I giovani, lo sviluppo e il futuro: il rapporto tra Associazioni ed Istituzioni

Napoli - 29 marzo 2006

di Angelo Agnisola / Caserta Musica & Arte


Pubblichiamo integralmente, in quanto ne condividiamo lo spirito e i temi, l'intervento fatto, il 29 Marzo, al congresso regionale e per il Meridione della Sinistra Giovanile, dal nostro collaboratore Angelo Agnisola. Il congresso, sul tema "I giovani, lo sviluppo e il futuro", si è tenuto all'Hotel New Europe di Napoli alla presenza di Massimo D'Alema e di circa un migliaio di convenuti. Angelo Agnisola è stato invitato a parlare come rappresentante degli operatori culturali e dell'associazionismo.

 

Napoli, 29 Marzo 2006 - E’ sotto gli occhi di tutti che la creatività artistica in generale, dalla musica al teatro, dalla danza al cinema, vive un periodo difficile ed è sintomatico il fatto che negli ultimi anni si è avuto una progressiva riduzione dei finanziamenti e degli spazi dedicati alla cultura (nell’ ultimo quinquennio il Ministero per i Beni Culturali ha perso circa il 25% degli stanziamenti previsti per il 2001, si tratta di circa mezzo miliardo di euro in meno).

 

Si parla in questi giorni di una politica per il rilancio e lo sviluppo culturale quanto mai opportuna nel rinnovato contesto europeo. In molti paesi della comunità Europea si è più che convinti dell’importanza che riveste la promozione culturale per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Sarebbe utile e doveroso anche nel nostro Paese avviare sul tema un serrato confronto e realizzare quel dialogo costruttivo che purtroppo ancora manca. 

 

Nei programmi politici ci sono parecchie idee per il rilancio della cultura nel nostro Paese anche se non sono documentati i meccanismi che dovrebbero metterle in pratica. Si propone la creazione di un distretto culturale, di un manifesto dei creativi, nonché interventi nel campo della musica, del cinema, dell’editoria dell’arte e del teatro. Visto che si parla di soldi da spendere per l’aiuto agli artisti e il rinnovamento delle istituzioni, il discorso dovrebbe essere affrontato sistematicamente in modo da poter effettivamente “mettere in ordine la cultura”.

 

Quanto alle associazioni culturali operanti in generale nel meridione e in particolare sui vari territori provinciali o regionali penso che oltre a prospettare soluzioni occorre preliminarmente compiere alcune necessarie riflessioni. Da un punto di vista storico e culturale e naturalistico (lo sappiamo tutti, ma vale la pena ricordarlo) il Meridione d'Italia ha enormi risorse che potrebbero tradursi in un potenziale di crescita economica estremamente elevato. Basti pensare, solo per fare il classico esempio, al settore turistico, legato sia ai tantissimi siti archeologici sia alle bellezze paesaggistiche e naturali e agli eventi culturali ad essi legati. Ma queste sue potenzialità sono rimaste storicamente sottoutilizzate. Del resto, non si può dire che in passato non siano stati fatti tentativi per invertire questa ormai secolare tendenza. Ma tutti questi tentativi si sono dimostrati vani, se non addirittura controproducenti. Perché? Perché il Meridione continua a vivere di "sviluppo derivato", in una costante quanto sterile corsa verso un progresso che giunge in questa terra sempre con decennale ritardo. 

 

Ora, se è vero che è nelle istituzioni che si governa il territorio e se ne determina il progresso (per cui l'agire delle istituzioni pubbliche, ai vari livelli in cui si strutturano, determina innegabilmente sia la qualità della vita dei cittadini, sia le potenzialità di sviluppo culturale economico-sociale del territorio), allora è di tutta evidenza la necessità che gli operatori delle istituzioni pubbliche siano in grado di amministrare in modo efficiente, che abbiano adeguate capacità di analisi e di valutazione dei problemi, nonché di previsione e pianificazione delle linee di sviluppo e di progresso del tessuto sociale in cui sono chiamati ad operare. Insomma, un buon governo e l'adeguato sviluppo del territorio sono direttamente proporzionali, non solo alle risorse date, ma anche al grado di competenza e di capacità dei politici demandati ad amministrare tali risorse. Dico questo portando l’esempio di Caserta che definisco per molti aspetti paradigmatico della situazione del Meridione. L’associazionismo culturale vive perennemente nella difficoltà di una concreta comunicazione con le amministrazioni locali. Troppo spesso progetti ideati da associazioni giovani e portati avanti con entusiasmo e con un’effettiva onestà intellettuale non vengono aiutati tramite finanziamenti per mancanza dei soliti “agganci giusti”.

 

Proporrei, evitando ogni analisi critica che pure sarebbe necessaria, una maggiore ed equilibrato dialogo tra le strutture e le associazioni, la creazione di filtri specialistici e super partes per l’assegnazione dei finanziamenti e la valutazione dei progetti presentati, un maggiore interesse per il territorio, recuperando le tradizioni e le vocazioni locali e in particolare la storia sociale e collettiva, ma anche operando un raccordo con la dimensione europea. A Caserta esiste una Fonoteca nuova di zecca e tecnologicamente molto avanzata, realizzata con investimenti di parecchie decine di migliaia di euro e rimasta scandalosamente chiusa subito dopo l’inaugurazione, nonostante ci siano associazioni disposte a gestirla autonomamente. Esiste una “Casa della Cultura”; un plesso intero di cui solo una piccola parte è dedicata alle associazioni (che peraltro pagano un fitto per le stanze potendovi accedere solo una volta alla settimana), mentre la restante è oggetto di gare d’appalto per “trasformarla” in centro commerciale. Si tratta di fantastici paradossi. Si pensi che a Caserta manca una struttura pubblica che recuperi una identità culturale del territorio, manca un organo di raccordo tra le varie iniziative culturali, mancano infrastrutture. A tutt’oggi non c'è, nonostante i tanti propositi, una galleria d’arte moderna, un conservatorio, e le poche strutture esistenti sono ancora di scarsa rilevanza. In tutti questi ambiti l’associazionismo potrebbe giocare un ruolo fondamentale compiendo monitoraggi della situazione culturale del territorio e realizzando progetti che possano servire ad avviare una attiva politica culturale.

 

In definitiva, ciò che manca a Caserta (come nel resto del Meridione) è una politica culturale che programmi un ordinato intervento di rilancio delle città e del territorio.

 

 

 
 

 

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