Leuciane - Off : Occhi di sogno al Chiostro di S. Agostino

Caserta (Ce) - 18 giugno  2004

Articolo e foto di Pia Di Donato


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Caserta (Ce) - 18 giugno  2004. Secondo Spettacolo del ciclo Leuciana Off nel Chiostro di S. Agostino affidato a Giovanni Gallo che ha voluto proporre una personale rappresentazione del breve racconto "Occhi di cane azzurro" di Gabriel Garcia Marquez.

Per chi non ha mai letto qualcosa di questo prolifico scrittore (e vi invitiamo a farlo: è estate e un buon libro accompagna bene qualsiasi vacanza) va detto che realtà e sogno, o suggestione, si mescolano spesso e in particolare in questo racconto sono indistinguibili. 

Una non facile rappresentazione che oltretutto si è dovuta misurare con "Italia-Svezia" uscendone, almeno essa, vittoriosa visto il buon numero di spettatori che hanno apprezzato, pur nel minimalismo dei gesti e delle parole, questa nuova proposta di Gallo incentrata sui sentimenti di un uomo e di una donna che tendono l'uno verso l'altra senza riuscire, in definitiva, a trovarsi. 

Per quanto possa sembrare strano il finale è invece pieno di speranza: perchè smettere si sognare? 

Buona la presenza scenica di tutti i componenti della compagnia ed in particolare dei due interpreti principali: Giovanni Gallo, nel doppio ruolo di regista ed interprete, e Imma Allocca.

 

 

Comunicato Stampa

L’Associazione Diotima- L’alt(r)o Teatro presenta, Venerdì 18 Giugno alle ore 21.30, “Occhi di sogno" (Atto unico di Giovanni Gallo), liberamente tratto dal racconto di G.G. Marquez “Occhi di cane azzurro”. Interpreti Imma Allocca, Giovanni Gallo, La peruta Luigi, Marotta Giuseppe,Claudia Russi. Sceneggiatura e regia Giovanni Gallo

“Occhi di cane azzurro” è la storia di un uomo e una donna che non si conoscono, che abitano in due parti diverse del mondo e che si incontrano in sogno; quivi nasce una storia d’amore che continua ogni notte. Lei ha gli occhi color cenere ed è per questo che lui, dal primo momento, la chiama “Occhi di cane azzurro”. Al risveglio lei ricorda tutto e lo cerca, scrivendo sui muri della sua città, per la strada, nei ristoranti, dappertutto “Occhi di cane azzurro”, con la speranza che lui possa leggerlo e ricordare; lui, invece, al risveglio, non ricorda nulla. Questa è la trama.

«Occhi di cane azzurro. L’ho scritto dappertutto»...È il motivo ricorrente di uno dei primi racconti di Gabriel Garcia Marquez, scritto nel 1950, quando l’autore era alla ricerca dei moduli narrativi più idonei a rappresentare quella concezione letteraria alla quale egli stesso darà poi il nome di “realismo magico”.

«Si tratta di estendere le potenzialità del realismo, fino a permettere alla realtà di includere il magico, il misterioso, il fantastico che è in seno alla Natura». Questa la definizione che Marquez offre della sua “ribellione letteraria” ai rigidi schemi narrativi che la realtà della vita quotidiana impone con la sua forza e che permea di sé tutti suoi scritti.

Ma di chi sono gli occhi di cane azzurro del racconto ? Di una donna, di un ricordo, di un sogno ?...Difficile dirlo sulle prime, come difficile è stato trasporre per il teatro l’enigmatico racconto di Marquez che oscilla con irrisolta tensione tra la materialità dell’amore e l’impalpabilità del sogno in cui i suoi protagonisti si cercano, si incontrano, si parlano e forse...si perdono.

È stata una sfida non solo sul piano della resa scenica, per la ricostruzione degli ambienti onirici del testo, quanto sul piano della costruzione di un linguaggio e di una sceneggiatura “per immagini”, che facessero scorrere l’opera dinanzi agli occhi dello spettatore come una serie di acquerelli tracciati con mano veloce e leggera da un pittore che resta l’unico conoscitore del senso dell’opera.

La chiave di volta di questa sceneggiatura è l’uso del linguaggio poetico, dei suoi rimandi visivi, ma soprattutto dei suoi artifici retorici e stilistici, come la rima, l’assonanza, l’enjambement, che stavolta non legano di sottile armonia parole e versi, ma scene e sequenze teatrali.

In definitiva, si tratta di un esperimento a cui partecipare con abbandono, lasciandosi cullare da un ritmo che richiama quello alternato delle onde marine, per svegliarsi, poi, in una realtà più ricca.

 

Momenti della rappresentazione

 

Il saluto alla fine dello spettacolo

Giovanni Gallo

Foto ©  casertamusica.com

 

 

 

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