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            13 Marzo 2005. Anche quest’anno, in alcune contrade del casertano,
            la Santa Pasqua sarà preceduta dalla “Sacra rappresentazione
            della via Crucis” e dalla “Sacra rappresentazione del Calvario”.
            Queste sono una spettacolarizzazione del “dramma della Croce”,
            che è vissuto da tanti fedeli con così grande partecipazione ed
            intensità emotiva da coinvolgere e contagiare anche quanti
            assistono da spettatori attenti ma disincantati. Per tutte valgono
            sia le processioni - rappresentazioni che si svolgeranno nel
            Quartiere di  Casertavecchia,  domenica delle Palme, 20
            marzo, alle
            ore 15:30, e  Venerdì santo, 25 marzo, alle ore 16:30, con un
            percorso che partirà dal Duomo di Casertavecchia e, dopo aver
            attraversato i quattro casali del Quartiere, terminerà alla Croce
            del Giubileo o nella chiesa parrocchiale di Casola, sia la
            penitenziale rappresentazione che si svolge internamente ed
            esternamente alle mura di  Sessa Aurunca  il  Venerdì santo con una
            processione penitenziale in cui i canti tradizionali sono capaci di
            ridestare i sentimenti ed i ricordi che ognuno pensa siano relegati
            negli ormai polverosi anni della propria vita scolastica.
               
            Nella mia giovanile età la spettacolarizzazione degli eventi era
            ancora di là da venire e tutti noi studenti venivamo preparati alla
            santa Pasqua anche nelle scuole, dai nostri docenti di religione.
            Forse non è inutile aggiungere che allora i docenti di religione
            erano tutti sacerdoti. 
              
            Tra il lunedì santo e il mercoledì santo c’era il Precetto
            Pasquale - nella chiesa di sant’Antonio o nel Duomo- a cui
            partecipavano non solo gli alunni, ma anche moltissimi docenti della
            scuola. Chi aveva necessità di confessarsi andava in chiesa una
            mezz’ora prima dell’inizio della santa Messa e trovava
            disponibili a ricevere la confessione non solo i docenti di
            religione della propria scuola, ma anche altri sacerdoti chiamati a
            … rinforzo. Dopo il “fervorino” rivolto agli studenti subito
            dopo la lettura del Vangelo non era infrequente la distribuzione di
            un “ricordino” del Precetto Pasquale. Ed al termine della santa
            Messa si sciamava per le strade di Caserta, condividendo le “colazioni”
            che le mamme ci avevano preparate e facendo gli occhi dolci alla “fiamma”
            di turno. Forse non è inutile ricordare che allora (intorno agli
            anni cinquanta dello scorso secolo) non ci si accostava alla santa
            Comunione se non a digiuno e che le odierne “merendine” non
            esistevano. Né avevamo la “settimana”, che ora permette a
            qualsiasi ragazzo di rimpinzarsi di pizzette e merendine. 
              
            Ho avuto la fortuna di vivere il Precetto Pasquale anche da
            docente e da preside. Da giovane docente, negli anni sessanta dello
            scorso secolo, dopo aver condiviso il Precetto Pasquale con gli
            allievi, spesso ho concluso la mattinata con una sfida a pallone tra
            docenti ed alunni o tra docenti ammogliati e docenti scapoli in uno
            dei rari momenti in cui si rompevano quegli schemi che prevedevano
            un buon miglio di distanza tra l’alunno ed il docente. Da docente
            non più giovane ho dovuto lasciare ad altri il rincorrere il
            pallone e, tutt’al più, facevo da arbitro o da segnalinee. 
              
            Poi ho partecipato e vissuto il Precetto Pasquale da Preside.
            Ricordo i Precetti Pasquali in ciascuno dei Licei che ho presieduto
            perché mi ritrovavo con i miei alunni e sempre con una semplicità
            di rapporti con loro ancora più piena, in spirito di servizio per
            la loro crescita culturale e umana. Ed al termine della santa Messa,
            mi venivano tutti a salutare e a dare gli auguri per una santa
            Pasqua, uno alla volta, senza fretta. Per tutti avevo una carezza,
            una raccomandazione. Da tutti ricevevo un bacio. E chi se lo
            dimentica! Ma poi seguiva la partita di pallone e, con mio grande
            piacere, più volte i miei giovani hanno voluto che fossi l’arbitro
            della partita. A Caiazzo mi consegnarono anche una targa ricordo: al
            Preside -arbitro. L’ho ancora con me. Ora non s’usa più questo
            incontro d’amore tra le varie componenti scolastiche. Che peccato!
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