Vittoria Sinagoga

 

Femminopatie. Il ritorno

Casagiove (CE) - 15 settembre 2023

Articolo di Pia Di Donato, Foto di Raffaella Campo e Rossella Barsali


Il racconto di questo spettacolo inizia dalla fine: la regista Vittoria Sinagoga che, a fine spettacolo, vuole dire due parole ma si commuove e riesce solo a dire "Una ogni tre giorni... non se ne può più"
Queste poche parole e il titolo "Femminopatie. il ritorno" possono far pensare ad un trito e ritrito sciorinare di accuse verso il "maschio"....e invece no!
Il cuore delle donne è grande e le cinque attrici, provenienti da esperienze consolidate, ci hanno parlato si di donne, e delle possibili vessazioni cui sono soggette, ma anche di donne che NON si vogliono bene e si appoggiano fiduciosamente ad una controparte che (non sempre, per fortuna) bada solo ai fatti propri, di utero in affitto (non solo per necessità ma anche per evitare i poco piacevoli effetti collaterali di una gravidanza e di un parto), di chi ha problemi di identità sessuale, di quante di noi che cercano di far quadrare casa-lavoro-famiglia arrivando ad implodere o, come simpaticamente ha affermato una delle protagoniste, a "sniffare"
Abbiamo riso insieme alla mamma che per ritrovare le chiavi ha ripercorso un'intera giornata di sbattimenti, ci siamo indignati alla riproposizione del monologo, reso famoso dalla Cortellesi qualche anno fa, sui termini che al maschile hanno un significato ma al femminile sottintendono al significato di PUTTANA (lo metto volutamente in maiuscolo e senza parafrasi), siamo rimasti pensosi al racconto di una trasgender che, come molte altre (mi si perdoni il non uso di * ma lo detesto), è costretta a prostituirsi per racimolare i soldi per poter rientrare nella propria identità sessuale
Eccolo quindi il cuore grande di queste donne che non hanno guardato, grazie al sapiente lavoro della regista, al proprio orticello ma che hanno dimostrato che la seconda parte del titolo, "patia", fa riferimento alle sofferenze in generale. Sofferenze che sono generate dal mancato riconoscimento che l'altro, chiuque esso sia, è un essere umano come tutti, con stessi diritti, doveri e dignità. Non scontato anche il tributo alla Murgia ad inizio spettacolo.
Le cinque giganti, sulle cui spalle siamo saliti per guardare meglio il mondo sono Antonia Oliva, Claudia Buono, Fulvia Castellano, Giovanna Maiello, Rosalisa Di Micco: tutte bravissime e intense.

Una parte importante dello spettacolo è stato il commento musicale estremamete coerente e ricercato, con musicisti polistrumentisti di ottimo livello: Paolo Mauriello, Alessio Ianniello, Roberto Vigliotti, Umberto Iannotta e la limpida voce di Simona Cotarella. Minimali ed efficaci le coreografie di Natasha D'Andrea.
Una proposta per dire "no" alle violenze, alle prevaricazioni, e che lascia uno spiraglio alla fiducia che Vittoria Sinagoga ha sintetizzato in "un piccolo contributo attraverso il teatro... perché forse, se ci conosci, non ci uccidi.".

Consulta: Rassegna Palco Libero

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