Controcorrente: elogio al bell'ommo

Articolo di Lorenzo Di Donato


Era ora che qualcuno dicesse basta all’ossessionante lotta che la nostra società porta alla bilancia, imponendoci disumani sacrifici della tavola, nel tentativo di prolungarci smodatamente la giovinezza inseguendo l’innaturale moda-spettacolo che ci vuole vestiti da ragazzini o ragazzine anche oltre i cinquanta.

E così non è raro vedere: mamma palestrata, insaccata in attillatissimi jeans e in T-shirt generosamente scollati, senza un capello fuori posto e men che mai bianco, abbastanza nervosetta per aver saltato il pasto per rientrare nei limiti di peso programmato o per aver tradito la dieta con qualche cioccolatino di troppo; padre stressato dal lavoro e dalle fatiche impostegli nella costosa palestra in cui si illude di disintossicarsi dallo stress; entrambi con sempre meno tempo da dedicare al figlio e/o alla figlia che, diamine!, sono solo capaci di rompere.

Ma, finalmente, Catherine Deneuve ha detto basta alla lotta quotidiana con cerniere e bottoni che non si chiudono; ha invitato le ultraventenni a buttare alle ortiche il modello “veline”, o le loro tristi caricature che la TV ci ammannisce senza pudore, col rischio di essere comunque fuori posto; ha dettato le nuove regole del look femminile over ..anta: profilo tondo e morbido, abiti sciolti e drappeggiati, sorriso rilassato di chi ha smesso di spiarsi malevolmente allo specchio e ha mandato al diavolo la linea del grissino. Per vivere bene gli “anta”, ha affermato, bisogna fare la pace, finalmente, con le curve, e trovare l’elisir dell’eterna giovinezza nell’entusiasmo per un presente ancora pieno di interessi e di impegni, di un futuro da progettare per essere vissuto in pienezza ed armonia con se stessi e con quanti ci sono vicini per vincoli di sangue, di amicizia e di lavoro.

Ed io sono con Catherine! Non solo perché è una bella donna , dal “profilo tondo e morbido” carezzato da “abiti sciolti e drappeggiati”, ma anche perché la dieta l’ho fatta già, per anni e per forza, durante la mia infanzia, durante i terribili anni della seconda guerra mondiale che aveva comportato restrizioni feroci nellapprovvigionamento e nella distribuzione delle vettovaglie.

Quante volte sono andato a dormire dopo aver ingollato solo il “brodo” ottenuto dalla prolungata bollitura dei finocchi, per rendere tenere anche le parti verdi. E ancora oggi mi viene qualcosa alla gola quando qualcuno parla della polvere di piselli, distribuiti dagli U.S.A. nell’immediato dopoguerra. Si faceva tutto con quella farina di piselli, da sola o mescolandola con tutto quanto era disponibile, ed era poco, e potesse servire per farle perdere quell’odore disgustoso. Come attaccava la gola la polentina fatta con quella polvere. Forse è per questo che ancora oggi non tollero le minestre in busta, quelle preparate. O perché una volta suor Pacifica, mia zia monaca, visto che non mangiavo la polentina che mi aveva offerto, ebbe la buona idea di farmene mangiare una scodella servendomene un cucchiaio alla volta, accompagnati dall’esortazione: ” Su, un cucchiaino per Gesù!…Questo cucchiaio è per san Giuseppe poverello!….E quest’altro è per Maria, anche nostra madre!…”, e così continuando fino ad esaudire la lunga litania e il contenuto della scodella.

Ma poi, quei tristissimi anni passarono, anche se più lentamente di quanto i giovani di oggi possano immaginare, e incominciammo a mettere carne nei vestiti. La pacchia è durata poco, però, perché mode feroci, frutto dell’abbondanza e del consumismo smodato, hanno imposto ….il digiuno forzato, nuovamente!, e più ferocemente di quello che avevo subito nell’infanzia. Almeno allora non sapevo che esistesse tanto ben di Dio e potessi addirittura cibarmene! Se allora il dottore, appena mi ammalavo, diceva mia madre “Questo ragazzo ha bisogno di un pranzo più sostanzioso! Vedite chelle che putite fa”, oggi, anche per il più banale mal di gola, mi sento imporre dal medico di famiglia: ”Ve lo dico sempre: dovete togliere quei quattro, cinque chili in più. Alla vostra età, per poter dimagrire di tanto, dovete fare una dieta di 800 calorie al giorno, massimo 1000!”: con tono perentorio e con un dito alzato alla fra Cristoforo, manco avesse davanti il modello di una rotondissima scultura di Botero.

No, no! Non voglio digiunare! Voglio godere le mie rotondità che gli anni hanno voluto finalmente donarmi, rotondità che, da bambino, mi facevano distinguere il solido “bell’ommo” dal misero “spilapippa” e la “bella femmina”,  gioiosa anche solo a guardarla, dalla rinsecchita “quaresima”.

Finalmente sono diventato “nu bell’ommo”. Vero Catherine?

E non ci voglio rinunciare!

Catherine Deneuve

 

Un'opera di Botero

 

 

 

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