| Teatro comunale di Caserta, 12 Gennaio 2006. Davvero superba l’interpretazione 
 di Silvio Orlando nei panni di Pasquale Lojacono. E bella pure la scenografia 
 che ha permesso agli spettatori di sentirsi quasi protagonisti della nota e 
 sempre accattivante commedia di De Filippo. Il Teatro era quasi pieno ieri 
 sera…peccato non funzionassero i riscaldamenti…anche i fantasmi si saranno 
 gelati. Proiezione della nostra coscienza, i fantasmi emergono improvvisamente a 
 soffocare le paure di fronte ad una realtà troppo difficile da affrontare: 
 Pasquale preferisce credere ai fantasmi, che diventano la sua illusione di vita 
 felice, piuttosto che affrontare la cruda realtà.
 L’inchiesta sulla vita che il grande Eduardo affida ai suoi personaggi è 
 segnata da un umorismo paradossale: le sue maschere, per certi versi, fanno 
 pensare a quelle pirandelliane (l’incontro con Pirandello avvenne al Sannazzaro 
 nel 1936) ma lo struggimento interiore che vive Pirandello sembra estraneo a De 
 Filippo, così come gli è estraneo il forte pessimismo e le contraddizioni che 
 traspaiono in quasi tutte le opere di Pirandello. I personaggi di Eduardo non 
 sono lacerati da contraddizioni e da fratture interiori, piuttosto essi sono la 
 maschera che indossano, la accettano, la fanno vivere sul palcoscenico della 
 vita: ed è proprio qui la grandezza di Eduardo, nella capacità di cogliere le 
 sofferenze dell’uomo, di comprenderne i sentimenti con un umorismo che è sì 
 amaro ma pur sempre impostato ad un forte senso di solidarietà e di «pietas».
 
 "Scrissi la commedia di Pasquale Lojacono per dire che i fantasmi non esistono: 
 i fantasmi siamo noi, ridotti così dalla società che ci vuole ambigui, ci vuole 
 lacerati, insieme bugiardi e sinceri, generosi e vili". (Eduardo De Filippo)   TramaUn palazzo napoletano seicentesco con 18 camere e 65 balconi: è qui che 
 Pasquale Lojacono ( in arte Silvio Orlando) va ad abitare convinto che i 
 fantasmi che secondo le voci comuni abitano il palazzo, siano in reltà frutto 
 della fantasia. Il suo scopo è quello di realizzare una pensione e vivere 
 dignitosamente insieme alla moglie Maria. Ma i racconti di Raffaele, il 
 portiere del palazzo, l’incontro con la sorella di quest’ultimo, Carmela, mezza 
 pazza, i discorsi con « il professore », invisibile testimone di quanto accade 
 in casa, la sparizione continua di oggetti (ad opera in realtà del portiere) 
 finiscono per suggestionarlo. In realtà l’unico « vero fantasma » è Alfredo, 
 l’amante della moglie, che in sua assenza gira indisturbato per casa lasciando 
 cospicue somme di denaro che permettono a Pasquale di completare l’arredamento 
 e di dar inizio alla sua attività. Ma un giorno, rientrato all’improvviso, i 
 due si incontrano: Pasquale a questo punto crede che Alfredo sia un fantasma ma 
 evita di parlarne con la moglie affinchè non si spaventi. Così quando si 
 presenteranno a casa sua la moglie, il cognato e i figli di Alfredo, Pasquale 
 crede che anch’essi siano fantasmi: i discorsi strazianti della moglie « morta 
 nello spirito insieme ai due figli» convinceranno Alfredo a riunirsi alla 
 famiglia. Pasquale cercherà invano i soldi per riscattare i creditori divenuti 
 sempre più numerosi e finirà ben presto in miseria. Nella speranza che il 
 fantasma ritorni si imbatte, un giorno, di nuovo in Alfredo, venuto di nascosto 
 a prendere Maria per fuggire insieme: Pasquale decide di parlargli rivelandogli 
 il grande amore per la moglie e l’impossibilità di assicurarle un buon tenore 
 di vita. Così Alfredo, commosso, decide di stare al gioco e va via lasciandogli 
 il denaro che sarebbe servito per la fuga. |  |