La chiacchierata "Carmen" al san Carlo

di Lorenzo Di Donato


19 Dicembre 2001 - Al Teatro di San Carlo di Napoli è in scena l'attesissima "Carmen", opera in quattro atti su libretto di H.Meilhac e L. Halèvy. Musica di Georges Bizet, ultima opera della "Stagione operistica 2000".
A causa del finale tragico, dell'assenza di vero e proprio balletto, del carattere "sconveniente" di alcuni personaggi (specialmente della protagonista, la bella e provocante Carmen), l'opera fu definita "opera maleducata" all'indomani della rappresentazione nel 1875. 
La "Carmen" messa oggi in scena al Teatro di san Carlo con la direzione di Daniele Oren e con protagonisti Nadja Michale-Carmen, Sergej Larin-don José, Norah Ansellem -Micaela, Gregg Baker -Escamillo ha lasciato il pubblico sconcertato non solo per la "minimalista" scenografia di Pappi Corsicati, ma anche per l'appiattita interpretazione scenica e canora dei cantanti, che - se si eccettua la brava Norah Ansellem , capace coinvolgere lo spettatore, sia con buona capacità di muoversi sulla scena che di svolgere una discorso musicale appropriato, del suo essere portatrice di tenero, incoffessato amore per don José e di valori positivi - è stata svolta tutta in punta di piedi, come una lezioncina, tanto che un arguto spettatore ha esclamato "ma qui Carmen è una professoressa di lettere non quella bella donna carnale, tutta fremiti e passione, capace di darsi e di prendersi senza rimorsi!".
Particolarmente incavolati gli abbonati, in genere "patiti" della musica operistica, che si aspettavano una "Carmen" all'altezza, sia come interpreti che come scenografia, di altre passate e ricche rappresentazioni, visto anche il sacrificio economico ad essi richiesto è stato giustificato proprio dalla presenza della "Carmen" nel cartellone 2000. Altro "sacrificio" fu chiesto agli abbonati quando Pavarotti fu interprete de "La bohème", con risultati davvero non esaltanti.
E così "Carmen" passa (male!), Pavarotti pure e ... gli aumenti del costo degli abbonamenti restano. 


Carmen: le origini

Novella di Prosper Mérimée, pubblicata nella Revue des Deux Mondes (1845). È la storia della tragica passione di don José per una zingara che egli ucciderà, dopo una serie di altri delitti, in un impeto di gelosia. Meilhac e Halévy trassero dalla novella un libretto per il dramma lirico in 4 atti musicato da G. Bizet e rappresentato all'Opéra-Comique di Parigi nel 1875, con scarso successo. L'opera è considerata il capolavoro di Bizet e segna una svolta significativa nella storia del gusto operistico, tanto che venne presa a modello dalla scuola "verista", che pur ne intese solo alcuni aspetti. Originariamente l'opera prevedeva parti cantate e recitate, come prevedevano le consuetudini del Théatre de l'Opéra-Comique. Poi queste ultime furono ridotte a recitativi e in questa forma eseguite. Solo recentemente si è tornati alla versione originale con i dialoghi parlati. Alla novella e al suo soggetto si ispirarono anche diversi balletti, che utilizzarono, in tutto o in parte, le musiche di Bizet.

 

 

 

 

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