S. Leucio (CE), 23 Luglio 2004, Teatro Dei
Serici. Decisamente poco affollata ieri sera (23 Luglio) la platea
del Teatro dei Serici a San Leucio per la commedia di Plauto Il
Miles Gloriosus. Sarà stato per una non adeguata informazione (lo
spettacolo era inserito anche nel programma Leuciana decentramento)
o forse per le tante e belle iniziative ormai presenti a Caserta e
provincia che lasciano però a volte interdetto il cittadino che non
sempre riesce a districarsi: ieri sera lo spettacolo era gratuito
per tutti, ma questa sera a Caserta Vecchia è inserito nell’ambito
del programma di Festa al borgo che prevede una tessera di 25 euro
per una serie di attività collaterali; e lo stesso dicasi per “Non
tutti i ladri vengono per nuocere”, e per “Le follie di
Monsignore”, spettacoli entrambi gratuiti a Caiazzo e a pagamento
a Caserta Vecchia…
Ma ritorniamo alla commedia plautina: lo scenario
si apre con otto attori indossanti la maschera di pulcinella (figura
derivante dal Macco plautino): tutti lamentano chi la fame, chi la
noia; poi d’improvviso la possibilità di recitare un pezzo di
Plauto, di “prestare” la loro maschera ad altri personaggi e dar
loro “nuova vita”. Così la scena si trasforma e subito siamo
proiettati sulla piazza greca: è qui che si svolge il dialogo tra
il soldato spaccone (Pirgopolicine) e il suo schiavo (Palestrione).
Quest’ultimo elogia, divertendosi e divertendoci, le mitiche
prodezze del suo signore, sempre pronto a sconfiggere animali feroci
e ad uccidere con la sua fedelissima spada migliaia di nemici.
Insomma, un po’ alla volta si delinea quel personaggio ormai caro
alla nostra fantasia e che nel corso del tempo ha dato vita a Don
Chisciotte, a Capitan fracassa, o al più malinconico Cirano de
Bergerac…
Tutti gli attori recitano in dialetto: in veneto,
in siciliano, in romanesco, in ciociaro… e naturalmente in
napoletano; un ruolo particolare assume la mimica (a volte forse un
po’esasperata) che meglio caratterizza ognuno di loro. Così,
accanto al soldato spaccone, i vari personaggi contribuiscono con la
loro varietà linguistica a far emergere quella congiuntura che
Plauto aveva realizzato tra la cultura latina, di derivazione
etrusca, e quella raffinata della nuova intellettualità greca.
Pregio di Plauto è del resto proprio la ricchezza espressiva,
grazie alla quale sfrutta ogni apporto: dal latino arcaico al
neologismo coniato sul greco, dalle deformazioni grottesche a
volgarità oggi, forse, quasi surreali.
La storia comunque è la seguente: ad Efeso, il
soldato Pirgopolinice ha rapito una ragazza, Filocomasio, amata dal
giovane Pleusicle. Per sottrargli la ragazza, Pleusicle, aiutato dal
servo Palestrione e dal vecchio amico Periolectomeno, organizza una
complicata beffa facendo passare una cortigiana, Acroteleuzia, come
moglie del vecchio e innamoratissima del soldato. Questi convinto di
aver fatto una conquista lusinghiera, congeda Filocomasio… A
questo punto ci aspetteremo, come da copione, che Pirgopolinice
venga bastonato dai servi del vecchio, e invece il soldato, che è
poi anche il capocomico che ha realizzato la rappresentazione
scenica, vuole dare una conclusione diversa alla commedia… Ma,
ahimé, gli attori non approvano il cambiamento e lo lasciano solo
sulla scena, in compagnia della spada.
Si chiude così, con una nota di malinconia, la
vicenda del Miles Gloriosus, reinterpretata da Vincenzo Zingaro:
egli ha voluto vedervi l’uomo “romantico” che con la sua spada
sguainata sembra quasi volersi ergersi, con un gesto di titanico
vittimismo, contro il destino fatale della morte.
E’ forse una conclusione che a Plauto non
sarebbe piaciuta ma che riflette quell’inchiesta continua sul
mondo e sull’esistenza di noi, anime inquiete del nuovo millennio.
(Cartellone
completo del Leuciana Festival)
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