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Matrimonio in paese


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8 marzo 2012 - Festa della donna

Una testimonianza della condizione femminile di tanti anni fa

Articolo di Lorenzo Di Donato

E’ il 24 settembre 1871 quando i coniugi Mazza con la loro figliuola Lucia, da una parte, e Paolo Russi, dall’altra, si presentano dal notaio Giuseppe Bacchi per stipulare le “tavole antenuziali che regolar debbono la futura società coniugale” tra i promessi sposi Lucia e Paolo.
La lettura di questo contratto di matrimonio dà uno spaccato sulla società e sulla condizione della donna centocinquanta anni fa sia in famiglia che nella società.
Riporta il notaio “Oggi li ventiquattro settembre Milleottocentosettantuno in Caserta Terra di Lavoro--Vittorio Emanuele Secondo per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia--
Innanzi a me Notar Giuseppe Bacchi fu Notar Antonio residente in Caserta Provincia di Terra di Lavoro con lo studio in Piazza Vanvitelli Num.10, e dei testimoni che saranno qui appresso nominati, Si sono costituiti i coniugi Signori Michele Mazza fu Giovanni e Mariateresa de Giglio di Sebastiano, non che la di loro figlia minorenne nubile Lucia, la quale viene espressamente assistita, ed autorizzata da detto suo padre Michele, il quale interviene tanto in nome proprio che per autorizzare anche sua moglie all’atto presente, negozianti domiciliati in Caserta da una parte. E dall’altra il Signor Paolo Russo di Luigi negoziante domiciliato benonché in Caserta
.”
Già nella costituzione delle parti contraenti si rileva il diverso peso delle donne sia nella famiglia che di fronte alla legge: Michele Mazza è davanti al notaio sia per assistere ed autorizzare la figlia Lucia, sia in nome proprio che per autorizzare anche sua moglie all’atto presente.
E il signor Michele Mazza continua poi ad essere il contraente di peso maggiore in quanto “Il costituito signor Mazza -continua l’atto- à dichiarato che essendosi stabilito un matrimonio tra sua figlia Lucia ed il Signor Paolo, che quanto prima sarà celebrato secondo il rito di legge, così a fine di far sostenere decentemente a detti futuri Sposi i pesi del matrimonio, divengono alla stipula delle presenti tavole antenuziali che regolar debbono la futura società coniugale che nel presente istrumento vengono a racchiudere sotto i seguenti articoli”, coi quali viene stabilito che non vi sarà comunione dei beni tra i futuri coniugi, e Paolo ne sarà l’amministratori; che “ i genitori di essa futura Sposa Lucia, volendo addimostrare il piacere che ànno per siffatto matrimonio e per l’affetto che portano alla di loro figlia le assegnano , e costituiscono in dote la somma di Lire Milledugentosettantacinque la quale essi coniugi Mazza e de Giglio l’ ànno sborsata, e pagata alla presenza di me Notaio e testimoni in tante buone carte monete correnti in Regno all’altro costituito Signor Paolo Russi futuro Sposo, le quali dopo di essere state ben vagliate e rinumerate da esso Signor Russi le à a se tirate, e fatte sue,...”.
E così ricompaiono la signora Mariateresa con l’affetto per la figliuola e il piacere per siffatto matrimonio-che la induce, col marito, a sborsare la dote- e lo sposo Paolo, che ben vaglia e rinumera e quindi tira a se e fa sue le buone carte monete della dote di Lucia! Proprio da buon (?) e venale commerciante.
Ma i coniugi Mazza, per sostanziare ancor più l’affetto per la figlia ed il compiacimento del matrimonio ”assegnano, e costituiscono anche in dote alla di loro figlia Lucia un decente corredo, che recherà con se essa futura sposa nel momento del matrimonio composto di rame, biancheria e di abiti per uso di suo abbigliamento a cui si da il valore amichevole di Lire Millesettecentoquaranta giusta la distinta degli oggetti che se ne farà qui appresso, con l’espressa dichiarazione che la stima, o valore dato al proprio corredo, non vale per vendita, e quindi non ne trasferisce la proprietà al marito”.

Non so se questa ultima clausola non sia stata dettata dalla prima riferita modalità di incasso delle buone carte monete da parte del futuro sposo!
Segue l’elenco dettagliato degli oggetti del corredo: giraletto, coperte, lenzuola, camicette, vesti, sottanini, cusciniere, materassi compresi kili sessantadue di lana nuova, fazzoletti, tovaglie, scialli, mensali e salvietti, calze, stracci, stivaletti, Rame Kili venti in diversi pezzi, una catena ed una spilla d’oro, due bottoni di perle.
Ogni oggetto donato, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe dopo l’affermazione che ad essi si dà solo un valore amichevole, è accompagnato, in modo che appare molto puntiglioso, dal suo valore di stima in lire e centesimi. Valgano per tutti i due seguenti esempi: Fazzoletti di seta lire quattordici, e centesimi tre; Veste numero dieci di diverse qualità lire dugentodue, e centesimi quindici.
Questi benedetti centesimi a fianco di somme importanti mi sembrano proprio eccessi da bottegaio, e la virgola tra le lire ed i centesimi apposta dal notaio mi sembra che rimarchi, forse senza volerlo, il modo teatrale di agire o muoversi del Michele Mazza.
Definite quindi altre condizioni marginali o in osservanza a leggi specifiche, il notaio conclude :”Fatto e pubblicato in Caserta Provincia di Terra di Lavoro nella casa d’abitazione di essi coniugi Mazza a e de Giglio in via Municipio case di Saverio Musco, Presenti essi costituiti ed i testimoni Signori Arcangelo Capasso fu Giuseppe Capitano a riposo, e Gennaro Piccolomini fu Gaetano stagnaro domiciliati ambi in Caserta, idonei secondo il voto prescritto dalla legge, i quali ànno dichiarato di conoscere i costituiti suddetti ed a me noti, ed àn firmato quest’atto coi medesimi e me Notaio, tranne la costituita Marianteresa de Giglio, la quale à dichiarato di non saper firmare per non averlo mai imparato […]”.
E possiamo solo immaginare quanto sia costato alla signora Mariateresa dover confessare in pubblico di non saper firmare per non averlo mai imparato. Il suo tronfio Michele si sarà sentito ancora più importante.

PS. I cognomi sono stati da me volutamente modificati.

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