Neve

Viviane

Angelo Cretella

 

Caserta Film Lab: eventi

Caserta - Dicembre 2014

Comunicato stampa

Martedì 2 e mercoledì 3 dicembre, Chi è Dayani Cristal? di Gael García Bernal e Marc Silver.
Nel deserto di Sonora il sole brucia la terra e la vita di un uomo, rinvenuto dalla Polizia di Frontiera dell'Arizona. Morto solo e a un passo dal sogno americano, l'uomo non ha documenti, nome e identità. Povero corpo in decomposizione su cui indaga, dall'altra parte del confine, un team di antropologi forensi, interrogando le tracce fisiche superstiti e leggibili. L'informazione più preziosa è un tatuaggio inciso sul petto, un nome esibito come un dono: Dayani Cristal.
Diretto da Marc Silver e interpretato e prodotto da Gael García Bernal, Chi è Dayani Cristal? è un documentario e insieme un'inchiesta che si svolge al di là e al di qua del muro che separa il Messico dagli Stati Uniti, che mescola il tempo (presente e passato) come le lingue (inglese e spagnolo) e le culture, producendo un melting pot in cui confluiscono pregiudizi, aspettative e prospettive dei testimoni della storia. Di questa storia che, avanti e indietro nel tempo, ricostruisce la vita invisibile di un uomo che altri uomini vogliono ricondurre a casa e alla sua definitiva sepoltura. Chi fosse il ragazzo del tatuaggio ed 'entro che cosa' collocare la sua esistenza è il punto di partenza del documentario e lo spunto per affrontare una (drammatica) storia sociale.
In quella Storia, quella dell'emigrazione dei popoli centroamericani verso gli States, si inserisce quella individuale di un figlio, un padre e un marito che voleva attraversare il confine messicano in cerca di una terra e di una visione. Una visione indotta da una 'vicina' piena e produttiva che finisce per divorare le illusioni che alimenta, respingendo o 'uccidendo' chi prova a varcare la sua frontiera. A piedi, sul tetto di un treno merci, lungo il fiume, Gael García Bernal ripercorre la strada e le speranze di John Doe, che in Honduras aveva una madre, un padre, una compagna e tre bambini. Sensibile come lo sguardo di Silver, l'attore ricostruisce l'identità dell'uomo sui volti dei familiari che ricordano, celebrano e piangono il loro caro in attesa di condurlo nel luogo della deposizione.
Sospeso sui confini, dove convergono due civiltà, due modi di interrogare la morte, di vivere e di morire, Chi è Dayani Cristal? scopre un mondo senza rete, un mondo affollato di corpi 'affamati' e ammassati sulla stessa 'barca', un mondo di strappi laceranti come un addio a cui dà riparo e ristoro un 'padre'. Un padre che consola il forzato abbandono con chili e preghiera. La preghiera del migrante che Gael García Bernal recita nel fuori campo e dentro il deserto renoso dove si incrociano povertà, emigrazione, anonimato e violenza. Tra i molti meriti, il documentario di Marc Silver annovera una riflessione di grande interesse sulla relazione tra corpo sociale e corpo fisico, dove il corpo (morto) ricostruito esemplifica la ricostituzione di identità.
Identità di latinos che a milioni negli ultimi decenni si sono riversati dalle campagne verso l'ultima frontiera americana. Un percorso della speranza blindato eppure battuto da 'nuovi cercatori d'oro', cacciatori di futuro, uomini soli alla ricerca di se stessi che muoiono spaiati pronunciando il nome più dolce 'appuntato' sul cuore.
Martedì 9 e Mercoledì 10 dicembre, La moglie del cuoco di Anne Le Ny.
Con: Karin Viard, Emmanuelle Devos, Roschdy Zem, Anne Le Ny, Philippe Rebbot, Annie Mercier, Yan Tassin, Xavier de Guillebon, Marion Malenfant - Commedia - Francia - durata 91'
Marithé lavora in un istituto di formazione per adulti e aiuta gli altri a trovare la loro vera vocazione. Un giorno si presenta Carole, moglie complessata che vive all'ombra del marito, Sam, uno chef di fama. Marithé decide di aiutarla a emanciparsi e l'impresa riesce a tal punto che Carole decide di lasciare Sam. Nel frattempo però le cose si complicano, perché Marithé non è insensibile al fascino dell'uomo...
E' una commedia intelligente e garbata La moglie del cuoco, meno francese di quanto si possa pensare, se i primi aggettivi che ci vengono in mente a proposito del cinema d'Oltralpe sono “verboso” e intellettualmente snob.
Pur collocandosi, infatti, in un milieu non certo disagiato – almeno per quanto riguarda la provenienza delle due protagoniste, la terza regia di Anne Le Ny non è una storia di (e per) donne annoiate che si stordiscono di chiacchiere.
Certamente non è una pochade, nonostante il leitmotiv del triangolo amoroso, perché l'umorismo che accompagna l'incontro-scontro fra la consulente del lavoro Marithé e l'insoddisfatta ricca signora Carole scolora spesso in un'appena percettibile nouance di malinconia.
Infine, sebbene sfrutti l'appeal modaiolo di chef, cucine in stile gioiellerie e piatti raffinatissimi, La moglie del cuoco non è una maliziosa operazione fatta a tavolino e non spinge nemmeno a un'apologia cool e stilosa del gentil sesso, perché invece di parlare di una confortante amicizia fra donne, smonta il cliché della solidarietà femminile presentandoci due personaggi individualisti e scorretti.
Bisogna ammetterlo, pur con i tempi e l'estetica di un gioioso balletto visivo dei sentimenti, l'esordio nella commedia sentimentale della Yvonne di Quasi amici è molto più sottile di tanti film d'autore che ci piace chiamare leggeri e che troviamo nelle sale d'essai, e questo perché, contrariamente alle tanto osannate farse a grana grossa con Dany Boon & Co., perfino nei momenti più ridanciani rispecchia l'intermittente tristezza di una fase di passaggio dell'esistenza, di un'età nella quale si pagano le conseguenze di scelte sbagliate o semplicemente affrettate.
De La moglie del cuoco va riconosciuta più di ogni altra cosa la precisione con cui descrive la grande crisi di identità dell'uomo contemporaneo, cogliendo le incertezze di quello che i filmoni hollywoodiani chiamano “il tempo delle seconde possibilità”. Nel film le opportunità per ripartire da zero ci sono, ma perfino fra le gag più dichiaratamente leggere, si insinua il dubbio che le chance per essere di nuovo felici e appagati possano non presentarsi mai. (Coming Soon)
Domenica 14 dicembre, ore 19, Neve di Stefano Incerti
Con Roberto De Francesco, Esther Elisha, Massimiliano Gallo, Antonella Attili, Angela Pagano - Drammatico - Noir - Durata 90 min
Ospiti in sala il regista Stefano Incerti e l'attore casertano Roberto De Francesco.
Mentre viaggia attraverso i paesaggi innevati del Nord Italia, seguendo una sua precisa mappa anche interiore, Donato si imbatte in Norah, italiana di colore che è stata sbattuta malamente fuori dall'auto di un losco individuo. Il passaggio che Donato offre a Norah si trasforma in un binomio costante, cui l'uomo si sottopone con riluttanza anche se la ragazza è bellissima e non sa dove andare. Inizia così un road movie sui generis in cui la meta di Donato si svela a poco a poco, come a poco a poco si rivelano le identità dei due protagonisti.
Il regista Stefano Incerti e il suo cosceneggiatore Patrick Fogli, solido autore di thriller, costruiscono un noir che è anche un'insolita storia d'amore fra due anime perse che sembrano non avere nulla in comune e invece sono fatalmente attratte l'una dall'altra. La loro avventura, in mezzo a quel biancore onnipresente in cui il napoletano Donato e la nera Norah spuntano come evidenti corpi estranei, è raccontata attraverso dialoghi minimi e indizi centellinati lungo la narrazione senza eccessivi chiarimenti.
Il risultato è un mistery che vive più di atmosfera che di azione, un'atmosfera lunare cui contribuiscono in modo imprescindibile i due attori principali: Esther Elisha, bresciana del Benin, assai efficace nel ruolo della bellezza ambigua che alterna tenerezza e avidità, e Roberto De Francesco, memorabile nei panni di un uomo apparentemente qualunque che fa di tutto per rimanere invisibile. La performance di De Francesco non ha nulla da invidiare a quella, altrettanto centrale e indispensabile, di Eddie Marsan in Still Life, e il viso cereo contorto in una smorfia di dolore del suo Donato, a contrasto con quello scuro e vitale di Esther-Norah, resta nella memoria ben oltre la fine di una storia incentrata sull'insondabilità dell'essere umano e l'imprevedibilità del destino. (MyMovies)
Martedì 16 ore 21.00,  Mercoledì 17 ore 17.30 - Vviane di Ronit Elkabetz, Shlomi Elkabetz
Un film di Ronit Elkabetz, Shlomi Elkabetz. Con Ronit Elkabetz, Menashe Noy, Simon Abkarian, Sasson Gabai, Eli Gornstein. Titolo originale Gett le Procès de Viviane Amsalem. Drammatico - Durata 115 min. - Israele, Francia, Germania 2014.
Nel tribunale religioso di una località israeliana non specificata si esamina la richiesta di divorzio di Viviane Amsalem, che da tre anni ha lasciato il domicilio coniugale per incompatibilità col marito Elisha e risiede nel frattempo presso parenti. Per la legge israeliana, Viviane è un'emarginata sociale in libertà vigilata: non può avere nuove relazioni né una nuova famiglia. Non presentandosi alle udienze, Elisha allunga di proposito i tempi ed esaspera Viviane, il suo avvocato, i rabbini. Il dovere delle autorità religiose è preservare la "pace domestica", riconciliare le parti in causa e ascoltare le testimonianze degli amici veri e presunti della coppia. La vicenda si trascina tra rinvii continui, per cinque anni, concludendosi dopo un estenuante testa a testa tra marito e moglie, in un progressivo smascheramento di prevaricazioni e formalismi che non coinvolge tutti i presenti in aula.
Terzo capitolo di una trilogia iniziata con To Take a Wife (2004) e proseguita con Seven Days (2008), Viviane parte dallo stesso assunto di Una separazione dell'iraniano Asghar Farhadi ma si afferma come dramma legale puro. I toni oscillano per lo più tra tragico e paradossale, ma c'è spazio anche per una strepitosa parentesi comica femminile. Ricostruzione esemplare di un'anomalia del diritto di famiglia israeliano, che ancora oggi discrimina la donna rispetto all'uomo, per dirla con i suoi autori, Viviane è anche «una metafora della condizione delle donne in generale che si considerano "imprigionate dalla legge"».
Mercoledì 17 dicembre, ore 20.30, Prima proiezione pubblica del film breve "Svanire" di Angelo Cretella con Alessandro Federico.
una produzione Blow Up Film, in associazione con Mutamenti/Teatro Civico 14 e Fondazione Mario Diana ONLUS.
"Michele dopo molti anni torna al paese, perché sua madre è scomparsa. Svanita nel nulla.
La polizia non vuole e non può farci niente; la sua ricerca tra amici e vicini è inutile: non lo ricordano, non lo conoscono o sono andati via anche loro come ha fatto lui anni prima.
Il paese si annebbia, lo respinge.
E' tutto difficile, ma lui non si arrende.
Così, sperando di scoprire cosa le è accaduto, Michele resta nella casa di sua madre, aspettando che succeda qualcosa.
E qualcosa succede.
Un viaggio perturbante dentro la Terra dei Fuochi."
Alla serata sarà presente il regista e la troupe del film. Ingresso gratuito

Multicinema Duel, via Borsellino, Caserta

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