Un casertano al muro del pianto 

Articolo e foto di Lorenzo Di Donato


Anche per me, così per quanti, ebreo o non, vanno a Gerusalemme, l'appuntamento classico è davanti al muro occidentale del terrapieno costruito per sostenere il Tempio che fu distrutto nel 70 d. C. e sulla cui spianata fu costruita la Moschea di Omar. 
L'ebreo ci va per fede, gli altri per assistere ad un momento di spiritualità che, nelle sue manifestazioni esteriori, assume toni spettacolari.
Questo muro, il Muro del pianto, è il luogo comune della preghiera a cui ascendono gli ebrei osservanti, vestiti nei loro abiti neri e cappelli a larghe falde, i bambini con i loro caratteristici riccioloni e gli anziani coi filatteri, ovvero piccole "custodie" cubiche di cuoio contenenti rotolini di pergamena che recano scritti alcuni passi della Torah, il loro libro sacro, fissate con cinghie alla parte superiore del braccio e della fronte, perché l'ebreo deve a Dio la mente ed il braccio. 
A ciò si aggiunge che chiunque di avvicini al Muro, ebreo o non, credente o non, deve avere il capo coperto. Se non ha il cappello, si coprirà con una sorta di zucchetto detto kippah, che i bambini degli ebrei ortodossi e gli ebrei più devoti portano costantemente come segno della presenza di Dio. Quanti sono sprovvisti di filatteri e/o kippah ritirano il necessario da un chioschetto posto nello spiazzo del Muro. Accanto al chioschetto c'è una fonte a cui è possibile fare le abluzioni purificatrici prima della preghiera.
Non è raro vedere ebrei che, durante la preghiera mattutina sotto il Muro, indossano un mantello bianco di lana o di seta con righe blu, il tallit, a volte sulle spalle, ma quasi sempre ricoprente anche la testa. 
Alle donne è riservato un posto distinto da quello riservato agli uomini e vi si recano col capo coperto e mai volgendo le spalle al Muro, anche al termine della preghiera.
Durante la preghiera, sia gli uomini che le donne agitano anche il corpo, perché si deve pregare Dio con tutto se stessi. Inoltre, durante la preghiera, o al suo termine, é frequente lasciare infilato nelle fessure del Muro un foglietto di carta con su scritta una preghiera, un pensiero, un'invocazione, un desiderio. Anche papa Giovanni Paolo II volle ripetere quest'antico gesto quando si recò al Muro.
Sia io che i miei compagni di viaggio, dopo esserci coperti con il kippah datoci al chioschetto, ci avviciniamo e tocchiamo il Muro e ripetiamo il gesto di pietà di consegnare ad esso i nostri desideri e le nostre preghiere. dopo. Non tutti digeriamo allo stesso modo l'aver dovuto mettere momentaneamente da parte i nostri segni cristiani, ma è bene non portare turbative nella fede degli altri

 

Il muro del pianto

 

ebrei osservanti

 

il chioschetto con i filatteri e/o kippah

 

Alle donne è riservato un posto distinto

 

il mantello bianco con righe blu, il tallit, a volte sulle spalle, ma quasi sempre ricoprente anche la testa.

 

 

 

 

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