Strane venture e mirabil caso d’un maldestro barbiere e d’un altrui naso

Caserta – 25 Gennaio 2006

Comunicato stampa


Mercoledì 25 gennaio 2006, ore 20.45, nell’ambito della Stagione Teatrale 2005/2006 del Teatro Don Bosco, è di scena lo spettacolo “Strane venture e mirabil caso d’un maldestro barbiere e d’un altrui naso”, scritto e diretto da Angelo Callipo, ed interpretato dallo stesso regista con Michele Tarallo e gli attori del laboratorio Teatrale F.C. Greco del Teatro Comunale di Caserta Michele Casella, Grazia Liguori e Gigi Narducci.
Lo spettacolo arriva nella sala di Via Roma nella sua forma più compiuta e definitiva, dopo aver attraversato diverse fasi compositive e di allestimento: il nucleo portante di “Strane venture e mirabil caso d’un maldestro barbiere e d’un altrui naso” nasce infatti nel maggio del 2005, quando Angelo Callipo, attore e regista casertano caratterizzato dal gusto per la contaminazione tra i generi e registri, viene invitato a partecipare al Festival dei Classici Russi, a Lobnya (Mosca).
Lo spettacolo proposto, che apre il Festival di Lobnya con grande successo di pubblico e critica, riprende un classico russo fondendolo sapientemente con i temi e i motivi della nostra Commedia dell’Arte, e con la collaborazione di un ristretto gruppo di attori, suoi allievi del Laboratorio Teatrale F.C. Greco del Teatro Comunale di Caserta, Callipo supera le barriere linguistiche e culturali, affidando la comunicazione ad uno studio sulla maschera e sul corpo d’attore.
Lo spettacolo rimpatria, e già in estate, pur rimanendo inalterato il forte legame con i linguaggi non verbali, una più ampia scrittura drammaturgica caratterizza questo lavoro raffinato e divertente, ormai destinato al pubblico di lingua italiana.
È’ così che prende corpo “Strane venture e mirabil caso d’un maldestro barbiere e d’un altrui naso”: l’occasione narrativa, dal sapore metateatrale, è data dalla vicenda di una compagnia che tenta di mettere in scena un testo del settecento secondo i rigidi dettami delle tecniche attoriali coeve, con tanto di accompagnamento musicale eseguito con strumenti d’epoca…il lavoro procede, almeno fin quando la noia non si impossessa del capocomico, che decide finalmente di dar sfogo al libero estro dei suoi attori. Dalla cornice settecentesca prende dunque vita, la narrazione per immagini, musiche e gesti della rocambolesca e surreale storia di un naso perduto e del suo disperato padrone, che poeticamente rappresenta l’immensa ed assurda difficoltà di integrazione delle diversità nelle società cosiddette avanzate.
Lo scarto, immediato ed abissale, fra le due parti dello spettacolo è sostenuto mirabilmente dal tappeto musicale, che adesso percorre la grande storia del melodramma italiano, a sottolineare perfettamente una tragicommedia perennemente in bilico tra sogno e realtà; come pure estremamente chiaro è il passaggio alla grande tradizione d’improvvisazione e creatività dell’attore, grazie agli sfarzosi e curatissimi costumi settecenteschi, ideati e realizzati da Emilio Bianconi, che d’incanto si trasformano nelle più neutre “divise” da commedianti dell’Arte.
Uno spettacolo divertente, per una compagnia giovane e ben diretta, che con grazia e ritmo perfetto accompagna lo spettatore fino alla lieta conclusione di una vicenda fuori dal tempo e dallo spazio.
 

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