ospite del Festival della Creatività 2008 di Firenze, Acoustic International Meeting 2007, Sarzana con Tuck e Patty, al 2° International Festival Master Guitar 2009 di Galliate, con Stochelo Roseberg trio e StanleyJordan
Sabato 29 maggio Cortile Palazzo Lanza
- ore 20.00, Barbara Rossi Prudente incontra Francesca Melandri autrice di "Eva Dorme", reading di Margherita Di Rauso
Eva è una quarantenne altoatesina, una donna libera e affermata nella sua professione di PR. Alla vigilia di Pasqua riceve una inattesa comunicazione da Reggio Calabria. Vito è molto malato e vorrebbe vederla per un’ultima volta. Ma chi è Vito? È un carabiniere che ha prestato servizio per anni in Alto Adige. Anni cupi, di tensione, di attentati, quelli di fine Sessanta. Anni che non impedirono l’amore tra uno smarrito giovane carabiniere italiano e una ragazza madre altoatesina, una giovane cuoca, Gerda, sorella di un terrorista e mamma di Eva. Vito è l’unico uomo che Eva abbia mai sentito come possibile padre. Ma perché è tornato in Calabria? Che cosa è stato del grande, struggente, forse impossibile amore tra lui e Gerda? Per Eva è arrivato il momento di sapere.
Francesca Melandri
Francesca Melandri è nata a Roma, dove è tornata a vivere dopo vari soggiorni in Asia, Nuova Zelanda e negli Usa e ben quindici anni di residenza in Alto Adige. Ha al suo attivo una lunga carriera di sceneggiatrice di successo, iniziata ventenne con Zoo di Cristina Comencini (1988). Ha firmato fiction tv molto amate come Fantaghirò, Chiara e gli altri, Don Matteo, Cristallo di Rocca. Questo è il suo primo romanzo.
Margherita Di Rauso
Attrice originaria di Capua si trasferisce presto a Milano per frequentare la Scuola di Teatro di Giorgio Streheler al Piccolo Teatro di Milano dove comincia il suo percorso professionale.
Lavora con i maggiori teatri e registi Italiani come Giorgio Strehler, Luca Ronconi, Elio De Capitani e Ferdinando Bruni, Maurizio Nichetti,Glauco Mauri , Andrèe R. Shammah ecc. Lavora per 3 anni tra Germania ed Austria diretta da Karin Baier in una Compagnia Internazionale. Recita a fianco di grandi attori come M. Melato, T. Servillo, F.Branciaroli, M.Popolizio. È candidata come miglior attrice non protagonista ai Premi Olimpici 2009 per L’Anima buona del Sezuan. Attiva anche in cinema e televisione, lavora nella sitcom “Piloti”, nel film “Into o’ Paradiso” con Peppe Servillo e Gianfelice Imparato, film in uscita prossimamente, “Vallanzasca” di Michele Placido, “Viktor Kaufmann” in lingua tedesca. Margherita è una delle voci nazionali di noti spot tv.
- ore 22.00, Paoletta Pelagalli da RTL presenta Mario Venuti in "Rcidivo". Sul palco insieme a Mario Venuti con allestimento acustico: Vincenzo Virgillito (basso), Giada Ester Gallo (violoncello).
«Considero Recidivo un album malinconico. Anzi, agro-dolce, consono ai tempi barbari che ci tocca vivere oggi. E volete sapere come mi sento io, oggi? Io mi sento un “bandito”, un “uomo di frontiera” che persegue i propri ideali di bellezza in un mondo che ormai, forse, non gli appartiene più [...]» Mario Venuti
Un album ricco di storie e sonorità, che conferma l’affascinante percorso artistico di Mario Venuti, giovane studente d’arte nella sua Sicilia d’origine, ben presto folgorato dalla musica, e dunque preso dalle lezioni di pianoforte, chitarra, sassofono e flauto traverso. Diciassettenne, compone le prime canzoni e dà vita a una band entrata nella storia del rock italiano, i Denovo, fatta di musica, intelligenza, ironia e appeal originale. I riconoscimenti fioccano, dal secondo posto al Festival del Rock Italiano di Bologna del 1982 (primi sono i Litfiba) alle esibizioni al Festival di Sanremo. Gli anni Novanta sono quelli delle esperienze da solista e dell’arricchimento sonoro grazie alle atmosfere e alla musicalità del Sud America. Una dieta a base di samba, bossanova e tanto Caetano Veloso portano Venuti all’album “Un po’ di febbre”: pop raffinato e originale, venato di sfumature tropicaliste. È l’inizio di una carriera in crescendo, che lo vede aggiungere altre perle alla sua discografia (gli album “Microclima”, “Mai come ieri”, “Grandimprese”, che contiene la celeberrima “Crudele”), comporre per grandi interpreti (Carmen Consoli, che tiene a battesimo con l’eccezionale “Un amore di plastica”, Raf, Syria e Antonella Ruggiero, che vince il Festival di Sanremo del 2005 interpretando la sua “Echi d’infinito”), suonare al Concerto del 1 maggio (nel 2005) e debuttare al teatro Greco di Taormina in “Datemi tre caravelle”, con Nicky Nicolai e Alessandro Preziosi. Ora è la volta del tour per “Recidivo”. E come promette il titolo, anche questa volta Venuti saprà nuovamente dosare l’incanto e il talento musicale che gli sono propri...
- Ore 23.00, I party dell’Ex Libris. Dal Placito a Facebook ai ritmi del Dj resident dell’Ex Libris
Domenica 30 maggio Cortile Palazzo Lanza
- Ore 18.30. Premiazione e lettura dei racconti vincitori del Concorso letterario "Filo d'argento”, organizzato da Auser Caserta Onlus
Il Concorso letterario "Filo d'argento”, organizzato da Auser Caserta Onlus, in collaborazione con la libreria Guida Capua e l'Associazione culturale Architempo, rappresenta un momento di sintesi delle attività di promozione sociale e culturale che l'Associazione presieduta da Elisabetta Luise svolge da diversi anni tra gli anzani e non solo.
Intervengono:m Elisabetta Luise, presidente Auser Caserta, Liliana Vastano, Silveria Conte, Marilena Pitocchi giuria tecnica. Letture di Matè Verona
Il Concorso letterario Filo d’argento, organizzato da Auser Caserta Onlus, in collaborazione con la libreria Guida Capua e l’Associazione culturale Architempo, rappresenta un momento di sintesi delle attività di promozione sociale e culturale che l’Associazione presieduta da Elisabetta Luise svolge da diversi anni tra gli anzani e non solo.
La partecipazione destinata esclusivamente agli ultrasessantenni esprime l’esigenza di conoscere il loro immaginario, le loro esigenze, i loro disagi per poter meglio operare in una società che tende ad escludere tutti quelli che non hanno requisiti di “efficienza” prestabiliti. Il concorso “Filo d’argento”, nasce anche per diffondere la conoscenza dell’omonimo servizio telefonico per gli anziani, un telefono amico, che risponde al numero verde 800.99.59.88, attivo a Caserta e come in tutt’Italia.
- Ore 20.00. Mariamichela Formisano presenta "Premio Falerno primo Romanzo". Incontriamo i finalisti del premio, accompagnati dai loro testimonial. Proclamazione vincitore. Degustazione del Falerno delle dodici aziende che hanno aderito al premio. www.premiofalerno.it
Il Vino Falerno
“La favola racconta che il dio Bacco, proprio sulle falde del monte Massico, comparve sotto mentite spoglie ad un vecchio agricoltore di nome Falerno, il quale, nonostante la sua umile condizione, lo accolse offrendogli tutto quanto aveva, latte, miele e frutta. Bacco, commosso, lo premiò trasformando quel latte in vino che Falerno bevve, addormentandosi subito dopo. Fu allora
che Bacco trasformò tutto il declivio del monte Massico in un florido vigneto, dando inizio alla storia più bella che mai un vino abbia potuto raccontare”.
È iI vino più noto, più apprezzato e più costoso dell’antichità. Si può considerare il primo D.O.C. dell’enologia mondiale. Infatti gli antichi romani, che lo avevano in massima considerazione, usavano conservarlo in anfore chiuse da tappi muniti di targhette (pittacium) che ne garantivano l’origine e l’annata.
Il Falerno è il vino che gode di maggiore privilegio nella mitologia enologica e non solo: basti considerare che per secoli il suo nome e quello di Bacco furono intercambiabili, utilizzati tanto per identificare il vino che il Dio pagano.
Il vino Falerno, oggi, è senza dubbio, una delle perle della enologia italiana; dal sapore pieno, completo, elegante, nei tipi rossi, ottenuti da uve Aglianico e Primitivo, fresco e aromatico nel tipo
bianco, derivante da uve Falanghina, vinificate in purezza.
L’area di produzione è estremamente limitata, comprendendo solo 5 comuni, tutti in provincia di Caserta.
Il Premio
Il “Premio Falerno Primo Romanzo” 2010 nasce dall’idea di suggellare il “gemellaggio” storico tra vino e letteratura, e in particolare per sottolineare da un lato l’importanza storica della città di Capua e dall’altra il vino Falerno, vitigno autoctono famoso nell’antica Roma. Capua, “altera Roma” secondo Cicerone, e considerata “Porta del Sud” fino all’Unità d’Italia, è universalmente conosciuta come la culla del volgare italiano. È a Capua infatti che nel X secolo, e precisamente nel 960, che si ha la prima testimonianza scritta in volgare, la famosa “Carta di Capua”, o “Placito Capuano”.
Il “Premio Falerno Primo Romanzo” 2010, dedicato agli autori esordienti, la cui opera prima sia stata pubblicata in Italia dal gennaio del 2009 al gennaio del 2010, si pone dunque l’obiettivo di coniugare ancora una volta il “nettare di Bacco” con la letteratura.
I dodici romanzi d’esordio dei nuovi narratori italiani, segnalati da altrettanti testimonial provenienti dal mondo della cultura, Domenica 30 maggio Palazzo lanza sono stati letti dal pubblico che ha seguito le candidature e ha votato attraverso il sito www.premiofalerno.it, decretando i cinque autori finalisti che incontreremo stasera accompagnati dagli scrittori testimonial.
Ad ogni scrittore esordiente proposto dai componenti della giuria di qualità è stato inoltre abbinata un’azienda produttrice  di Falerno, tra quelle presenti sul territorio che hanno aderito
all’iniziativa.
Di seguito gli scrittori testimonial e gli esordienti candidati, abbinati alle aziende produttrici di Falerno
Giuseppe Montesano scrittore candida Pulce non c’è Einaudi di Gaya Raineri abbinato all’Azienda Moio
Marilena Lucente scrittrice candida Bianca come il latte, rossa come il sangue Mondadori di Alessandro D’Avenia abbinato all’Azienda Regina Viarum
Maurizio De Giovanni scrittore candida Il Broncio Kairos Vanina Iodice abbinato all’Azienda Trabucco
Carla D’Alessio scrittrice candida Come ho perso la guerra Fandango Libri di Filippo Bologna abbinato all’Azienda Papa
Ugo Mazzotta scrittore candida Sentieri invisibili Todaro Edizioni di Giuseppe Battarino abbinato all’Azienda Migliozzi
Antonio Pascale scrittore candida Acciaio Rizzoli di Silvia Avallone abbinato all’Azienda Pagano
Paola Servillo operatrice culturale candida La malerba Antigone edizioni di Cesare Cuscianna abbinato all’Azienda Bianchini Rossetti
Rosaria Capacchione giornalista/scrittrice candida Storia di un giudice Einaudi di Francesco Cascini abbinato all’Azienda Zannini
Diego De Silva scrittore candida Ero purissima Minimumfax di Eleonora Danco abbinato all’Azienda Villa Matilde
Marco Salvia scrittore/giornalista candida Ho Magalli in testa ma non riesco a dirlo Noubs di Marco Marsullo abbinato all’Azienda Volpara
Barbara Rossi Prudente regista/sceneggiatrice candida Zoo col semaforo Nutrimenti di Paolo Piccirillo abbinato all’Azienda Nugnes
Gianni Molinari giornalista candida Tutta da rifare Fazi di Giorgia Wurth abbinato all’Azienda Masseria Felicia
- Ore 22.00. Amanda Sandrelli e Blas Roca Rey in "Vino color del giorno, vino color della notte". Testi a cura di Marilena Lucente e Angelo Callipo
Un uomo e una donna davanti a una bottiglia di vino. Verso dopo verso, dai poeti antichi alla contemporaneità, dalle voci della saggezza popolare ai protagonisti dei grandi romanzi, i due incominciano un viaggio dentro un mondo fatto di sapori e sensazioni, amore per la terra e esplorazione dei sentimenti. Il piacere e la paura, l’ebbrezza e la malinconia, il bianco e il nero, come il giorno e la notte, come i colori del vino, rincorrono parole e silenzi, diventano racconto, poesia, musica. E più di tutto, passione.
Amanda Sandrelli.
Attrice teatrale ricca e variegata, figlia d’arte (sua madre è Stefania Sandrelli) spicca sul palcoscenico, ispirata dai lumi della messa in scena. L’esordio davanti alla macchina da presa è con il cult italiano Non ci resta che piangere (1984) di Roberto Benigni e Massimo Troisi. In seguito, sarà accanto alla madre nella pellicola sentimentale. L’attenzione (1985), poi sarà diretta da Giuseppe Bertolucci in Strana la vita (1987) e Amori in corso (1989), da Bruno Bozzetto nel fantastico Sotto il ristorante cinese (1987) e sarà accanto a Ugo Tognazzi in I giorni del Commissario Ambrosio (1988). Dopo il ruolo di Pantasile in Una vita scellerata (1990) con Max von Sydow, suo padre il cantante Gino Paoli le propone di cantare insieme la canzone originale del cartone animato della Disney La Bella e la Bestia (1991). Nel 1993, torna al cinema diretta da Maurizio Nichetti nel fantasioso e comico Stefano Quantestorie, è la volta poi di Nirvana (1997) di Gabriele Salvatores. Membro assieme a suo marito, l’attore Blas Roca Rey, di Amnesty International, Amanda Sandrelli è protagonista anche di un documentario dal titolo Piedi x Terra, prodotto da Leone Crescenzi per Shape Studio, che racconta l’esperienza di incontro con un bambino malawita che ha adottato dieci anni fa, Mobwuto. Amanda ha ottenuto una nomination ai David di Donatello per la regia del cortometraggio Un amore possibile (2004), nel quale ha diretto suo marito, Blas.
Notevole anche la sua presenza nel piccolo schermo. A teatro viene diretta nella stagione 1994-1995 in “Cinque” di Duccio Camerini, nella quale piéce interpretava una ragazzina piena di tic considerata folle, ma sul palco ha avuto anche occasione di recitare diretta da Lina Wertmüller in “Gianni, Ginetta e gli altri”, portando anche altri autori in opere teatrali come “Il pellicolano” (1997-98), “Bruciati” (1997-98), “Il fantasma blu” (2007) e “Col piede giusto” (2009) ed è lì che la migliore Sandrelli viene fuori, grazie a performances che offrono al pubblico la possibilità di
riscoprirla, con qualunque maschera addosso, anche quelle appartenenti al passato. E’ appena uscito nelle sale il film Christine Cristina dove sua madre Stefania Sandrelli, attrice amatissima e in odore di David, debutta alla regia con il ritratto, Domenica 30 maggio Palazzo lanza affidato ad Amanda, di Cristina Da Pizzano, prima donna a vivere della propria penna, scrivendo e pubblicando versi illuminati nel bel mezzo dei secoli bui.
Blas Roca Rey. Nato in Perù, si trasferisce in Italia, lavorando come attore teatrale, cinematografico e televisivo. Sua moglie è Amanda Sandrelli.
Il debutto sul grande schermo avviene con la pellicola di Francesco Maselli Storia d’amore (1986) con Valeria Golino e Luigi Diberti, seguono Ricordati di me (2003) di Gabriele Muccino con Fabrizio Bentivoglio, Laura Morante, Monica Bellucci, Nicoletta Romanoff, Silvio Muccino e sua moglie Amanda Sandrelli. Nella sua filmografia spiccano anche la pellicola di Pupi Avati La cena per farli conoscere (2006) e Christine Cristina (2009), diretto da Stefania Sandrelli. Televisivamente, lo si vede negli episodi di Piazza Navona (1988), Il gorilla (1991), Non lasciamoci più (1999), Don Matteo (2001), Il giudice Mastrangelo (2007), ma è ancora più valido in fiction come Ci vediamo in tribunale (1996), Le madri (1999), Caravaggio (2007) e Scusate il disturbo (2009), senza contare la sua lunga partecipazione al telefilm poliziesco Valeria medico legale di Gianfrancesco Lazotti con Claudia Koll, Giulio Base, Massimo Ciavarro e Camilla Filippi.

Domenica 30 maggio sarà possibile dalle 10 alle 13 visitare la città di Capua rivolgendosi all’Ufficio promozione turistica e culturale della Pro Loco di Capua

In occasione del Capua il Luogo della Lingua Festival l’Ufficio di Promozione Turistica e Culturale del Territorio e la Pro Loco in collaborazione con l’Arcidiocesi di Capua parrocchia della
Cattedrale, propongono un itinerario alla scoperta dei monumenti della città.
Potranno essere visitati:
- Museo Diocesano
- Complesso di San Gabriello
- Duomo
- Chiesa di San Domenico
- Chiesa di S. Maria delle Grazie detta “Santella”
- Cittadella dell’Arte / Museo d’Arte Contemporanea
- Chiesa di San Salvatore a Corte / Museo di Arte sacra
contemporanea
- Chiesa di San Michele a Corte
- Chiesa di San Giovanni a Corte
I monumenti saranno aperti grazie alla collaborazione del Liceo Scientifico Luigi Garofano e all’associazione di Protezione Civile Volturnia Civitas.
Per chi volesse prenotare una visita guidata al centro storico accompagnati da uno storico dell’arte può telefonare agli Uffici della Pro Loco di Capua allo 0823969136 oppure allo 0823560307.
Tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito fino ad esaurimento posti

Tutto il programma dettagliato della manifestazione sarà disponibile a giorni sul sito del festival www.illuogodellalinguafestival.com
Per info: segreteria organizzativa Serena Bottalico 0823622924


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