Leuciana Festival: Il soldato spaccone

S. Leucio (CE) - 12 Luglio 2004

Articolo di Arianna Quarantotto, foto di Massimo Amato 


S. Leucio (CE), 23 Luglio 2004, Teatro Dei Serici. Decisamente poco affollata ieri sera (23 Luglio) la platea del Teatro dei Serici a San Leucio per la commedia di Plauto Il Miles Gloriosus. Sarà stato per una non adeguata informazione (lo spettacolo era inserito anche nel programma Leuciana decentramento) o forse per le tante e belle iniziative ormai presenti a Caserta e provincia che lasciano però a volte interdetto il cittadino che non sempre riesce a districarsi: ieri sera lo spettacolo era gratuito per tutti, ma questa sera a Caserta Vecchia è inserito nell’ambito del programma di Festa al borgo che prevede una tessera di 25 euro per una serie di attività collaterali; e lo stesso dicasi per “Non tutti i ladri vengono per nuocere”, e per “Le follie di Monsignore”, spettacoli entrambi gratuiti a Caiazzo e a pagamento a Caserta Vecchia…

Ma ritorniamo alla commedia plautina: lo scenario si apre con otto attori indossanti la maschera di pulcinella (figura derivante dal Macco plautino): tutti lamentano chi la fame, chi la noia; poi d’improvviso la possibilità di recitare un pezzo di Plauto, di “prestare” la loro maschera ad altri personaggi e dar loro “nuova vita”. Così la scena si trasforma e subito siamo proiettati sulla piazza greca: è qui che si svolge il dialogo tra il soldato spaccone (Pirgopolicine) e il suo schiavo (Palestrione). Quest’ultimo elogia, divertendosi e divertendoci, le mitiche prodezze del suo signore, sempre pronto a sconfiggere animali feroci e ad uccidere con la sua fedelissima spada migliaia di nemici. Insomma, un po’ alla volta si delinea quel personaggio ormai caro alla nostra fantasia e che nel corso del tempo ha dato vita a Don Chisciotte, a Capitan fracassa, o al più malinconico Cirano de Bergerac…

Tutti gli attori recitano in dialetto: in veneto, in siciliano, in romanesco, in ciociaro… e naturalmente in napoletano; un ruolo particolare assume la mimica (a volte forse un po’esasperata) che meglio caratterizza ognuno di loro. Così, accanto al soldato spaccone, i vari personaggi contribuiscono con la loro varietà linguistica a far emergere quella congiuntura che Plauto aveva realizzato tra la cultura latina, di derivazione etrusca, e quella raffinata della nuova intellettualità greca. Pregio di Plauto è del resto proprio la ricchezza espressiva, grazie alla quale sfrutta ogni apporto: dal latino arcaico al neologismo coniato sul greco, dalle deformazioni grottesche a volgarità oggi, forse, quasi surreali.

La storia comunque è la seguente: ad Efeso, il soldato Pirgopolinice ha rapito una ragazza, Filocomasio, amata dal giovane Pleusicle. Per sottrargli la ragazza, Pleusicle, aiutato dal servo Palestrione e dal vecchio amico Periolectomeno, organizza una complicata beffa facendo passare una cortigiana, Acroteleuzia, come moglie del vecchio e innamoratissima del soldato. Questi convinto di aver fatto una conquista lusinghiera, congeda Filocomasio… A questo punto ci aspetteremo, come da copione, che Pirgopolinice venga bastonato dai servi del vecchio, e invece il soldato, che è poi anche il capocomico che ha realizzato la rappresentazione scenica, vuole dare una conclusione diversa alla commedia… Ma, ahimé, gli attori non approvano il cambiamento e lo lasciano solo sulla scena, in compagnia della spada.

Si chiude così, con una nota di malinconia, la vicenda del Miles Gloriosus, reinterpretata da Vincenzo Zingaro: egli ha voluto vedervi l’uomo “romantico” che con la sua spada sguainata sembra quasi volersi ergersi, con un gesto di titanico vittimismo, contro il destino fatale della morte.

E’ forse una conclusione che a Plauto non sarebbe piaciuta ma che riflette quell’inchiesta continua sul mondo e sull’esistenza di noi, anime inquiete del nuovo millennio.

(Cartellone completo del Leuciana Festival)

 

 

 

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