"Sta cosa non può andare avanti" di Francesco Paglino e Lorenzo Sorbo

Teatro Garibaldi, S. Maria C. V. (CE) – 06 Ottobre 2006

Articolo di Andrea Russo


Venerdì 6 Ottobre
“Molto lontano sulla carreggiata, lontano, fin dove si poteva vedere c’erano due punti neri, in mezzo, come noi, ma erano due tedeschi occupatissimi a sparare da un buon quarto d’ora. Lui, il nostro colonnello sapeva forse perché quei due là sparavano, i tedeschi forse, anche loro lo sapevano, ma io, veramente non lo sapevo….. non gli avevo fatto niente, ai tedeschi”.

E’ un passo del testo dello spettacolo dell’attore Francesco Paglino e del musicista Lorenzo Sorbo andato in scena venerdì 6 Ottobre presso il Salone degli Specchi del teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere nell’ambito della rassegna “Nuovo Aspetto”.

Paglino e Sorbo hanno portato in scena la guerra ispirandosi attraverso una lettura originale dei testi di tre grandi autori Céline, Prévert e Vian.
“Viaggio al termine della Notte” di Cèline, “Le Formiche” di Boris Vian e "Barbara" di Prévert sono l’humus che i due artisti casertani hanno utilizzato per costruire lo spettacolo.

Il Voyage racconta la storia travagliata di un medico, Bardamu, l’alter-ego dello scrittore stesso. Bardamu partecipa alla prima guerra mondiale e diventa protagonista di una serie avventure in giro per il mondo. La descrizione di queste avventure non sono altro che il pretesto per Cèline per parlare della condizione della vita umana. Vicende condite di aforismi, situazioni ai limiti del grottesco descritte con un perizia chirurgica dallo scrittore che cerca in tutti i modi di distruggere le false convinzioni legate alla guerra e alle ottusità del suo tempo.

Ma torniamo allo spettacolo. Fin dalle prime battute i due artisti hanno l’aria di voler tenere incollato lo spettatore sulla sedia per tutta la durata della loro performance. Obiettivo raggiunto a mio modesto avviso. I due, facendo forza sulla loro capacità di costruire le giuste tensioni narrative, riescono a raccontare la guerra in tutta la sua totale ed efferata crudezza.

Fancesco Paglino prima disegna e poi viviseziona i personaggi in maniera decisa. Utilizza il “bisturi” alla maniera di Cèline facendo sanguinare i protagonisti fino alla loro tragica fine. Il lavoro riesce a dimostrare che gli uomini, messi davanti alla guerra, mostrano tutta la loro ottusa disperazione soprattutto nelle situazioni più grottesche.

Lo spettacolo è una girandola di flash back e di situazioni che si alternano tra il romantico, il drammatico ed il grottesco. Lo spettacolo apre con “Barbara” una bellissima poesia d’amore di Prevert e si chiude con la morte del protagonista che durante una ricognizione rimane con il piede sospeso su una mina a compressione. Il formicolio al piede, che è un chiaro rimando al romanzo di Boris Vian, si fa insopportabile e, il dover sopravvivere senza un arto, un’idea insopportabile per il malcapitato.

Dopo lo spettacolo ho incontrato i due artisti e con loro ho avuto il piacere di scambiare alcune battute.

A. Russo: Francesco, come nasce questo spettacolo?
F. Paglino: L'ispirazione mi è venuta leggendo il racconto Le Formiche di Boris Vian, il romanzo "Viaggio al termine della notte" di Céline" e la poesia "Barbara" di Prevert. Il periodo storico letterario di riferimento di questi autori è l'inizio del 900.

A.Russo: Lo possiamo definire un reading?
F. Paglino: Non esattamente perchè lo spettacolo nasce come una lettura drammatizzata e sfocia nel monologo. Abbiamo cercato di lavorare sulla parola ma non solo. La ricerca del suono operata da Lorenzo è stata fondamentale per me.

A. Russo: In che senso?
F. Paglino: Nel senso che sia la parola sia la musica dovevano venire con noi in prima linea. Abbiamo cercato di fondere il più possibile i due elementi cercando di evitare possibili scollamenti tra i due. Questo è un rischio che corri in questo tipo di lavoro. L’obiettivo per noi è quello di trascinare sempre lo spettatore nelle situazioni che via via abbiamo cercato di creare.

A. Russo: A proposito delle musiche, qual è stato il lavoro operato da te Lorenzo?
L. Sorbo: come diceva Francesco anch’io ho lavorato molto sul testo. Sia nella composizione che nella scelta dei suoni e delle musiche ho cercato di non essere didascalico. Sapevo che solo attraverso una lettura attenta del copione potevo costruire le giuste tensioni stando attendo a non prevaricare mai la parola.

A. Russo: E in questo vedo che sei riuscito egregiamente…
L. Sorbo: Non è la prima volta che mi confronto con questo genere di lavoro, ho già scritto musiche per il teatro ma questa volta è stato diverso.

A. Russo: In che senso?
L. Sorbo: Nel senso che questa volta io sono fisicamente presente nello spettacolo.

A. Russo
: Ti riferisci agli interventi che hai fatto con il violino e alle parti che hai recitato?
L. Sorbo: non solo, volevo essere anch’io in prima linea con Francesco, ho cercato di vivermi tutti i momenti del testo in maniera personale.

A. Russo
: A proposito del testo, che cosa ne pensi?
L. Sorbo: Penso che Celine possa essere definito il Quentin Tarantino della letteratura. Vedi, lui riesce a farti ridere attraverso la descrizione di situazioni grottesche che normalmente ti farebbero rabbrividire. Scene di corpi dilaniati, arti penzolanti e teste rotolanti sono raccontati in tutta la loro durezza con sarcasmo e ironia. Questo ti permette di leggere i fatti in maniera nuova che non per questo diventano meno crudi e drammatici, anzi. Ne è l’esempio la scena del colonnello e del suo portaordini. Il graduato un momento prima aveva aggredito verbalmente il suo portaordini e un istante dopo viene dilaniato da un colpo di mortaio, cade abbracciato a terra con il suo subalterno e muore in una pozza di sangue con uno strano ghigno sul viso. Una scena raccapricciante ma al tempo stesso presentata in maniera comica e sarcastica.

A. Russo: Oltre ad essere musicista sei anche compositore…
L. Sorbo: Lavoro molto nella scrittura e nell’arrangiamento di musica per quartetti d’arco e cerco di portare avanti una mia personale idea musicale.

A. Russo: E a cosa ti ispiri?
L. Sorbo: Vengo dalla musica classica, ho fatto tutto il percorso didattico necessario ed ora attingo a tutte le forme musicali purché di qualità e non commerciali.

A.Russo: Puoi fare un esempio?
L.Sorbo: Esiste un universo di musicisti poco conosciuti ma non per questo meno bravi che si incontrano su un forum per esempio, forum.homestudioitalia.net, di cui sono anche moderatore. E’ un posto dove gira parecchia musica di qualità.

A. Russo: Ritorniamo a Francesco. Quali sono i tuoi progetti futuri?
F. Paglino: Intanto contiamo di riproporre ancora questo lavoro a breve. Considerando che il suo allestimento non è molto oneroso contiamo di portarlo in spazi diversi, anche piccoli. L’importante è riuscire a creare la giusta tensione con lo spettatore. Inoltre tra un paio settimane parto con la compagnia di Tony Servillo con lo spettacolo “False Confidenze”. La tourné prevede diverse tappe nel nord Italia tra cui il Piccolo di Milano.

A. Russo: Oltre a Servillo hai lavorato anche con Andrea Renzi.
F.Paglino: Andrea ha rappresentato e rappresenta per me un grosso punto di riferimento sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista umano. Per me Andrea è un maestro, gli devo tantissimo.

 

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Francesco Paglino e Lorenzo Sorbo

 

 
 

 

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