Teatro Garibaldi: "Pagliacci" apre la stagione teatrale

Caserta – 30 novembre 2007

Articolo e foto di Giorgio Ruberti


S. Maria C.V., venerdì 30 novembre. Con la rappresentazione del dramma lirico Pagliacci riapre alla grande il Teatro Garibaldi. Nella nostra provincia non capita spesso, infatti, di poter assistere ad un’opera lirica, con la conseguenza che gli appassionati casertani di melodramma sono spesso obbligati a recarsi presso altri teatri, come il San Carlo di Napoli. Oggi, e domenica in replica alle ore 17.30, il Teatro Garibaldi e la città di S. Maria C. V. offrono questa possibilità assolutamente da non perdere, non solo per gli abituali frequentatori del teatro lirico ma anche per tutti gli appassionati di musica e di cultura in generale.
Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, di cui ricorre quest’anno il centocinquantenario della nascita, è senza dubbio un patrimonio della nostra cultura, musicale e sociale. Un melodramma italiano di fine ‘800 tuttora in repertorio, e giustamente. L’opera che nel 1892 procurò notorietà in tutto il mondo al suo giovane compositore (nato a Napoli nel 1857), si andava ad innestare in quel filone di melodrammi cosiddetti “veristi” inaugurato due anni prima dalla fortunata “sorella” di Pagliacci, Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. Come quest’ultimo, anche il dramma di Leoncavallo è incentrato su una storia di amore, tradimento, gelosia e morte. Una di quelle storie come se ne sentivano tante nella cronaca di allora — e di oggi, potremmo dire. La vicenda dell’attore Pagliaccio tradito dalla giovane moglie Nedda, e per questo da lui assassinata insieme al suo amante Silvio, si ispira ad un fatto di cronaca nera realmente accaduto in Calabria, e a suo tempo giudicato dal padre di Leoncavallo, magistrato a Cosenza. Il giovane compositore pensò bene di farne il soggetto di un dramma lirico in due atti, di cui compose anche i versi del libretto (caso rarissimo nella storia del melodramma), quando l’analoga storia del soggetto di Verga musicata da Mascagni stava facendo impazzire l’intero mondo musicale di allora.
Oggi quest’opera è messa in scena dalla compagnia del tenore Carlo Bini in una produzione di ottimo livello, che non sfigurerebbe neppure in un Teatro non di provincia: scenografia appropriata alle esigenze di un’opera verista e costumi davvero molto belli; momenti coreografici in apertura dei due atti che non disturbano il soggetto inscenato. Un discorso a parte merita invece l’esecuzione musicale, nel suo complesso apparsa buona: ottima, e non poteva essere altrimenti, l’interpretazione del tenore Carlo Bini nei panni del protagonista Canio; buona quella degli altri personaggi, a partire da Marina Fratarcangeli (Nedda-Colombina), fino a Carlo Morini (Tonio-Taddeo), Giancarlo Sorrentino (Beppe-Arlecchino) e Piero Guarnera (Silvio). Un po’ meno buona è sembrata la performance del coro, che in alcuni punti è apparso in leggera sfasatura rispetto all’orchestra diretta dal m° Stefano Seghedoni; il quale si è reso protagonista di una buona prova, anche se qualche piccola sbavatura è a lui imputabile, non solo nella gestione del rapporto coro-orchestra ma anche nel rapporto orchestra-voci, con le seconde a volte soprafatte dalla prima (in particolare nel Prologo, dove la voce di Tonio è stata del tutto coperta in momenti in cui la comprensibilità del messaggio cantato è fondamentale).
Nel complesso è stata una bella serata, per il Teatro Garibaldi ma anche per l’intera città di Santa Maria. Il pubblico che riempiva la sala è rimasto completamente soddisfatto, comprese le tante autorità che sedevano in prima fila. Per la replica di domenica alle 17 e 30 è previsto di nuovo il pienone, ma tentare di esserci vale proprio la pena.

 

Consulta: Teatro Garibaldi: programma 2007/08

 

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