“Viaggio immaginario nel pianeta Pot… un sandalo in Tibet ed un sandalo in
Nepal…” - Teatro Comunale di Caserta, 24 aprile 2007.
Come in quelle antiche feste degli indiani d’America dove si scambiavano regali
anche in caso di lite, nel celebrare il suo trentesimo compleanno, l’ultima
reincarnazione Potlach ci ha regalato il culmine del suo paradosso.
Scagli una pietra quell’artista casertano che, negli ultimi tre decenni, non
abbia partecipato almeno una volta ad una performance Potlach! Come una sorta
d’iniziazione alle arti cialtrone e sublimi, in tanti l’hanno fatto. Quasi un
viatico imprescindibile alla ricerca della propria un’identità. Si, perché
affondare lo sguardo nelle stratificazioni laviche dei Potlach è come andare
alla scoperta dell’Io, attraversando in maniera radicale le dimensioni
spazio-temporali di tutte le espressioni umane. L’attitudine naif del pianeta
Pot è una volontaria regressione allo stato infantile che innesca una forza
espressiva dirompente e supera qualunque barriera culturale e generazionale.
Gli abitanti del pianeta Pot sono capaci di entrare in contatto biunivoco con
il pubblico più variegato: vecchi e bambini, intellettuali e criminali, barboni
e facoltosi. La forza del collettivo risiede nella sua porosità, nella sua
assoluta apertura a qualunque contributo. Trent’anni di storia e di storie non
sarebbero stati possibili senza il fluire continuo di nuova linfa, senza
l’apporto di tutti coloro che abbiano voluto partecipare alle numerose missioni
spaziali. L’arte magmatica e variegata di quel pianeta ha travolto gli
spettatori del Teatro Comunale come un Blob, ma nessuno ha sentito l’urgenza si
fuggire! Tutti hanno scelto di partecipare attivamente alla festa, accettando
di buon grado la fantasmagoria dei doni offerti dagli artisti e saltimbanchi
presenti sul palcoscenico.
Altrove essi saranno citati, qui li ringraziamo di esistere e di resistere.
Onore e rispetto al pianeta Pot!
Comunicato stampa a cura di Aldo Antonio Cobianchi
Al Teatro Comunale di Caserta, il 24 aprile 2007 alle ore 20.30 il
"Viaggio immaginario sul pianeta Pot …un sandalo in Tibet ed un sandalo in
Nepal…”
POTLACH era la festa più importante per alcune tribù nordamericane: una volta
l’anno s’incontravano e si scambiavano dei doni, anche nel caso fossero in
lite, in una guerra particolarissima combattuta a chi offriva di più all’altro,
fino ad esaurire le proprie sostanze.
In questo nome si racchiude tutto l’universo, la filosofia, il messaggio che da
trent’anni ha unito insieme la storica band casertana, i Potlach per l’appunto.
E per festeggiare quest’importante anniversario, raro per un gruppo musicale,
come non ispirarsi, ancora una volta, al significato del loro nome.
L’Associazione Culturale Musicaperta ha, così, organizzato una festa, in cui
attraverso la musica, la poesia, il teatro si potesse comunicare un ideale di
pace, di serenità, ma allo stesso punto un invito a riflettere, a pensare alla
realtà che ci circonda ed al contrasto con un mondo ideale, sognato. Uno
spettacolo in cui il pubblico è parte attiva, trasportato, accompagnato per
mano, in un viaggio particolare, surreale, conoscitivo, educativo.
Descrivere questo evento non è semplice. In esso si respira cultura, arte,
vivacità, talento, senza ridondanze, nel rispetto degli spettatori, con la
certezza della forza del linguaggio musicale e poetico. Inconsapevolmente, o,
forse, consapevolmente, per un bagaglio interno all’animo dei Potlach, o per
loro, personale corredo genetico, si colgono, nello spettacolo, atmosfere
surreali felliniane, maschere della Commedia dell’Arte, dell’Atellana,
ambientazioni eduardesche, ritmi africani, spunti di filosofia orientale,
lirismo napoletano, tragedia greca, echi popolari, teatralità brechtiane.
Si parte da un tema che da sempre ha interessato, incuriosito l’umanità: la
ricerca del vero io, vista dai Potlach come un pezzo mancante dell’ animo
umano, perso, dimenticato in un luogo sconosciuto dell’universo. La Band, come
in una leggendaria caccia al tesoro, attraversa il mondo reale ed irreale,
compiendo, o, meglio, facendo compiere allo spettatore, un viaggio nel tempo e
nello spazio. Dall’Inghilterra medievale, all’Africa nera, alla America jazz,
all’Italia della contestazione, al rarefatto, millenario Giappone,… mostrando
come esista un linguaggio comune, universale, come tutto sia eguale, intatto,
senza età. I mezzi di trasporto? Certamente la musica, con brani composti ad
hoc o rivisitati dal Gruppo ed ispirati alle diverse ambientazioni; ancora, il
teatro, attraverso letture, ovviamente musicate - secondo il “brevetto” Potlach
delle narrazioni sonore - recitate, cantate, con brani di Brecht, Senghor,
Gaber, ed altri ancora; infine, tanta ironia, autoironia, sarcasmo, risate,
perché, come hanno dimostrato grandi artisti alla Totò, con la maschera
dell’allegria si può denunziare, invitare a riflettere, far gioire e far
commuovere. Risate che per i Potlach sono la chiave privilegiata per il cuore
dell’uomo, per il profondo dell’io, nel significato etimologico di simpatia =
stare, soffrire insieme. In tutto il percorso una voce misteriosa ed
onnipotente sovrasterà pubblico e musicisti : un alter ego, un deus ex machina
della tradizione, la coscienza dell’uomo, forse, che appare e scompare in
diversi momenti dello spettacolo.
Rappresentazione rigorosamente dal vivo, con la tematica pirandelliana del
teatro nel teatro, che vedrà gli artisti interloquire con gli spettatori, in
una realtà vero-simile di “prova generale”.
Ovviamente raggiungere la “meta” non sarà semplice. Ma sarebbe auspicabile che
ogni spettatore effettuasse insieme agli artisti il proprio, personale cammino
interiore…
Impegnati ad offrire i loro doni al pubblico i Potlach al completo. Che
regalano tutto ciò che hanno: la loro esperienza, la loro arte, il loro cuore.
Agostino Santoro, attore, batterista, percussionista e se stesso; Franco
Basile, uno dei fondatori del gruppo, sassofonista, flautista e se stesso;
Marco Mattiello, da 15 anni chitarrista elettrico del gruppo e se stesso;
Sergio D’Alessio, tastierista e se stesso. Ognuno di loro con il proprio
storico background, la propria notorietà e fama, il personale carisma. A questi
amici, oltre che compagni di lavoro, per l’occasione, si affianca Clemente
Amoroso, bassista e se stesso, ritornato a suonare dopo una pausa di
qualche anno…Regista ed organizzatore Aldo Antonio Cobianchi, curatore
di mostre ed eventi, autore con i Potlach dello spettacolo, e …se stesso.
Ospiti della serata la voce intensa di Marta, i virtuosismi del grande
chitarrista Lino Canta, la musica dei giovani, ma già conosciutissimi,
rappers casertani, i Dirty Filter Crew, la bellezza della modella casertana
Maria Teresa Marino, finalista a Miss Italia 2004, magistralmente vestita dal
noto Atelier Tinja di Caserta. E se tali artisti potranno offrire il loro
meglio un ringraziamento particolare va al “padrone di casa”, ossia all’Assesorato
alla Cultura del Comune di Caserta ed al Teatro Comunale, oltre ad Expo-Music
di Casagiove-Caserta, che ha fornito, in qualità di sponsor, il service audio.
Lo spettacolo si terrà il 24 aprile p.v.alle ore 20.30 presso il Teatro
Comunale di Caserta. L’ingresso è gratuito, ma ad invito (un certo numero di
inviti sarà lasciato a disposizione di tutti gli interessati presso il
botteghino, fino ad inizio spettacolo). Sempre nel rispetto, ormai da trent’anni
di un’idea di festa, libera, popolare, in cui antichi giullari o artisti di
strada convivono con nobili e poveri, anziani e bambini, genitori e
figli…ospiti e padroni di casa.
In cui divertirsi e divertire all together.
INFO :
www.musicaperta.com (in fase di aggiornamento) email:musicaperta@email.it
clementeamoroso@email.it
coala28@yahoo.it (e-mail Cobianchi), +39 3356252230 (cell.Cobianchi) |
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