| Aversa, 20 Gennaio. Non sono mai stato un purista dell’ascolto del jazz. 
 Ai grandi teatri silenziosi e formali ho sempre preferito i club piccoli e 
 raccolti, ed ho sempre pensato che si potesse far ottima musica anche in mezzo 
 al vocio degli avventori distratti ed al tintinnio di piatti e bicchieri (avete 
 presente il Live at Village Vanguard di Bill Evans? Appunto!). Nonostante ciò, 
 quando entro nel Melting Pot di Aversa per la prima serata del Lennie Tristano 
 Jazz Winter e mi ritrovo schiacciato nella ressa, mentre nel brusio generale si 
 sente una reinterpretazione neanche troppo convincente del Torero di Carosone, 
 confesso che un po’ di sconforto mi assale. Fortunatamente trovo quasi subito 
 un angolo più tranquillo, con visuale praticamente nulla, ma buona possibilità 
 di ascolto. Inoltre Lorenzo Hengeller, il mattatore della serata, quasi fosse a 
 conoscenza del mio bisogno di conforto, propone immediatamente una splendida 
 ballad dal titolo “In Bruno Veritas”. Rinfrancato dalla bellezza di questo 
 piccolo capolavoro (ah, il potere della catarsi musicale!), rinuncio ai miei 
 intenti di fuga e mi accingo ad ascoltare un concerto per cui vale la pena 
 sopportare qualche scomodità. Come dicevo, il protagonista della serata è 
 Lorenzo Hengeller, giovane pianista/cantante napoletano che stasera si esibisce 
 con il suo trio/quintetto (sax alto e tenore si uniscono all’occorrenza), 
 accompagnato da Marco Detilla al contrabbasso, Nicola De Luca alla batteria, 
 Annibale Guarino al sax tenore e Nicola Rando al sax alto. Un’allegra brigata 
 di eccellenti musicisti partenopei che presenta una serie di brani tratti 
 dall’ultimo album di Hengeller: Il ragazzo matto. Un repertorio di canzoni dal 
 gusto retrò, che affondano le proprie radici nello swing italiano del 
 dopoguerra e che non hanno paura di dichiarare apertamente i loro debiti col 
 passato. A divertimenti per piano solo come Brava (un omaggio all’autore 
 Canfora più che a Mina) o Gran Vals (geniale ripresa della celeberrima suoneria 
 della Nokia), si affiancano melodie storiche e pezzi originali. Dai dischi del 
 nonno abbandonati in soffitta, Hengeller recupera brani memorabili (Baciami 
 Piccina, Torero) e splendide canzoni sconosciute ai più (Pummarola Boat del 
 Quartetto Cetra, Amaramente di Carosone). L’eredità dei grandi nomi (Kramer, 
 Carosone, Luttazzi) si riversa poi in composizioni originali dai titoli 
 sarcastici e dai testi pungenti (Lo swing del giornalaio, Il tic, In Bruno 
 veritas). Composizioni ironiche e brillanti, ricche di quella che Hengeller 
 stesso chiama “leggerezza pesante”, ossia la capacità di fondere la levità 
 briosa dei testi e delle melodie con una grande intelligenza e preparazione 
 musicale. Un armonioso equilibrio tra spensieratezza scherzosa e sapienza 
 compositiva che fa di questo giovanotto matto una voce interessante ed 
 originale nel panorama italiano. Una speranza per chi teme che la nostra 
 cultura musicale stia diventando così “leggera” da volar via come un palloncino 
 al primo soffio di vento.   consulta: Lennie Tristano Jazz Winter |  |