Passeggiate casertane: Piazza Dante

da Piazzetta ellittica del Trivio a piazza Dante

di Lorenzo Di Donato


Ho dovuto aiutare un mio nipotino a stendere una “ricerca” su piazza Dante assegnata da una sua maestra, che non è nuova a simili colpi di genio e che si guarda comunque bene dal dare le giuste dritte e i dovuti insegnamenti ai giovani allievi. Penserà quella improvvida maestra: che ci stanno a fare genitori e nonni?


Ma forse debbo ringraziarla perché mi ha dato la possibilità di ricordare qualcosa dei miei anni giovanili, divertire il mio nipotino e fargli conoscere qualcosa della sua città, che spero possa amare e rispettare sempre più. 
Forse può servire, per lo stesso scopo, anche a qualche casertano di giovane età o, per i meno giovani, a rinverdire qualche ormai sfumato ricordo di tempi andati.

 

Nell'Ottocento

Andiamo con ordine.
Tra il 1836 ed il 1837, a Caserta, iniziano i lavori del primo tratto dell’asse stradale est- ovest in prolungamento del vialone per S.Maria C.V. e perciò passante davanti alla facciata della Reggia. Esso, per la precisione, parte dalla Santella (oggi piazza Gramsci, davanti all’ingresso dei giardini della Flora) e termina con la costruzione della Piazzetta ellittica del Trivio, oggi Piazza Dante.


La denominazione “del Trivio” scaturiva dal fatto che in essa Piazzetta confluiva la Via del Trivio, l’attuale via Mazzini, allora la strada più importante di Caserta per la dovizia dei negozi in essa aperta, la cui denominazione era dovuto al trivio che essa formava con via Mazzocchi e via s.Agostino.


Vale la pena ricordare che l’asse stradale est-ovest viene prima prolungato fino a Via Vico - Via San Giovanni (negli anni 1837-46) e, successivamente (1847-51), fino dove è oggi il Monumento ai caduti e la tanto dibattuta area del MACRICO, determinando il Corso Ferdinando II, poi corso Campano ed oggi corso Trieste.


Dopo l’unificazione d’Italia, la Piazzetta ellittica del Trivio venne denominata Piazza Margherita, in onore della Regina d’Italia. Questa piazzetta divenne il salotto di Caserta, sì da essere descritta così dal Laracca-Ronchi nel 1896: ”Piccola sì, ma bella, graziosa e simmetrica è questa piazza, dalla forma ovale, diametralmente tagliata dal Corso e cinta di porticati. Fino al 1860 questo punto era conosciuto col nome di Quattro cantoni, perché in effetti, è formato da quattro grandi ed uniformi fabbricati, con loggiati prospicienti alla Piazza”. 
E i vecchi casertani ancora denominavano in tal modo la Piazza almeno fino a quarant’anni fa. Continua Laracca-Ronchi: ”I due più distinti e numerosi circoli della città vi hanno sede; l’uno, detto Nazionale, frequentato maggiormente dall’ufficialità della guarnigione; l’altro, detto Sociale, il quale raccoglie l’elemento cittadino più civile e il burocratico della città”.


Fin dagli anni ‘40 dello scorso secolo negli altri due Cantoni della Piazzetta sono ospitati il Circolo finanzieri (in cui gravitavano le famiglie delle Guardie di Finanza in servizio attivo o in pensione) e il Caffè Margherita, che ancora oggi conserva l’antica denominazione.


I giovani studenti casertani evitavano accuratamente di passare sotto gli archi dei portici dei Quattro cantoni, per scaramanzia, e non vi sostavano neanche per ripararsi dalla pioggia. Si diceva, con grande serietà e timore, che il numero degli archi attraversati fosse uguale al numero delle interrogazioni che si sarebbero subite nella mattinata scolastica.
Vero? Falso? Ma nessuno studente era disposto a fare da cavia, tanto che un mio compagno di classe preferì marinare la scuola un brutto mattino in cui attraversò, inavvertitamente, i cinque archi del Circolo Nazionale.


Ma per gli studenti di allora la zona antistante il Circolo Nazionale era in sostanza interdetta anche nel pomeriggio o durante la sera perché ai tavolini all’aperto sedevano i nostri professori casertani, che non potevano che essere soci di quel circolo. Se il giorno dopo ci interrogavano e qualcosa andava male, ed era frequente, veniva giù l’inevitabile sfottò da parte del professore:.”Mio caro, se tu dedicassi più tempo allo studio e meno alle passeggiate ….”. 
Altri tempi. Proprio altri tempi! 
Proprio altri tempi se noi, giovani studenti, guardavamo con invidia qualche nostro fortunato collega che aveva partecipato ai balli e veglioni che il Circolo Nazionale organizzava durante alcune festività, mentre ci apparivano sotto nuova luce - belle, distanti e desiderate quanto e più delle le moderne “Veline”- le ragazze che erano state brillanti dame agli stessi balli.


Lasciamo ancora parlare il Laracca-Ronchi, che ci offre una pennellata di colore veramente stupendo: “Questa piazza, illuminata da 32 fiammelle a gas, scompartite in 8 lumi a braccia, chiama a riunione la parte più eletta della cittadinanza, specie nelle sere in cui i concerti cittadino e militare vi alternano il loro servizio. Stupendo spettacolo offre allora la piazza che, trasformata diremo quasi in una galleria gaia, ridente, elegante, attraente, spensierata, affascina e ti trasporta in un’estasi inebriante di profumi soavi e d’incantevoli sorrisi. [...] Nei giorni di gala, su questa piazza ha luogo la sfilata delle truppe”.


E Piazza Margherita, o i Quattro cantoni, è stata il salotto di Caserta fino agli anni 50 dello scorso secolo. 
Poi la piazza, una volta allietata dalle musiche della banda cittadina e da quelle militari, fu schiacciata ed abbrutita da un traffico sempre più caotico e disordinato e divenne l’anonima, quasi sconosciuta ai nuovi casertani, piazza Dante.


Ed oggi – con le aiuole spartitraffico, i “dissuasori mobili” dalle lucette diaboliche, gli arcigni Vigili urbani e gli “Ausiliari del traffico” dalla contravvenzione facile - la situazione non è per nulla migliorata.

Piazza Dante oggi

 

 

 

 

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