I segni della Pasqua.
I riti del Venerdì Santo per le antiche strade, tra fede e spettacolo.
di Lorenzo Di Donato

Per le strade degli antichi quartieri di Casertavecchia, Casola, Pozzovetere e Sommana si snoda, ogni Venerdì Santo, la tradizionale processione , che lì ha radici così lontane da riuscire impossibile stabilirne una data certa d’inizio.

Accanto alla statua della Madonna Addolorata e del Gesù morto, portate a spalla dalle sorelle della Congrega dell’Addolorata, le voci dei cantori scandiscono il lento cammino dei cento e più figuranti. Tutti essi vivono profondamente i rispettivi personaggi: Erode, Erodiade, Salomé, Giovanni Battista, la Maddalena, Lazzaro, le Marie e le pie donne, il Sinedrio con Anna e Caifa e gli Anziani del popolo, i Centurioni ed i soldati, Ponzio Pilato, san Pietro con gli Apostoli, Giuda, il samaritano, la Veronica, Barabba ed i due ladroni, il popolo e Gesù a Gerusalemme, Gesù legato, Gesù verso il Calvario, con la croce: tutti con la stessa commossa partecipazione.
E la gente degli antichi Quartieri, che fa commossa ala al lungo corteo, è tanto presa dalla Sacra rappresentazione da trasformare lo “spettacolo” in manifestazione di fede.

Il culmine del coinvolgimento emotivo e spirituale è raggiunto nella scena finale della deposizione del Corpo di Gesù nel sepolcro, proprio al calare delle prime ombre della sera.

La partecipazione è così intensa che non è raro vedere qualcuno che, lì davanti, si genuflette, segnandosi con il segno della Croce. La “madre” Maria è in ginocchio davanti al “Figlio morto” mentre il popolo dei fedeli, ordinato e commosso, sfila lentamente davanti al “sepolcro”.

Il ritrovato spirito di partecipazione attiva alle sofferenze di nostro Signore Gesù si manifesta anche nei Casali a valle, con la ricca frequentazione e partecipazione della Via Crucis, svoltasi in ogni parrocchia. Il rito della Via Crucis, oltre a piena manifestazione di fede, non infrequentemente diventa sacra rappresentazione per l’ambiente e/o il modo in cui si svolge.

E’ quanto avviene, ad esempio, a Sala, dove la Via Crucis da anni si svolge alla luce di tremolanti fiaccole per gli antichi vicoli, non toccati dal traffico che sempre impazzisce ed ingiuria via Ponte. Essi, antichi, hanno nomi carichi di storia: via delle Frange, via dei Tintori, via Monticello, via Taverna, via Terra Grande, via Chianale, viella Santabarbara. Cortili che non si aprivano all’esterno da troppo tempo, sono così rivisitati dai salesi, che lì ritrovano momenti della passata infanzia, o vengono scoperti per la prima volta dai loro figli e da quanti vivono nei nuovi parchi residenziali del Casale.

Ed i fedeli, sempre più numerosi, si raccolgono -salmodiando, pregando e tenendosi per mano- accanto agli altarini delle “stazioni” lì approntati, rispondendo solleciti alle invocazioni, preghiere e riflessioni degli animatori, che li guidano dall’”orto del Getsemani al monte Calvario” e poi al “sepolcro”, dove si innalza l’antico canto di dolore e di speranza “Tomba, che chiudi in seno Il tuo Signor già morto Sin ch’Ei non sia risorto, non partirò da te”.

Le “stazioni finali della Via Crucis trovano, poi, nel sassoso e buio tratto finale di una viella, rischiarato solo dalle fiaccole che accompagnano la Croce santa, l’ambientazione ideale per ricordare le sofferenze di Cristo lungo la strada che portava al Calvario.

Questi riti della settimana Santa, tanto radicati nella esperienza di fede e coinvolgenti sia dal punto di vista spirituale che di quello sociale, costituiscono da sempre un momento di aggregazione e di riconoscimento della propria identità delle nostre antiche comunità.

Fotografie e articolo di Lorenzo Di Donato / ©  "Caserta Musica & Arte"