Blues Bank: “Blues Bank”

Demo autoprodotto  - 2005

recensione di Giorgio Ruberti


La Blues Bank è proprio una buona band, con buoni strumentisti (Salvatore Urbano, piano; Antonio Alfano, chitarra; Marco Fucci, basso; Igino Fucci, batteria) ed una buona voce (Mary-b). L’omonimo CD contiene quattro brani (C-boogie [instrumental], Don’t start me talkin’, I can’t be satisfied, How long) che propongono un blues originale e originario. Infatti, quello della band napoletana (solo il batterista è casertano) non è un blues aggiornato, dalla veste contemporanea (per loro stessa ammissione, sono evitati gli abusati arrangiamenti rock-blues e i suoni delle tastiere e delle chitarre distorte), ma un blues che si proietta, e ci proietta, indietro di oltre un secolo, al ritmo del canto popolare nero-americano come effettivamente doveva risuonare nell’area del Mississippi tra fine Ottocento e inizio Novecento. Ciò sembra dimostrare da parte della Blues Bank una volontà d’essere fedeli al (vero) blues che conferisce ai loro quattro brani un valore che oltrepassa quello strettamente musicale, comunque alto. Il primo brano, strumentale, è un boogie-woogie molto ben suonato, che ci introduce al CD facendoci immediatamente realizzare di essere in presenza di un lavoro di elevata fattura. E il resto del CD, infatti, non tradisce le premesse, con tre pezzi di cui colpisce il carattere distintivo di ognuno di essi che rende ciascun brano immediatamente riconoscibile. Quanto ai protagonisti della band, va detto che si tratta di tutti valenti musicisti, con particolare riguardo alla voce, da un autentico carattere “nero” che la rende particolarmente adatta al genere. In definitiva, un CD sicuramente da ascoltare così come da ascoltare, ma questa volta dal vivo, è la Blues Bank, che non è difficile incontrare nei locali della Campania (per informazioni sulle serate live è possibile consultare il loro sito www.bluesbank.it).

La copertina del demo dei Blues Bank

 

 

 

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