Cowboy Junkies: "Open"
di Antonio Avalle


La band canadese dei Cowboy Junkies sta per pubblicare il nuovo album, "Open", uscita prevista per il prossimo maggio.

Il suono rarefatto, soffuso, molto bluesato e piacevolmente notturno è la forte peculiarità di questa band, suono che mescolato alla splendida e sognante voce di Margo Timmins ha trovato nel tempo una ricetta vincente.

La band formata dai fratelli Timmins nasce nell'86 dalle ceneri di un altro gruppo, i Germinal, con la pubblicazione di uno stralunato tributo alle loro radici blues "White Off Earth Now", album registrato in un garage in un solo giorno. In questo sorprendente album d'esordio i Cowboy Junkies filtrano in modo incredibile il blues, che con molta naturalezza viene personalizzato. I brani di Robert Johnson "Crossroads" e "Me and The Devil" e quelli di J.Lee Hooker "Forgive me", "I'll never get out of these blues alive" e "Decoration day" vengono rallentati, quasi soffocati, incredibilmente indecifrabili rispetto alle versioni originali... l'interpretazione penetrante di "Shining Moon" di Lightnin Hopkins è una piccola perla.

Senza nessuna spinta commerciale i Cowboy Junkies giungono in sordina ad un successo internazionale con il loro secondo album "The Trinity Session" ('88) tuttora il lavoro più bello della band, inciso in un solo giorno nella chiesa Holy Trinity di Toronto. L'album contiene l'interpretazione di diverse cover, l'originalissima di "Sweet Jane" di Lou Reed, una rilettura applaudita dallo stesso Lou , "Blue Moon revisited" (song for Elvis) presente solo sulla versione cd e due grandi ballate "Misguided Angel" e "200 More Miles".

L'orizzonte della band comincia a tingersi di bianco con sfumature di country, folk e un po' di western swing allontanandosi un po' dalle desolanti e malinconiche atmosfere blues. Arriva nel 90 "Caution Horses" a confermare il buon stato di forma dei Cowboy Junkies. In questo album emerge l'introduzione tra gli strumenti di una fisarmonica dal suono caldo e avvolgente, a cui fanno da contrasto altri strumenti tradizionali come armonica, mandolino e steel guitar.

Questa volta nell'album spiccano i brani propri del gruppo: "Sun comes up, it's tuesday morning" e "Cause cheap is how I feel", anche se le cover sono degne di nota , la versione di "Powderfinger" di Neil Young è splendida. Questo rock introverso, lento, crepuscolare si rafforza con vigore nel quarto album "Black Eyed Man"('92), qui il lavoro di composizione svolto da Micheal Timmins è esemplare... e la voce di Margo continua a perfezionarsi.

I successivi "Pale Sun Crescent"('93) e "Lay It Down" ('96) consolidano il personale tracciato sonoro dei Cowboy Junkies sempre più centrato sulla voce fievole, lamentosa e ipnotica di Margo Timmins. Con oltre tre milioni di dischi venduti nell '98 sfornano l'intimo "Miles From our Home" che richiama un po' alle sonorità introspettive degli esordi anche se in fondo l'inquietante sentiero delineato dai Cowboy Junkies è sempre lo stesso. La flebile voce di Margo appare più matura, meno sommessa ; da ascoltare "Blue guitar" dedicata a Townes Van Zandt e "Good friday".

Lo scorso anno è stato pubblicato un bel live "Waltz Across America" finalmente reso disponibile a tutti considerato che fino ad allora era stato venduto solo sul loro sito internet... un'occasione in più per assaporare le avvolgenti atmosfere dei Cowboy Junkies.

Oltre ad "Open" prontissimo per maggio i Cowboy Junkies andranno in tour e prepareranno per la fine dell'anno un tributo allo scomparso Townes Van Zandt. Lasciarsi prendere dai Cowboy Junkies in un momento di stress è l'ideale... provate ad ascoltarli di notte, magari in viaggio oppure all'albeggiare del giorno.

©  "Caserta Musica & Arte"

Il gruppo Cowboy Junkies

La cantante Margo Timmins