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Eleven in September di Silvia Tessitore

Per acquistarlo: online su ilmiolibro.it, oppure ordinarlo presso le librerie Feltrinelli

Sintesi di Pia Di Donato

Silvia Tessitore, casertana di nascita, vive da anni a a Arezzo dove è Direttore editoriale e responsabile comunicazione ed eventi di un'agguerrita e originale (nel senso di scelte editoriali non convenzionali) casa editrice che risponde al nome di Zona. Ha già pubblicato saggi, libri di poesie e libri-inchiesta (ricordiamo l'ultimo, sul sanguinoso attentato alla torre dei Georgofili).
In questi giorni è uscita la sua ultima "fatica", questa volta con la forma del self-publishing  ovvero senza una casa editrice:  Eleven in September. Il titolo è autoesplicante, come spiega la stessa Silvia Tessitore nelle brevi note che ci ha inviato "All’epoca del mio primo viaggio a New York, nel 2005, il magazine del New York Times di domenica 11 settembre diceva che negli Stati Uniti occuparsi da un punto di vista narrativo dell’attacco alle Twin Towers veniva ancora giudicato despicable or quaint, addirittura spregevole o eccentrico. Benché per tutto il decennio precedente, dalla caduta del muro di Berlino in avanti, terrorismo e spionaggio fossero stati pane quotidiano (in senso proprio) per la narrativa popolare americana. Sull’11 settembre il silenzio l’ha rotto il cinema, l’hanno rotto gli undici registi che realizzarono i corti di 11 settembre 2001 – non casualmente corti, per pudore, ma anche per esaltare la poesia che una narrazione più estesa probabilmente non avrebbe saputo esprimere (vedi infatti il successivo film di Oliver Stone: in cessione al patetismo più deteriore). I narratori sono arrivati solo dopo. Insomma, ce n’è voluto per elaborare, e forse non s’è finito. [...] il decennale è un anniversario troppo importante, e io ho un debito, verso tutti quelli che mi hanno consegnato le proprie storie perché non fossero dimenticate. Verso la mia stessa esperienza. Era questo il momento per pubblicare questo libro"
Ben altra denuncia è quella che racconta sul mondo dell'editoria e che è alla base della scelta di non affidarsi ad un editore: "[...] ho deciso di pubblicarlo come self-publishing per mantenere un profilo del tutto autonomo rispetto a questo mondo dell’editoria italiana e alle sue logiche, ormai scoperte e usurate, alle quali noi piccoli editori facciamo ancora finta di opporre la nostra buona fede.
Ma qui non c’è più buona fede che tenga.
Ormai questo mondo, quello dell’editoria, mi appartiene quanto a un operaio può appartenere la fabbrica per cui lavora. Ognuno di noi, piccoli editori di progetto, in questi ultimi dieci-quindici anni ha provato a dare il meglio di sé a un mercato che credevamo si allargasse per accoglierci, e che invece cresceva e si evolveva per espellerci, escluderci: noi siamo le scorie residuali di un mondo che vive di ben altri e alti fatturati, occupiamo gli spazi di ricetto di magazzini gonfi di chi questo mercato l’ha saturato e lo ha spaccato, rompiamo le balle ai distributori perché siamo costretti a correre per non cadere, ma non abbiamo potere: non possiamo comprare gli spazi in libreria, non possiamo comprare gli spazi in vetrina, non possiamo comprare le recensioni, tutto questo è in vendita (e non da oggi), e noi non possiamo. Oggi più che mai, non possiamo.
Eppure c’è chi non fa alcuna differenza tra editore e editore, tra me e Mondadori (per fare un esempio volutamente sballato, ma che tragicamente corrisponde a verità), e chiede a chiunque gli stessi standard, le stesse prestazioni, come fossimo tutti uguali. Per noi piccoli, per dire, l’abolizione delle agevolazioni tariffarie per i pieghi di libro è stata una mazzata, a Mondadori – che si fa le leggi ad aziendam e così ruba miliardi alle tasche di tutti, pure le mie – gliene frega veramente poco. Anzi, come mi chiese l’impiegata dell’ufficio postale la mattina che scoprii mio malgrado che le agevolazioni, senza preavviso alcuno, erano state cancellate: “Signora, ma ancora non l’ha capito che in questo Paese ne deve campare uno solo e tutti gli altri devono morire?”. Ovviamente, non mi auguro né penso che la signora avesse ragione, ma c’è andata certo molto vicino. In termini di libertà e di mercato: che sono poi più o meno la stessa cosa, perché come si dice, senza soldi non si cantano messe. Il mercato editoriale italiano è corrotto ormai alla radice: la grande distribuzione è stata la grande illusione di un banchetto allargato, del quale ci toccano solo briciole. E via via che la crisi cresce, diminuiscono anche le briciole.
In ogni caso, io continuerò a fare l’editore. La mia piccola battaglia non finisce certo qui. Ma come autore posso affrancarmi sia dal mio personale conflitto d’interessi che dalle insanabili divergenze degli editor, dal servilismo ch’è sempre necessario per guadagnarsi una recensione o una segnalazione, dalle mode e dagli stilemi del momento, attraverso questa invenzione che è il self-publishing. Mi affido agli amici, mi affido alla rete, all’interesse autentico di chi questo libro lo comprerà. Punto. Non è né una sfida né una provocazione: è piuttosto una presa di posizione, e solo in quanto tale accetto di spiegarla.
"

Per acquistarlo: online su ilmiolibro.it, oppure ordinarlo presso le librerie Feltrinelli (o acquistarlo online sul loro sito)

Online su ilmiolibro è disponibile oltre alla scheda (http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=633328) un ampio assaggio del testo. Il sito segnala addirittura i nomi degli acquirenti: "Il massimo" afferma Silvia "così posso avere un rapporto one-to-one con ogni lettore.Vi anticipo che gli eventuali “proventi” delle vendite saranno investiti in un nuovo viaggio, in un nuovo racconto. E che commenti, giudizi, pareri e quant’altro su Eleven in September saranno pubblicati sul mio blog http://silviatessitore.blogspot.com. Grazie a tutti, in anticipo e a prescindere."


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