Abbiamo copiato i cinesi, finalmente!

I lucchetti dell’amore arrivano dalla Cina!

Articolo e foto di Lorenzo Di DOnato


Radio e Televisione ci hanno rotto le scatole per una intera settimana sui “lucchetti d’amore” agganciati ai lampioni di Ponte Milvio, a Roma, testimonianza, secondo i cronisti di cronaca rosa e di gossip, del desiderio dei giovani fidanzati di dedicare tutta la vita alla rispettiva metà. E tutti (?), poi, in apprensione (!) per il lampione che stava per cedere sotto il peso dei lucchetti e, finalmente, tutti (?) costernati (?) per la rovinosa caduta del lampione nel Tevere e tutti (?) impegnati a trovare il modo di rimpiazzarlo onde conservare l’usanza da poco tempo instaurata.
Riusciremo a sopravvivere al luttuoso evento della caduta del lampione di ponte Milvio sotto i pesi dei lucchetti, visto che il tutto è stato oggetto di servizi in ogni Telegiornale per 7-giorni-7!
Eppure il gesto di lasciare questo ricordo-giuramento di amore eterno delle coppie di fidanzatini nostrani non è altro che imitazione (quindi moda o poco più) di quello descritto da Moccia nei suoi romanzi rosa “Tre metri sopra il cielo” e “Ho voglia di te”, e poi trasformato in una scena dei films da essi ricavati: il gesto di amore eterno dei due innamorati era consistito nello agganciare il lucchetto ad un lampione di Ponte Milvio e, dopo averlo chiuso, gettare la chiave nel Tevere dall’alto del ponte.
E l’amoroso gesto, tra l’altro, non ha nulla di originale in quanto era già praticata nel 2000 in Cina, sulle mura della Muraglia cinese, nel tratto poco lontano da Pechino! Chissà se l’autore del romanzo lo sapeva, e/ o se lo sa lo scenografo del film!
Certo che, finalmente!, dopo che i cinesi ci hanno copiato anche i peli delle nostre barbe, noi siamo riusciti a copiare l’abitudine dei giovani cinesi di agganciare lucchetti …votivi del loro amore perenne alle mura della Muraglia cinese, longeve e robuste come si auguravano che fosse il loro amore.
La mia testimonianza è nelle immagini che accompagnano questo articolo.
A novembre del 2000 con un gruppo di amici feci un viaggio turistico in Cina. Il pomeriggio del 12 novembre, dopo aver visitato le tombe dei Ming, il nostro gruppo andò a visitare un tratto della Muraglia cinese. Era un pomeriggio freddo e umido (la mattina, i prati lungo la Via Sacra delle Tombe dei Ming erano pieni di ghiaccioli) ed un leggera foschia non rendeva chiare le colline all’orizzonte. La visita alla Muraglia cinese fu per tutti impegnativa, perché essa segue le creste delle colline e collinette e quindi chi vuole percorrere un tratto della Muraglia è costretto ad un continuo salire e scendere scale o superare forti pendenze.
Ad un tratto, su un muro che dava su un profondo vallone, notammo delle catene alle cui maglie erano agganciati molti lucchetti, tutti abbelliti da un nastro rosso. Incuriositi, chiedemmo alla nostra guida il significato di quella presenza. E Wu (ma si faceva chiamare Vittorio da noi) ci disse che tra le giovani coppie cinesi era invalso l’uso scaramantico di venire sulla Muraglia ad appendere i lucchetti quelle catene, a ciò predisposte nei punti in cui le mura erano più alte, ed a lanciare poi le chiavi nel fossato. Con questo gesto le giovani coppie cinesi si auguravano che il loro amore fosse longevo e forte come la Grande Muraglia.
Quindi le nostre giovani coppie di fidanzati sono arrivati a scopiazzare i cinesi almeno dopo sette anni. Chissà se la piccola rivolta contro le autorità fatte a Milano qualche giorno fa non era anche dovuto al malumore dei cinesi di essere stati a loro volta scopiazzati?
E mi assale un dubbio ancora: chissà se il crollo del lampione di ponte Milvio non sia stato provocato da qualche gruppo di cinesi offesi dalla copia da noi fatta del loro gentile gesto d’amore?
 

La grande muraglia

 

 

Le catene con i lucchetti

 

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