L'I.T.I.S. Giordani e il "Conte Caruso"
di Pasquale de Marco

Premessa

Sono riuscito finalmente a ritornare nella mia vecchia e amata Scuola.
Vi confesso che ho provato una grande gioia e una forte emozione anche perché l'ITIS ebbe il merito di accogliere e formare Sandro Caruso (chiamato amichevolmente " Il Conte"), il mio allievo migliore, scomparso tragicamente al ritorno da un concerto dieci anni fa.
L'abitudine della gente è in genere quella di dimenticare, di seppellire i ricordi tristi del passato. 
Io ho voluto ricordare questo ragazzo che riuscì grazie alla scuola, ai suoi amici e alla musica, a superare momenti difficili che minacciavano ieri come oggi, i nostri figli. Inoltre, sono convinto che le persone umane, semplici e generose, e perché no, gli artisti, possono con le loro opere, abbattere le barriere della morte fisica. Possono sopravvivere nel tempo ed essere di esempio alle generazioni future. Infine scopo fondamentale (ammesso che qualcuno legga questa lettera) è quello di avvicinare i giovani alla cultura e all'arte che, unite all'amore e l'umiltà, alla volontà e la solidarietà, rappresentano una difesa sicura. 

L'I.T.I.S. Giordani e il "Conte Caruso"

Quel giorno che Sandro Caruso, a quindici anni preferì il bar alla scuola, si ritrovo' con ragazzi piu' grandi di lui che fumavano, bevevano e si divertivano come matti, alla faccia dei genitori ignari.
L'occasione diventò abitudine e dopo la sigaretta, lo spinello, la ragazza, la necessità e il bisogno di bruciare i tempi, altro che scuola: la vita offriva cose nuove e sensazionali, sconosciute, eccitanti e immediate.
Il sabato sera in quella piazza, il posto vuoto nell'orchestra, Sandro era scappato chissà dove. Il pianto disperato della mamma, l'amarezza del maestro.
Poi, la ricerca affannosa, e la felicità di ritrovarlo all'ultimo momento prima della partenza per Milano.
Da quel giorno tutto cambia e, tutto fu più chiaro. La fisarmonica, la scuola, l'orchestra gli amici, i suoi insegnanti, la famiglia, la vita.
C'era una volta un ragazzo che come me, amava la fisarmonica...
Il "Conte", per gli amici .
Una sera di maggio, quando il profumo dei fiori apriva le porte alla primavera, quando il sole sorgeva timoroso dietro i monti del Matese, non fece piu' ritorno a casa.
Dieci anni sono passati, l'orchestra suona ancora, una vecchia sinfonia. Il maestro stanco, passeggia nel viale pensieroso. Il canto degli uccelli, il fruscio del vento. Le note di una musica lontana. Vorrebbe piangere e non può:
gli alunni lo aspettano. C'era una volta un ragazzo che come me ... amava la tecnologia e la meccanica, suonava la fisarmonica.
Pasquale De Marco