|  Caserta 25 Giugno. 
 Terza serata del Diff all'insegna della Spagna. Alle ore 21.00 ha aperto la 
 serata la proiezione di Alatriste, con Viggo Mortensen. Era quasi mezzanotte 
 quando invece è partita la proiezione di The heart of the earth (El corazon de 
 la tierra). Film molto interessante, almeno nelle aspettative, quello diretto 
 da Antonio Cuadri, che si avvaleva nel cast di Catalina Sandino Moreno, già 
 protagonista di Maria full of grace, e di Bernard Hill, che ha assistito 
 alla proiezione affettuosamente circondato da quei pochi coraggiosi che hanno 
 resistito fino a notte fonda. Il film presenta tematiche forti e racconta della 
 lotta dei minatori della provincia dell'Huelva in Andalusia alla fine del XIX 
 secolo contro la terribile proprietà britannica che teneva in scacco anche le 
 autorità locali. Lotta per l'affermazione dei propri diritti che più volte 
 sfocia in cruenti bagni di sangue. Ma come da copione non mancano gli inglesi 
 buoni che sapranno aiutare (.. e solo per un attimo anche tradire) la giovane 
 maestra spagnola che diviene presto il simbolo della volontà di riscatto di 
 tutto il suo popolo. Insomma ci aspettavamo di scoprire un novello Ken Loach ma 
 abbiamo assistito invece al solito film dove buoni e cattivi sono divisi tra 
 loro da una linea netta e dove la retorica sgorga a fiumi. Cosa salvare allora 
 di questa visione? La terra andalusa cotta dal sole e l'agghiacciante 
 spettacolo della miniera ci regalano a tratti un'intensa fotografia. Il suono 
 doloroso e sensuale del flamenco invece perfettamente si sposa con le tremende 
 scene di repressione, regalandoci uno dei momenti migliori del film.    Caserta, 
 25 giugno. Proseguono le proiezioni dei film in concorso al DIFF. Johnny 316, in programmazione al Duel City (sempre il caro, vecchio S. 
 Marco), è una storia di amour fou tra un invasato predicatore di strada, 
 interpretato magistralmente da Vincent Gallo, e Sally, una bella ma fragile 
 ragazza. Si incontrano, lei cerca di sedurlo, ma lui, nonostante sia attratto 
 da lei, la respinge: nella sua vita c’è posto solo per Dio.
 Tragico epilogo, che ricorda la storia di Salomè. Inquadrature claustrofobiche, 
 a fior di pelle. Il tutto lungo la Hollywood walk of fame, scenario che 
 fa da contraltare alla ricerca estrema di spiritualità come via di fuga da un 
 mondo cinicamente estremo.
 
 Nella stessa serata, da segnalare il notevole documentario di Giulio Reale “Il 
 mio modo di vedere le cose”, dedicato a Sergio Leone. Un documentario che non è 
 solo un assemblaggio di interviste a registi, tecnici, attori ecc. Il filo 
 rosso che guida il giovane regista è un ritratto a tutto tondo di Leone, che 
 mette in luce tutti i suoi aspetti, dell’artista e dell’uomo, evidenziandone 
 pregi e difetti.
 Un lavoro nato come tesi di laurea al Dams di Roma, con ben due anni di ricerca 
 alle spalle; è un documentario di notevole spessore, assolutamente non banale, 
 umano e avvincente.
 Segno che in Italia i giovani registi crescono, e meritano.
 Piccola nota: il titolo deriva dalla frase che pronuncia Noodles alla fine del 
 film “C’era una volta in America”.
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