Auditorium di Teano: Angelo Branduardi e La Lauda di San Francesco

Teano (CE) – 25 Novembre 2006

Articolo di Arianna Quarantotto – foto di Massimo Amato


Teano, 25 novembre. La stagione teatrale all’Auditorium di Teano non poteva cominciare meglio. Tutto esaurito per Angelo Branduardi e La Lauda di San Francesco. E a buon ragione!

La vita di Francesco, narrata, cantata e ballata sulle note da un ritmo incalzante con sfumature arabiche ha affascinato il pubblico.
Branduardi si è ispirato proprio alla Lauda medioevale, genere letterario nato intorno al XII secolo, originariamente come inno alla Vergine, cantato con accompagnamento musicale e accompagnato spesso da versetti biblici, a imitazione dei salmi, prima in latino poi in volgare. Proprio con le Laudes creaturarum (o Cantico delle Creature) ha inizio la nostra letteratura in volgare.

Il palco si presenta povero di orpelli: una grande impalcatura in legno occupa una parte dello spazio scenico; di lato una piccola orchestra di quattro musicisti accompagna Branduardi che ha il ruolo di menestrello, a piedi nudi sul palco.
Sulla scena, semi nudi, danzano i ballerini: sono l’immagine allegorica di un’umanità imbestialita, priva di pudore, desiderosa di eccessi, gaudente del peccato. Un Francesco giovanissimo, anche lui “nudo” di tutti i beni familiari, avanza per compiere il primo miracolo: armato solo della parola di Dio rende mansueto il lupo che ringhioso e famelico gli si presenta davanti.

Da qui Branduardi fa iniziare il percorso di fede di Francesco che lo vedrà impegnato prima nella costruzione della Porziuncola, poi in giro per il mondo con i suoi seguaci, tra cui Bernardo da Quintavalle, a predicare umiltà e povertà, quella povertà che Dante tanto elogia nell’XI canto del Paradiso, quello degli spiriti sapienti, in cui immagina si trovi il Santo.
Branduardi rievoca in particolare il soggiorno di Francesco in Oriente, durante la V crociata, presso il sultano Malek al-.Kamil: l’invito alla non violenza, al perdono, all’integrazione, al donarsi, rende particolarmente attuale la parola di Francesco che si fa invito alla speranza, all’amore fra i popoli di razza e cultura diversa.

Poi la “malattia”, le stimmati, “ultimo sigillo che le sue membra due anni portarno” - scrive Dante- , e infine la morte corporale. La vita infatti, quella vera, quella dello spirito, ritorna a pulsare con intensità proprio con la sua morte attraverso le parole del Cantico delle Creature, una vera Lauda alla vita, a Dio, all’Amore, cantata e ballata dai “discepoli-ballerini” in un ultimo omaggio a Francesco, uomo prima ancora che Santo.
Francesco chiamava sé e i suoi frati “iaculatores Domini”, giullari di Dio, proprio perché avevano il compito di sollevare i cuori alla gioia dello spirito: il Cantico è il suo testamento spirituale e ci offre la sintesi poetica della sua concezione del mondo e dell’uomo, creatura di Dio che insieme alla natura tutta, si riconcilia alla volontà di Dio.

Lunghi e sentiti gli applausi di una platea che ha avuto poi modo di intonare con Branduardi —richiesto a gran voce dal pubblico, e rientrato sul palco da solo con il suo violino— le famose note di “Alla fiera dell’est” e di “Cogli la prima mela”, che ancora oggi coinvolgono, in un unico coro, il pubblico di ogni età

 

Consulta: Auditorium Diocesano: stagione 2006/07

 

 

 

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