Teano Jazz Festival: concerto di Paolo Fresu

Teano (CE) - 9 Luglio 2005

Articolo e foto di Gero Mannella


Paolo Fresu è un ex enfant prodige della tromba italiana, ex musicista intimista dall’aria bohemienne che suonava seduto su una sedia, ex taciturno.
Oggi è un simpatico quarantenne leggermente brizzolato, capelli corti, fisico asciutto, posa plastica durante gli a solo: il palcoscenico è la sua casa, lui suona, detta i tempi, gigioneggia col pubblico.
E’ senza dubbio uno dei più bravi trombettisti europei: tecnica sopraffina, inventiva, citazioni musicali dotte.
I musicisti che lo attorniano sono i compagni di un’avventura lunga vent’anni, caso di longevità unico nel panorama jazzistico italiano. Roberto Cipelli è pianista dallo stile terso e compositore raffinato, Ettore Fioravanti è drummer presente e impulsivo, Attilio Zanchi è bassista di lungo corso e d’eterogenee esperienze, tra cui l’open form trio di Bobby Watson, Tino Tracanna è un ancista hot di piena estrazione hardbop.
Poi sono affiatati, tutti amici, hanno mestiere, girano l’Europa mietendo successi. La Blue Note, caso insolito per il jazz italiano, li ha di fatto sdoganati, affrancandoli dall’aura di nostranità per lanciarli sul proscenio universale, avendo pianificato per ciascuno di loro un album da leader.

Il concerto di Teano è stato un grande successo di pubblico.
Per lo più mainstream ortodosso, a volte bop di maniera, accattivante, godibile, coi fiatasti in particolare evidenza spesso in duetto botta e risposta, il pianista un po’ defilato, la ritmica a fare da puntello senza mai tracimare, fatta eccezione per un a solo di Fioravanti.
Trascinante il “Monkeys” di Tracanna, suggestivi i riverberi nel rarefatto “Kosmopolities” di Capelli, il refraim del vecchio “Blues for you” che diventa un pezzo bop, l’ammiccante prologo R&B a ritmo di marcia da cui si dipana un a solo breckeriano del saxista.
Fresu alterna il suono caldo di un flicorno da copertina a quello sdrucciolevole da tromba con sordina, a volte resa polifonica da un’eco elettronica. Il suo a solo più intenso nella chanson “Que reste-t-il de nous amour”.
Un concerto per le grandi platee, un repertorio infiocchettato, un po’ manierato.
Cosa è mancato? La ricerca, la trasgressione, l’avventura, il percorrere (almeno in parte) strade impervie.
E, trattandosi di jazz, non è poco.
Ci è rimasta un po’ di nostalgia, si sarà capito, del Fresu bohemienne che anni fa suonava seduto su una sedia in posa tutt’altro che plastica, che si guardava dentro e stillava note.

 

Programma completo del Teano jazz festival

 
 

Paolo Fresu

 

Tracanna

 

Fresu e Tracanna

 

Paolo Fresu e Attilio Zanchi

 

 

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