Le Battuglie di Pastellessa

Portico (CE)- 1 maggio 2022

Articolo e foto di Rossella Barsali


La “Pastellessa “ è il richiamo gastronomico, nel maceratese, ad un piatto tipico della festa di Sant’Antuono, ma il riferimento, nella settimana successiva a quella “in albis”, cioè quella che va dal 24 aprile al 1° Maggio, è tutto musicale, e si articola su una tradizione antica, ancestrale, che culmina con la rinascita primaverile. E’ in quel momento, con le piccole spighe verdi tra i fasci ondeggianti di erba alta, il profumo timido dei primi boccioli, che irrompe il canto dolente o ritmato, che ogni anno rinnova l’antico patto tra uomo e natura.
Nella Battuglia di Pastellessa vengono eseguiti tre modelli ritmico-musicali, che vengono fusi fra loro secondo la creatività del capobattuglia, che cadenza, incita, dirige i bottari.
Generalmente si usa indicare la musica prodotta con botti, tini e falci con il termine generico di “Pastellessa” e chi suona gli attrezzi agricoli testé menzionati prende il nome di Bottaro; in realtà è tutto molto riduttivo, poiché più specificamente la “Pastellessa” indica solo uno dei tre modelli ritmici, e bottaro non è solo chi percuote le botti coi “mazzafuni”, ma anche chi si esibisce coi tini e con le falci.
E lo spettacolo comincia, e si ripropone differente per ogni carro, mastodontica macchina semovente trainata da un trattore, lunga almeno una ventina di metri, larga almeno la metà, che ospita oltre una trentina di bottari, in alcuni casi accompagnati da altri musicisti, con l’immancabile capobattuglia che, amplificato, canta, richiama, ulula, scherza. Ogni carro anima un microcosmo irripetibile, con una propria scenografia, drammaturgia e spettacolo itinerante, poderoso nei suoi “assoli” per falci e tini, o rullare di botti. In gergo, gli assoli vengono detti “ruglio” o “strenta”, e scandiscono l’inizio e la fine della canzone di ognuno dei modelli ritmici; il primo, chiamato “ a battuglia ‘e Sant’Antuono”, è stato mirabilmente eseguito dal carro n°8, che, durante l’esecuzione, beccheggiava come un vascello, con una ventina di bottari che all’unisono percuotendo le falci, producevano un suono minaccioso come un incrociar di spade, come di battaglia … Ma, al segnale fonico del capobattuglia al suo Ohì!, seguito dal coro dei suoi bottari, la musica, la battaglia si spegne, per ritornare ancora, dopo pochi minuti, con rinnovato vigore…
Il ritmo della Pastellessa, invece, è molto più lento ed è eseguito sulle botti e sui tini, questi ultimi percossi dalle “mazzarelle”, piccoli bastoni di legno di 30 cm circa con la punta arrotondata, utilizzati anche dai bambini, presenza non inusuale sui carri.
Un ottimo esempio di ultimo modello ritmico è offerto dal carro n° 9, che avanza tra due ali di folla, mescolando tarantella e sagra, bottari e musicisti, bambini e adulti già maturi, cibo e musica... altra atmosfera, altro spirito, sicuramente più goliardico, quello che ironizza sulla fatica del lavoro nei campi. Perché i canti sono proprio quelli di lavoro dei contadini e degli operai di Terra di Lavoro, recitati per alleviare la durezza della fatica giornaliera. Lo scopo liberatorio unisce al canto la fantasia, il gusto, le facezie del popolo di Terra di Lavoro: nessuna lagna, quindi, piuttosto scherzi, motteggi, dispetti, frasi equivoche, epigrammi divertenti, tutti con lo scopo di evocare un sorriso e – perché no?- una sonora risata liberatoria. Quella che ha salvato, e continuerà a salvare la nostra gente.

Consulta: Carri Ritmi e Pastellessa

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