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Remigio Truocchio


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"The End" per il Sannio Film Festival?

C'e attesa per la sorte del Festival di S. Agata dei Goti

Articolo di Valentina Sanseverino

L'11 Gennaio, attraverso vari organi di informazione  l'ideatore, fondatore e direttore artistico del Sannio Film Festival, Remigio Truocchio, annuncia il fallimento del Festival Internazionale del Cinema in costume, soffocato dai forti indebitamenti. Nonostannte gli sforzi degli organizzatori, per cercare disperatamente di tenere in vita il festival, giunto a livelli internazionali, negli ultimi tre anni  si sono accumulati oltre 400 mila euro di contributi deliberati ma mai erogati dagli enti preposti ed ovviamente, le banche hanno richiesto l'immediato rientro delle somme anticipate. Rischia quindi di scomparire uno degli eventi che in assoluto, in 15 anni di attività, è stato fra gli artefici del rilancio del territorio beneventano e dell'intera regione.
Ecco la nostra intervista al direttore artistico Remigio truocchio e a Francesco Massarelli (suo stretto collaboratore) a quindici giorni dall'annuncio

Valentina Sanseverino: Remigio, cosa è successo dopo la tua denuncia “Il Sannio Film Festival sta morendo..”?
Remigio Truocchio: Proprio negli ultimi giorni – interviene Remigio Truocchio – qualcosa si è mosso. A quarantott'ore di distanza dalla mia denuncia si è svolto un tavolo di trattative in cui hanno legiferato un primo acconto sui debiti: circa 50.000 euro, la decisione dovrebbe essere ratificata nei prossimi giorni. Una cifra irrisoria rispetto ai 400.000 euro di debito che ci devono, ma segno che c'è una seppur minima volontà di salvare il festival. Io ho dato tempo fino al 10 febbraio: in questa data scadrà il mio “ultimatum”, i quel giorno partirò per Berlino dove andrò a vedere i film, a incontrare i miei contratti, a comprare le pellicole e le anteprime. Non chiedo che siano elargiti tutti i soldi in quella data ma almeno un 50%..senza non potrò acquistare nulla e  sarà la morte del Sannio. Le banche, inoltre, non attenderanno ancora e io non ho nulla da pignorare: l'ho fatto, ho già pignorato alcune mie proprietà personali per pagare debiti e fornitori e non mi mimare più molto. Inoltre hanno anche incendiato la nostra sede, a Sant'Agata, quindi davvero non ci rimane più molto: questo gesto infame e vile, che potrebbe essere anche una stupida ragazzata o il gesto di un balordo, io temo possa invece essere la vendetta di qualcuno verso cui abbiamo debiti insoluti o peggio ancora il gesto di qualcuno a cui stiamo dando fastidio. Tutto questo dopo 15 anni nei quali ho lottato per il festival, ho investito risorse, sforzi, ho sottratto tempo al mio lavoro e alla mia famiglia, per me è molto doloroso e io sono allo stremo delle forze.

V. S.: Come si è arrivati a questo punto?

R.T.: Quando si è fatto il cosiddetto “salto di qualità”. Davvero...“si stava meglio quando si stava peggio”, si stava meglio tre anni quando avevamo quei sudatissimi 40-50.000 mila euro e ci facevamo i nostri conti, i nostri piccoli investimenti, magari anche i nostri debitucci, ma che poi si saldavano subito. Quando c'è stato il “salto di qualità”, quando si è iniziato a viaggiare sui 200.000 euro di fondi e sono arrivati i contratti che ci hanno dato la libertà di spendere per arricchire il festival e porlo su un livello superiore, io ho speso. Ho chiamato Francesco Massarelli, ho creato un team di collaboratori validissimi con cui abbiamo iniziato a studiare come migliorare il Festival, una macchina perfetta che lavorava per 200.000 euro quando ne aveva a disposizione ancora solo 50.000: questa macchina ha lavorato per tre anni così, facendo debiti su debiti, confidando nella gestione della Provincia che ha voluto fare del festival il suo evento “ammiraglio” per tentare la scalata ai finanziamenti europei (che in quanto ente essa era autorizzata a chiedere, cosa che noi come associazione non potevamo fare). Finanziamenti che la Provincia poi dalla Regione non ha mai ricevuto: un ritardo nell'erogazione dei fondi causato dall'emergenza rifiuti, dal Patto di stabilità, dai capovolgimenti di persona che non si sa quando verrà colmato e che mi impedisce ad oggi, come invece ho fatto gli anni scorsi pur con mille difficoltà, un piano finanziario per il prossimo festival.

V. S.: Quale è stato il fattore propulsivo che ha trasformato il SFF da piccola rassegna di periferia a kermesse cinematografica di rilevanza mondiale, che ogni anno porta nella nostra regione grandi nomi del cinema?

Francesco Massarelli: Innanzi tutto Remigio: il suo coraggio, la sua perseveranze, la sua fiducia in  questo festival, la sua passione e la sua conoscenza del cinema. Poi il lavoro di tutta l'equipe che gira intorno a lui, che ha fatto si che la manifestazione crescesse, si specializzasse, che l'ha nutrita e amata come un figlio. Poi è ovvio che una manifestazione del genere ha saputo catturare l'attenzione dei politici, che hanno compreso il suo ruolo strategico per il territorio e hanno aperto gli scrigni per dare il via ai finanziamenti – che in alcuni casi sono stati anche dispersi per la miriade di piccoli festival con poco senso. Negli ultimi anni si era raggiunta una sinergia eccellente: la giunta comunale era molto vicina al festival e  la Provincia di Benevento, dichiaratamente interessata ad investire sempre di più nel progetto, si era fatta sponsor verso la Regione Campania per la richiesta dei fondi. Eppure oggi proprio quest'ultima è causa della rovina del Sannio Film Festival, essendo esposta verso di esso per un debito di circa 400.000 euro: fondi pubblici che avrebbero dovuto essere erogati dall'ente di palazzo Santa Lucia, vero responsabile di questo crack.

V. S.: Un crack che oramai non riguarda più solo la sopravvivenza o meno del festival ma che ha dato vita a situazioni imbarazzanti in cui artisti, agenzie, manager delle star fanno la fila fuori la vostra porta per avere dei soldi che, in alcuni casi, attendono addirittura da 3 anni!

F.M.: Soldi che attendiamo anche io e Remigio. L'organizzazione ormai fa solo da intermediario, noi prendiamo un incarico, non ci occupiamo della parte economica ma ci mettiamo la faccia! Mentre nei primi anni di vita era l'organizzazione stessa, composta da Remigio e dall'Associazione “Sotto il segno dei Goti” ad occuparsi di reperire finanziamenti (spesso autofinanziamenti), da tre anni a questa parte, da quando cioè è entrato nel circuito Grandi Eventi della Regione Campania, la gestione del Festival è stata affidata alla Provincia di Benevento, che  si è impegnata con la Regione per ottenere i finanziamenti. E da qui sono iniziati i guai: perché le persone che lavorano al festival hanno sempre come punto di riferimento Remigio ed è a lui che continuano a rivolgersi per essere pagate; così si sono venute a creare situazioni veramente imbarazzanti, come dicevi tu, in cui Remigio ha dovuto impegnare risorse sue personali per pagare artisti che richiedevano anticipi a pochi giorni dall'inizio del festival...questi soldi, probabilmente, non gli verranno mai rimborsati! Imbarazzanti a tal punto che gli Avion Travel, che per amicizia e amore per il festival sono venuti sottocosto, solo per un rimborso spese, non hanno ancora visto una lira! Anche perché c'è un continuo rimpallo di responsabilità: la Provincia infatti ha appaltato il tutto ad un'agenzia di eventi, la Art Sannio, ma non l'ha pagata perché, a sua volta, non ha ricevuto i fondi dalla Regione..Una pratica tristemente nota dalle nostre parti: anche Paola Servillo mi raccontava che per Settembre al Borgo avviene lo stesso.

V. S.: Eppure tutto il cataclisma non è stato un “fulmine a ciel sereno”. Le istituzioni sapevano di questa situazione e non hanno fatto nulla per risolverla..

R.T.: Lo scorso anno, alla vigilia della programmazione, ho indetto una riunione con le istituzioni: ho lanciato l'allarme dei debiti non saldati e ho chiesto se fosse il caso di iniziare su quelle basi, all'epoca già disastrose, un altra edizione. Mi hanno risposto che era una follia, che bisognava mettersi al lavoro e basta, che la Regione avrebbe presto risolto tutto e che non dovevo occuparmi di questo. E così io, gli scorsi anni, ho sempre rifiutato incarichi anche di un certo prestigio ed economicamente vantaggiosi per dedicarmi esclusivamente al festival: quest'anno non me la sono sentita di rinunciare e, per la prima volta, ho accettato un incarico strategico per la mia carriera. L' ho fissato ai primi di luglio, in modo da lasciarmi un piccolo spiraglio di speranza per il festival, e l' già comunicato alle istituzioni che pare abbiano finalmente compreso che la mia disponibilità e la mia pazienza cominciano a scarseggiare: forse è stato anche per questo che qualcosa ha iniziato a muoversi.

V. S.: C' è uno spiraglio di speranza per questo festival?

Bisogna che tutti comprendano che la perdita di una manifestazione di rilievo internazionale come il Sannio Film Festival sarebbe una sconfitta per tutto il territorio: non ti nascondo che ho pensato di “traslocare”. Pur di non veder morire il festival sarei disposto a trasferirlo in un altra città, sono molte le locations interessate ad ospitare un evento di tale spessore e con una storia di 15 anni alle spalle. Non è raro che Festival di livello medio-alto, come è accaduto per esempio al Festival del cinema Europeo, cambino casa per esigenze che non arrivano più a coincidere con il territorio su cui sono nate. Potrebbe essere una soluzione: se dovessi pensare ad una nuova casa per il Festival, mi piacerebbe si svolgesse a San Leucio, quale luogo migliore per un festival di costumi e sceneggiatura, che la patria della seta nota in tutto il mondo! Si potrebbe fare lì il campus e organizzare un gemellaggio con le “Leuciane”. Ho già ricevuto proposte da città di tutta Italia, specie della Puglia, trainata dalle politiche di Vendola. Ma Sant'Agata è la mia terra e io la amo: qua è nato tutto e vorrei ci rimanesse.

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