Elezioni: ricordando il 18 aprile 1948
di Lorenzo Di Donato

Sono frastornato da questa campagna elettorale atipica, violenta e priva di contenuti, nonostante lo sbandieramento di buoni intenti tra le parti contendenti, non solo quelle dei due Poli. Le opposte paure hanno creato una legge elettorale macchinosa, se non ambigua, ed una regolamentazione della propaganda elettorale che sembra fatta apposta per scontentare tutti ed essere aggirata da tutti, come si può facilmente notare dalle unidirezionali “Rassegna Stampa” e da conduttori radio-televisivi col chiodo fisso. Anche gli spot elettorali sono prima limitati e poi vietati, per cui si è riscoperto il messaggio scritto e gli enormi manifesti elettorali, come ai tempi della mia adolescenza, quando neppure la radio era presente in tutte le case.

Avevo quindici anni, nel lontano 1948, ed eseguii numerosi volantinaggi per le elezioni del 18 aprile, che vide una lotta senza esclusioni di colpi tra due opposti schieramenti -predominati dalla Democrazia Cristiana di de Gasperi, da una parte, e , dall’altra parte, Partito Comunista e Partito Socialista di Togliatti e Nenni legati tra loro dal “Patto di unità di azione”. L’uno aveva vocazione centrista, europeista, occidentale, l’altro alla lotta di classe, al socialismo, antioccidentale.

Lo scontro frontale tra i due blocchi non era solo tra i forti ideali professati e le profonde diversità dei rispettivi programmi di governo, ma anche tra uomini di notevole caratura politica che fino all’anno precedente erano stati nello stesso governo.

Quasi ogni giorno c’era un comizio (Piazza Vanvitelli per i politici maggiori, quindi piazza Redentore, ed infine piazza Bidetti, a seconda della notorietà dell’oratore o della consistenza del partito di appartenenza). C’era sempre molta gente ad ascoltare, anche giovani e giovanissimi, perché grande era il desiderio di informazione e di partecipazione.

La propaganda politica fu necessariamente solo orale o scritta ed i fac-simili delle schede elettorali svolsero anche una funzione educativa perché resero possibile la partecipazione al voto anche a quanti non avevano dimestichezza con il leggere e lo scrivere (allora era ancora alta la percentuale di analfabetismo), meno ancora con il maneggiare schede elettorali.

Noi giovani e giovanissimi, oltre ad attaccare manifesti sotto la sorveglianza (e la difesa, se occorreva. E occorreva!) di persone adulte, dedicavamo almeno un’ora al giorno a distribuire volantini di propaganda elettorale essenzialmente per le vie del centro e, quando richiesto, a dare spiegazioni sui meccanismi di voto con i fac-simili.

Alcuni volantini erano veramente deliziosi, come quello che ho cercato di riprodurre qui accanto con tratti elementari: da un’immagine di Garibaldi (preso a simbolo elettorale da Comunisti e Socialisti), veniva fuori, per rotazione di 180 gradi, l’immagine di Stalin (“Vota Garibaldi … e ti trovi Stalin”). Facevamo collezione di queste propagande da spot televisivi, indipendentemente dai partiti che le lanciavano. Un fumetto che parafrasava la storia di Pinocchio, con personaggi identificati in politici italiani, era molto richiesto dai ragazzini. A distanza di tanti anni posso sbagliare qualche personaggio e ne chiedo scusa: De Gasperi era Geppetto, Pinocchio era il popolo italiano, Togliatti e Nenni erano il Gatto e la Volpe, l’Italia era la Fata turchina, Mangiafuoco era Stalin, e così via. Dall’altra sponda comparve un fumetto con una contro-“liberazione dell’Italia” da parte di “Garibaldi”, anch’esso molto richiesto dai ragazzi. E le discussioni in famiglia erano frequenti e così nella scuola, animate ma serene. Io poi avevo per compagno di scuola Mario Raucci- fratello di Enzo, che aveva partecipato nel primo dopoguerra alle lotte contadine con l’occupazione delle terre e poi divenne onorevole del P.C.I.- agguerritissimo in quanto aveva frequentato o frequentava scuole del partito.

Quante animate discussioni tra noi! Ma siamo rimasti sempre amici e, terminate le scuole, ci siamo incontrati sempre con gioia.

Facevamo collezione di volantini, indipendentemente dai partiti che li lanciavano,  come quello che ho cercato di riprodurre qui accanto con tratti elementari: da un’immagine di Garibaldi (preso a simbolo elettorale da Comunisti e Socialisti), veniva fuori, per rotazione di 180 gradi, l’immagine di Stalin (“Vota Garibaldi … e ti trovi Stalin”).

 

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