Vladimir Kocaqi 

Vladimir Kocaqi (si pronuncia "cozzaci"), 45 anni, è nato a Elbasan, una delle principali città dell'Albania. Unico musicista in famiglia, con due sorelle. E' da considerarsi ormai casertano, qui dimorando da vari anni in via Acquaviva, qui svolgendo una intensa attività musicale, spaziando dal classico al moderno con successo e stima di quanti lo ascoltano e di quanti hanno la fortuna di suonare in sua compagnia. I suoi solidi studi al Conservatorio di Stato di Tirana gli concedono prima di diventare primo violoncellista della Filarmonica di Stato di Elbasan, sua città natale. Quindi, venuto in Italia, diventa primo violoncellista della Filarmonica di Napoli e collabora intensamente con l’Orchestra “G.Verdi” di Salerno.

L'intervista

"Mia mamma voleva diventare soprano, e realizzò attraverso di me la sua vocazione. In famiglia era suo padre che decideva il destino di tutti, voleva che mia madre facesse la sarta, lei invece diventò insegnante."
"Il mio cognome è di origine greca. Il mio bisnonno, greco, era un abile intagliatore di legno. Lavorava con estrema abilità le parti delle selle dei muli su cui poggiava il peso enorme delle sporte. Il suo era un lavoro di precisione, una vera arte, i bravi artigiani erano molto richiesti: i suoi lavori erano estremamente resistenti, sopportavano pesi elevatissimi, erano imbottiti ad arte per non affaticare il mulo".
Fu lui a trasferirsi in Albania?
"Fu suo figlio, cioè mio nonno, a venire in Albania durante la prima guerra mondiale, per allargare i suoi commerci e separarsi dal padre, e qui costruì una fortuna. Aprì molti negozi, fece molti buoni investimenti, ed ebbe sei figli. Aveva delle idee giuste, ad esempio nel 1932 aprì, insieme al genero, una fabbrica di olio e sapone, e in circa quindici anni allargò la sfera del suo commercio fino a Durazzo; arrivò a possedere la maggior parte dei negozi di alcuni paesi. Si costruì una casa in stile italiano"
E tuo padre?
"Lui leggeva e studiava molto, si innamorò delle idee comuniste, allora in voga.
Mio nonno lo portò a Valona, in una scuola per ragionieri italiana; Allora, nel '39, i fascisti italiani avevano annesso l'Albania, e il comunismo era fuorilegge. Per questo nel '39 fu internato a Ventotene, dove condivise per 14 mesi la prigionia con Palmiro Togliatti. Tornato in Albania nel '41, fece parte del partito comunista, che sovvenzionò copiosamente. Dopo la guerra fu un uomo di spicco, direttore di banca, e ricoprì posti rilevanti nel partito. Ma con l'andare del tempo diventò sempre più chiuso, forse rendendosi conto delle storture del regime. Tutte le ricchezze le diede al partito, comprese quattro casse piene di lingotti d'oro, in ossequio alla abolizione della proprietà privata"
Non ti mangi le mani per tutte le ricchezze che tuo padre regalò al partito?
"Beh, se non lo faceva spontaneamente glie lo avrebbero imposto, visto che si sapeva che era ricco. E fu grazie a questo gesto che io potetti studiare da musicista e farmi una posizione sociale più alta della media. Il Comunismo è un ideale meraviglioso, ma non funzionerà mai finchè ci saranno disuguaglianze economiche così grandi tra le nazioni."
Chi ti ha dato la prima scintilla per diventare musicista?
"Ognuno di noi, da piccolo, è influenzato dai genitori. Fu mia madre che mi spronò a realizzare la sua passione per la musica. Essere musicista è una scelta difficile, fin dai primi studi. Ogni volta che suono ingaggio una battaglia tra me e lo spartito, e non so mai chi ne uscirà vittorioso. E le persone ti giudicano sempre. Per giudicare la musica non occorre essere un artista, anche le persone non competenti possono bocciare o promuovere un musicista.".
Ti piace registrare?
"Preferisco i concerti dal vivo, danno una emozione piena e irripetibile, rispetto alla costruzione di un disco."
Quando ti sei sentito per la prima volta maestro e non allievo?
"A quattordici, quindici anni studiavo e studiavo il violoncello, ma quando provavo a cantare con la voce una melodia era un disastro. Una volta una mia amica, bravissima violinista, mentre studiava posò lo strumento e mi chiese un parere. Diceva "Vladi, senti in quale modo questa frase ti piace di più" e me la cantò, a voce, in vari modi, rendendo benissimo quello che poi avrebbe fatto col violino. Allora mi dissi "Sarò un vero musicista quando saprò anche cantare le frasi, e non solo suonarle". Iniziai a cantare le melodie ai miei allievi, partendo da quelle più semplici. Fu così che iniziai a sentirmi sempre più un maestro, non un operaio della musica. E mi sento musicista quando comunico una idea cantandola, e la spiego agli altri in modo univoco. Allora mi sento un interprete, non un lettore di note, quando una stessa frase musicale te la so porgere in tanti modi diversi, tra cui scelgo e quindi eseguo il migliore. "
I momenti felici in Albania?
"Io ero sempre soddisfatto, perché suonavo spesso ed è questo il mio piacere. Amo studiare: sono capace di studiare per sei mesi di seguito, dalla mattina alla sera"
E quelli meno piacevoli?
"Mi successe in un concorso in cui vinsi il primo premio, e non ricevetti il premio promesso: il premio in palio era un tour di concerti all'estero, che poi non mi fecero fare, e ci stetti male. E' insopportabile quando uno promette qualcosa e non mantiene la parola. Un altro momento brutto fu quando mi spezzai la falange di un dito della mano destra con un ferro, ed ero impossibilitato a suonare.
Nell'83 un amico mi disse - Vladi, perché non fai domanda per iscriverti al partito?-. Io mi iscrissi, partecipai a qualche riunione delle organizzazioni di base, e un giorno fui chiamato al Comitato Centrale di partito della mia città.
Qui il segretario mi disse pubblicamente -Tu non puoi essere un comunista perché tuo nonno è stat , e mi fecero fuori dal partito. Così mi distrussero moralmente. Anche per questo amo la musica, dove non vieni giudicato per la tua fede politica o per quella di tuo nonno.
Io non ero abituato a leccare i personaggi del partito e questo fu il colpo decisivo, quello che mi fece dire -Me ne voglio andare dall'Albania- Ma scappare era un altro conto e ci sarei riuscito solo nel '91.
Nell'83 mi sono sposato con Zhaneta che conoscevo fin da bambino. Anche lei era una studentessa del Conservatorio che iniziò a frequentare quando io ero già al IV anno. Devi sapere che in Albania la tua vita viene determinata dal superamento di concorsi, che assumono un'importanza straordinaria: se non lo superi il Partito ti destina ad altro lavoro.
Noi riuscimmo a superare l'importantissimo obiettivo del concorso per essere ammessi al Conservatorio, che ci garantiva di diventare musicisti, e quindi avere una posizione sociale molto importante, migliore di quella di ingegneri e direttori, diversamente da quanto accade nel mondo occidentale.
In quegli anni iniziò un periodo economicamente disastroso per l'Albania, i governanti abolirono totalmente la proprietà privata, chiunque aveva una proprietà, una attività, finanche delle galline doveva cederle a grossi Collettivi. Ovviamente nessuno era più motivato a lavorare, perché avevamo perduto tutti i nostri averi, e non c'era nessuna differenza se lavoravi o meno, poiché non ricevevi alcuna ricompensa.
Il cibo era razionato ed era impossibile comprare quello di cui avevi bisogno.
Dopo vari anni d'inferno, mio cognato mi disse: -Vladi, io parto con una nave di clandestini-. Fu il 6 Marzo del '91, io partii mentre lui all'ultimo momento rinunciò.
Il viaggio fu allucinante, su quel famoso transatlantico con bandiera Panamense sul quale ci stiparono in 16.000 persone: neanche tre rimorchiatori insieme riuscirono a farci uscire dal porto.
Non potei portare niente con me, solo i panni che avevo addosso e il 7 arrivammo a Brindisi dove la città ci ospitò in modo commovente. Fui quindi portato al campo profughi di Capua. Dopo pochi giorni, il 27 marzo,  feci già un concerto, a Meta di Sorrento. Ricordo che dovetti suonare con mezzi di fortuna: un violoncello cinese, e un archetto di violino. Fui ospitato per più di un anno dalla generosissima famiglia Zollo. Dopo un anno riuscii a regolare la mia posizione in Italia, e ad essere raggiunto da mia moglie"
Come ti è sembrata l'Italia?
Il popolo mediterraneo è molto ospitale e gli Italiani sono meravigliosi.
Vorrei ringraziare per il loro aiuto la famiglia Zollo e Mimmo Palmiero"
In cosa sei impegnato artisticamente?
Dal '93 suono con il Teatro Verdi di Salerno, che ospita tanti grossi nomi internazionali nella stagione lirica e sinfonica. Ho registrato due CD con Lino Cannavacciuolo, violinista e compositore bravissimo. Lui era il leader del Solis Quartet, e ha suonato con Bennato, Baglioni, Mina, Celentano, Peppe Barra e tanti altri.
Ho registrato molte musiche da film col pianista e compositore Savio Riccardi, con cui ho anche inciso un CD. Ricordo anche con molto piacere i concerti e la registrazione fatta col gruppo di Contaminazione Acustica di Caserta e quelli con il trio Werfell. E ho fatto tantissime altre cose.
Qual' è l'esperienza più bella che hai fatto?
La cosa più bella è suonare, io suono e quindi tutte le cose che faccio sono le più belle.


Nella foto: Vladimir e Zhaneta in concerto

Sua moglie Zhaneta Dervishi si è diplomata al Conservatorio di Stato di Tirana, esibendosi poi come solista con la Filarmonica di Elbasan, dove diventa docente di Pianoforte principale nel locale Liceo artistico “Onufri”. Poi viene in Italia e si esibisce in numerosi concerti sia come solista che in duo con altri musicisti.

Emilio Di Donato - ©www.casertamusica.com
Maggio 2000