Teatro Comunale: La bella fabella di Amore e Psyco

Caserta – 30 marzo 2007

Articolo di Rossella Barsali


Narra il mito che un giorno tutte le passioni e i sentimenti si riunirono e che Follia propose un gioco, detto nascondino. Avrebbe contato fino ad un milione, tutti si sarebbero, nel frattempo, nascosti ed ella li avrebbe cercati. Ma Amore restò fino all’ultimo senza recesso e si rifugiò in un roseto. Follia cercò e trovò tutti ad uno ad uno. Mancava solo Amore, ma ella si accorse dei rami pungenti del roseto mossi da invisibile presenza e lo scoprì, ferito agli occhi dalle spine e per sempre cieco. Ella si disperò, non seppe come farsi perdonare e gli promise di non lasciarlo mai, di essere la sua guida, lo sguardo perso per sempre. Da allora l’Amore si accompagna sempre con la Follia…
Satura Lanx, nuova associazione culturale teatrale nata sotto l’ala di Nunzio Areni, si lascia tentare dall’ambizioso progetto di rappresentazione del mito descritto da Apuleio nelle Metamorfosi e seduce il pubblico particolarmente colto ed esigente che venerdi 30 marzo ha assistito numeroso alla pièce teatrale. Una rilettura inizialmente fedele al testo originale rivela successivamente gradite sorprese in un atto unico (ben 80 minuti) che li ha visti tutti in scena sempre, infaticabili e concentratissimi co-protagonisti, in un tributo corale all’arte del Teatro. Dai precordi delle rappresentazioni greche (il ritmo della narrazione, la presenza del coro a spiegare il mito fino alla tragedia), alla citazione del teatro Kabuki (con l’ausilio delle ombre), per giungere ai giorni nostri, con citazioni di Neruda (lirica finale), Prevert, Gibran e musiche dei Pink Floyd. Lo stesso titolo, voluto dagli adattatori Michele Casella e Giuseppe Grillo (anche interpreti), rammenta, oltre agli ingredienti soliti come sentimento, gelosia, curiosità ed avventura, la presenza della pericolosa spezia del Mistero, padre dell’Inquietudine (Hitchcock docet!). Così seguiamo una Psiche fanciulla (deliziosamente incarnata da Federica Cariati) muoversi fra le sue “voci di dentro”, le subdole Coscienze nerovestite (Giuseppe Di Vico, Luigi Narducci e Damiano Gedressi) e la propria luminosa Intelligenza (Grillo), nella conoscenza dell’Amore, (il promettente Casella) che ella approfondisce e, su suggerimento delle sorelle, trasgredisce l’ordine dello stesso dio fino ad esserne travolta e perciò punita da una collerica Venere (superba interpretazione di Grazia Liguori).
Giochi di luci, uso di maschere, scenografia minimalista ma resa efficace da una gigantesca cornice dove a turno appaiono Psiche ed Amore, insieme solo all’epilogo. Unico neo, gli stacchi musicali troppo bruscamente interrotti.
La calcolata ponderatezza di un ottimo Grillo “…dopo 3 anni di laboratorio, mi ha divertito contaminare con musiche e poesie di Baudelaire, Neruda e delineare personaggi come l’Intelligenza, mantenendo intatta la storia nel suo plot…”, fa da contrappunto agli scambi velocissimi di battute fra le 3 Coscienze. “Nel conflitto interiore, il Dubbio è protagonista” afferma Narducci, che il cerone trasforma magicamente in una sorta di Commodo dal tono altisonante. E trova conferme anche in Gedressi, plurimpegnato anche su altri fronti, che vedremo nel foyer del Comunale con “Genova da mare”. L’acerba spontaneità di Cariati “…interpreto una ragazzina, sento molto il personaggio, ho cercato di lavorare sui diversi stati d’animo, ci sono riuscita?...”, contrasta con la maturità espressiva di Liguori (5 anni di teatro, allieva di Callipo, prossimamente in scena diretta dallo stesso in un adattamento dal Curculio di Plauto nel teatro romano di Teano, poi di Francolise e Rocca d’Evandro). Nessun contrappunto, invece, per Amore, e nemmeno un appunto! Casella, disinvolto nonostante i calzari e la parziale nudità, si cala senza esitazioni nel ruolo, ricavandone un appassionato plauso, frutto sicuramente delle sue doti istrioniche, della tecnica teatrale che dimostra di possedere e anche di quel pizzico d’emozione che rende più vero un debutto!
Resta allora da credere a Di Vico quando chiosa che ”…senza Areni a Caserta non c’è Teatro…”?
 

 

 

 

 

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