Mark Knopfler: "Sailing to Philadelphia"

di Antonio Avalle


"MARK KNOPFLER "SAILING TO PHILADELPHIA" / Mercury

Sono passati quasi quattro anni dall'ultima prova "Golden Heart" e quasi dieci da una prova in studio con gli ormai stagionati Dire Straits (che venderanno talmente tanto sul loro catalogo che probabilmente non si sogneranno ancora di rientrare in studio) che ecco ricomparire Mark Knopfler, virtuoso delle sei corde. Quasi a dimostrazione che non è fondamentale continuare con i Dire Straits visto che la maggior parte della loro notorietà è stata sempre attribuita alla voce, al suono e allo stile di Mark. (della serie è meglio intascare i soldi da soli che in compagnia).
La prova non convince fino in fondo, come del resto il suo predecessore, sarà principalmente per il pregiudizio reso dall'attesa del capolavoro (che arriverà? ) che tutti si apettano quando si apprestano ad ascoltare una grandezza come Mark Knopfler . Comunque questo lungo "Sailing to Philadelphia" piace ed è piaciuto probabilmente anche agli Italiani, che seppur in media acquisteranno 2 cd l'anno si sono lasciati prendere dall'intelligente acquisto di questo album che è così schizzato al primo posto della classifica facendosi spazio tra i Pooh, Pausini, Lunapop, Madonna...e quanto di meglio ci sia nella nostra popolare classifica dei più venduti. Prima di passare alla musica due note sulla copertina...a dir poco insapore; questa immagine dell'aereo ,appena sul lato destro, non mi dice proprio nulla ci si poteva impegnare di più...capisco che l'importante è la sostanza, ma immaginarmi un bel disco in vinile come ai vecchi tempi con questa copertina io non l'avrei comprato!
L'album inizia con "What it is" che lascia presagire che il sound sia quello tipico dei Dire Straits, il giro di chitarra nei primi 15 secondi mi ricorda nostalgicamente "All along the watchover" di Bob Dylan (inflazionato termine di paragone per la voce di Mark Knopfler) . L'illusione Dire Straits dura appena cinque minuti in quanto il seguito al primo brano è tutto improntato su una miscela di country-rock-blues, che è oramai l'orientamento musicale che ha caratterizzato gli ultimi anni di produzione di Mark. La fedele e puntuale fender stratocaster non sbaglia un colpo, tutto è perfetto, ricercato, impeccabile senza una minima sbavatura come Mark esige (all'interno del book foto Mark Knopfler compare abbracciando una gibson 335, non lasciatevi convincere l'uso di quest'ultima risale al periodo di "Money for Nothing").
L'album scorre lento , i duetti con James Taylor la title-track "Sailing to Philadelphia" (qui sembra di sentire duettare gli andati Simon & Garfunkel) e con Van Morrison "The last laugh" sono piacevoli ninna nanne e si sente chiaramente un Mark un po' sottomesso alla presenza degli illustri ospiti.
Non si decolla ancora neanche con la stereotipata "Silvertown blues" e bisogna aspettare di oltre passare la soglia della simpatica, ma un po' ripetitiva "El macho" per arrivare ai più convincenti venticinque minuti finali. A partire dalla affascinante "Prairie wedding" (molto J.J.Cale) e a seguire con la melodica e soffusa "Wanderlust" si gusta a pieno la classe di Mark, l'eco di "Telegraph road" (canzone dell'introspettivo "Love over gold") è vicinissimo. Molto bella invece "Speedway to Nazareth" in chiave country-western con lo zampino di Paul Franklin (alla pedal steel guitar) insieme a quello femminile di Gillian Welch (alla voce). Il viaggio continua con "Junkie Doll", vibrante e immediata, per poi terminare con la malinconica "Sands of Nevada" più cantata che suonata e la tranquilla "One more matinee" addolcita dall'intervento di un flicorno. 
A volte statico, ma piacevolmente orecchiabile rimane un buon album godibile magari seduti al volante di una bella auto sulle deserte strade del Texas...ma aspettiamo ancora il capolavoro!!!

P.s. Qualche notiziola per i fan più accaniti: la versione inglese di "Sailing..." presenta un brano in più "Do America".
Il singolo "What it is" contiene tre canzoni inedite non incluse nell'album, i tre brani presentano un impostazione elettrica e appartengono alle stesse session di registrazione dell'album: "The long Highway", "Let's see you" e "Camerado".


Eccovi la discografia essenziale da solista di Mark Knopfler:
1980 LAST EXIT BROOKLYN (colonna sonora)
1983 LOCAL HERO (colonna sonora)
1984 CAL (colonna sonora)
1987 THE PRINCESS BRIDE (colonna sonora con la collaborazione di Guy Fletcher dei Dire Straits)
1990 MISSING...BUT PRESUMED HAVING A GOOD TIME (con i Notting Hillbillies)
1990 NECK AND NECK (con Chet Atkins)
1993 SCREEN PLAYING (colonna sonora)
1996 GOLDEN HEART
2000 SAILING TO PHILADELPHIA

© Casertamusica.com - 12 Novembre 2000

 

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