"Stazione di servizio N° 23" per la Giornata nazionale delle Donne

Caserta - 8 marzo 2019

Comunicato stampa

In occasione della giornata nazionale delle Donne, la compagnia Matutae Teatro parteciperà all'evento organizzato dal Comune di Caserta presso il Teatro Comunale Parravano di Caserta con: "Stazione di servizio N° 23", lo spettacolo col quale affronta un tema caldo, quello della violenza sulle donne. La particolarità è il modo in cui viene messo in scena l'argomento: mai angoscioso, lasciando spazio all’ironia e all’autoironia per sorridere su alcuni dei più diffusi luoghi comuni e riflettere su aspetti della psiche femminile. Le otto donne in scena, si raccontano, solidarizzano, si scontrano, si interrogano e cercano risposte.
L'evento avrà inizio alle 18:30 con la seguente scaletta:
- EMPTY SPACE - balletto a cura di OmniArte e Spazio Donna Onlus coreografia di Fabrizio Coffo, danzano le allieve di OmniArte Caserta.
- presentazione della COMMISSIONE PARI OPPORTUNITA'
intervengono: il Sindaco Carlo Marino, l'Assessora alle Pari Opportunità Maddalena Corvino
- LETTURA TEMATICA, a cura della Compagnia Mutamenti / Civico 14, legge Roberto Solofria
- STAZIONE DI SERVIZIO N.23, spettacolo teatrale della Compagnia Matutae Teatro, testo di Brillante Massaro (nostro articolo)
con Anna Borghi, Mina Mastantuoni, Elena Luppino, Maria Teresa Buonpane, Giovanna Piombino, Simona Giuntini, Mimì Trapani, Brillante Massaro
Con lo spettacolo "Stazione di servizio n°23" la compagnia Matutae Teatro affronta il tema del femminicidio approcciandolo da una prospettiva insolita: quella della corresponsabilità dell'agire nella relazione di coppia. Avere consapevolezza dei processi che si attivano nella dialettica vittima-carnefice può aiutare le donne a sottrarsi al ruolo di vittima e ritrovare in sé stesse l'energia psichica per rompere un gioco perverso e pericoloso.
Le otto donne in scena narrano le loro storie di svalutazione e di violenza, le sofferenze non solo fisiche ma psichiche e mettono a nudo i pericoli che si celano dietro la svalutazione che la donna fa di sé stessa quando vive una relazione di sopraffazione: sentirsi inadeguata, colpevolizzarsi, giustificare i comportamenti del compagno, vergognarsi della propria condizione, nascondere agli altri e soprattutto a sè stessa quello che accade. Le loro storie suscitano emozioni, aprono spiragli, stimolano lo spettatore a porsi delle domande e a cercare delle risposte. Nonostante la drammaticità del tema trattato, lo spettacolo non è angoscioso ma lascia spazio anche all’ironia e all’autoironia per sorridere su alcuni dei più diffusi luoghi comuni.
Otto donne si ritrovano nella Stazione di servizio N° 23, centro di prima accoglienza (si scoprirà poi che è un centro di accoglienza per trapassate). Fanno conoscenza, raccontano le proprie storie, solidarizzano, si scontrano, nascono sintonie, malumori, litigi. A dirigere la Stazione due veterane che smistano le nuove arrivate.
Lo spettacolo si articola su un doppio livello: conscio e inconscio, l’azione delle donne che interagiscono è spesso interrotta da fermi immagine e rallenty e da una voce fuori campo che rappresenta l’inconscio collettivo di tutte le donne, quella vocina interna che suggeriva di cambiare ma alla quale non si è dato ascolto perché il cambiamento spaventa e anche quando si vivono esperienze molto dolorose, si continua a praticare quello strano esercizio di resistenza al dolore che conferma il sogno di un IO TI SALVERO’ . E’ l’abitudine il vero mostro, in fondo ci si abitua a tutto.
Lo spettacolo entra nella dinamica vittima-carnefice proponendo un nuovo modo di approcciarsi all’argomento evitando pietismi e vittimismi.
Non s’intendeva parlare di femminicidio facendo pietismi o calcando cliché quanto piuttosto far riflettere, proprio utilizzando i luoghi comuni, sul fatto che proprio quando si cade nei cliché si diventa vulnerabili e aggredibili.

Presenta Maria Beatrice Crisci

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