Venerdì 6 Ottobre
“Molto lontano sulla carreggiata, lontano, fin dove si poteva vedere c’erano
due punti neri, in mezzo, come noi, ma erano due tedeschi occupatissimi a
sparare da un buon quarto d’ora. Lui, il nostro colonnello sapeva forse perché
quei due là sparavano, i tedeschi forse, anche loro lo sapevano, ma io,
veramente non lo sapevo….. non gli avevo fatto niente, ai tedeschi”.
E’ un passo del testo dello spettacolo dell’attore Francesco Paglino e del
musicista Lorenzo Sorbo andato in scena venerdì 6 Ottobre presso il Salone
degli Specchi del teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere nell’ambito
della rassegna “Nuovo Aspetto”.
Paglino e Sorbo hanno portato in scena la guerra ispirandosi attraverso una
lettura originale dei testi di tre grandi autori Céline, Prévert e Vian.
“Viaggio al termine della Notte” di Cèline, “Le Formiche” di Boris Vian e
"Barbara" di Prévert sono l’humus che i due artisti casertani hanno utilizzato
per costruire lo spettacolo.
Il Voyage racconta la storia travagliata di un medico, Bardamu, l’alter-ego
dello scrittore stesso. Bardamu partecipa alla prima guerra mondiale e diventa
protagonista di una serie avventure in giro per il mondo. La descrizione di
queste avventure non sono altro che il pretesto per Cèline per parlare della
condizione della vita umana. Vicende condite di aforismi, situazioni ai limiti
del grottesco descritte con un perizia chirurgica dallo scrittore che cerca in
tutti i modi di distruggere le false convinzioni legate alla guerra e alle
ottusità del suo tempo.
Ma torniamo allo spettacolo. Fin dalle prime battute i due artisti hanno l’aria
di voler tenere incollato lo spettatore sulla sedia per tutta la durata della
loro performance. Obiettivo raggiunto a mio modesto avviso. I due, facendo
forza sulla loro capacità di costruire le giuste tensioni narrative, riescono a
raccontare la guerra in tutta la sua totale ed efferata crudezza.
Fancesco Paglino prima disegna e poi viviseziona i personaggi in maniera
decisa. Utilizza il “bisturi” alla maniera di Cèline facendo sanguinare i
protagonisti fino alla loro tragica fine. Il lavoro riesce a dimostrare che gli
uomini, messi davanti alla guerra, mostrano tutta la loro ottusa disperazione
soprattutto nelle situazioni più grottesche.
Lo spettacolo è una girandola di flash back e di situazioni che si alternano
tra il romantico, il drammatico ed il grottesco. Lo spettacolo apre con
“Barbara” una bellissima poesia d’amore di Prevert e si chiude con la morte del
protagonista che durante una ricognizione rimane con il piede sospeso su una
mina a compressione. Il formicolio al piede, che è un chiaro rimando al romanzo
di Boris Vian, si fa insopportabile e, il dover sopravvivere senza un arto,
un’idea insopportabile per il malcapitato.
Dopo lo spettacolo ho incontrato i due artisti e con loro ho avuto il piacere
di scambiare alcune battute.
A. Russo: Francesco, come nasce questo spettacolo?
F. Paglino: L'ispirazione mi è venuta leggendo il racconto Le Formiche
di Boris Vian, il romanzo "Viaggio al termine della notte" di Céline" e la
poesia "Barbara" di Prevert. Il periodo storico letterario di riferimento di
questi autori è l'inizio del 900.
A.Russo: Lo possiamo definire un reading?
F. Paglino: Non esattamente perchè lo spettacolo nasce come una lettura
drammatizzata e sfocia nel monologo. Abbiamo cercato di lavorare sulla parola
ma non solo. La ricerca del suono operata da Lorenzo è stata fondamentale per
me.
A. Russo: In che senso?
F. Paglino: Nel senso che sia la parola sia la musica dovevano venire
con noi in prima linea. Abbiamo cercato di fondere il più possibile i due
elementi cercando di evitare possibili scollamenti tra i due. Questo è un
rischio che corri in questo tipo di lavoro. L’obiettivo per noi è quello di
trascinare sempre lo spettatore nelle situazioni che via via abbiamo cercato di
creare.
A. Russo: A proposito delle musiche, qual è stato il lavoro operato da
te Lorenzo?
L. Sorbo: come diceva Francesco anch’io ho lavorato molto sul testo. Sia
nella composizione che nella scelta dei suoni e delle musiche ho cercato di non
essere didascalico. Sapevo che solo attraverso una lettura attenta del copione
potevo costruire le giuste tensioni stando attendo a non prevaricare mai la
parola.
A. Russo: E in questo vedo che sei riuscito egregiamente…
L. Sorbo: Non è la prima volta che mi confronto con questo genere di lavoro, ho
già scritto musiche per il teatro ma questa volta è stato diverso.
A. Russo: In che senso?
L. Sorbo: Nel senso che questa volta io sono fisicamente presente nello
spettacolo.
A. Russo: Ti riferisci agli interventi che hai fatto con il violino e alle
parti che hai recitato?
L. Sorbo: non solo, volevo essere anch’io in prima linea con Francesco,
ho cercato di vivermi tutti i momenti del testo in maniera personale.
A. Russo: A proposito del testo, che cosa ne pensi?
L. Sorbo: Penso che Celine possa essere definito il Quentin Tarantino
della letteratura. Vedi, lui riesce a farti ridere attraverso la descrizione di
situazioni grottesche che normalmente ti farebbero rabbrividire. Scene di corpi
dilaniati, arti penzolanti e teste rotolanti sono raccontati in tutta la loro
durezza con sarcasmo e ironia. Questo ti permette di leggere i fatti in maniera
nuova che non per questo diventano meno crudi e drammatici, anzi. Ne è
l’esempio la scena del colonnello e del suo portaordini. Il graduato un momento
prima aveva aggredito verbalmente il suo portaordini e un istante dopo viene
dilaniato da un colpo di mortaio, cade abbracciato a terra con il suo
subalterno e muore in una pozza di sangue con uno strano ghigno sul viso. Una
scena raccapricciante ma al tempo stesso presentata in maniera comica e
sarcastica.
A. Russo: Oltre ad essere musicista sei anche compositore…
L. Sorbo: Lavoro molto nella scrittura e nell’arrangiamento di musica
per quartetti d’arco e cerco di portare avanti una mia personale idea musicale.
A. Russo: E a cosa ti ispiri?
L. Sorbo: Vengo dalla musica classica, ho fatto tutto il percorso
didattico necessario ed ora attingo a tutte le forme musicali purché di qualità
e non commerciali.
A.Russo: Puoi fare un esempio?
L.Sorbo: Esiste un universo di musicisti poco conosciuti ma non per
questo meno bravi che si incontrano su un forum per esempio,
forum.homestudioitalia.net, di cui sono anche moderatore. E’ un posto dove gira
parecchia musica di qualità.
A. Russo: Ritorniamo a Francesco. Quali sono i tuoi progetti futuri?
F. Paglino: Intanto contiamo di riproporre ancora questo lavoro a breve.
Considerando che il suo allestimento non è molto oneroso contiamo di portarlo
in spazi diversi, anche piccoli. L’importante è riuscire a creare la giusta
tensione con lo spettatore. Inoltre tra un paio settimane parto con la
compagnia di Tony Servillo con lo spettacolo “False Confidenze”. La tourné
prevede diverse tappe nel nord Italia tra cui il Piccolo di Milano.
A. Russo: Oltre a Servillo hai lavorato anche con Andrea Renzi.
F.Paglino: Andrea ha rappresentato e rappresenta per me un grosso punto
di riferimento sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista umano.
Per me Andrea è un maestro, gli devo tantissimo.
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